Oblò cubano
Alejandro Torreguitart Ruiz. Il canto di Natale di Fidel Castro #3. 
Il secondo dei tre spiriti
Il volo dello spettro portò Fidel sul Malecon...
Il volo dello spettro portò Fidel sul Malecon... 
20 Dicembre 2009
 

3 – Il secondo

dei tre spiriti


Fidel si svegliò di colpo, disturbato dal rumore che lui stesso faceva russando. Seduto sul letto cercò di capire quello che era successo. Ricordava bene che il nuovo spirito sarebbe venuto a fargli visita quando l’orologio avrebbe segnato le una. La finestra che si apriva di fronte al letto faceva intravedere bagliori surreali, luci che non avevano niente in comune con i vecchi lampioni della strada. Improvvisamente, nel fascio di luce proveniente dalla notte si materializzò il nuovo spettro che attendeva, quello che secondo Che Guevara gli avrebbe mostrato il presente, l’uomo che era diventato dopo l’avventura rivoluzionaria.

Chi sei? – balbettò Fidel di fronte alla presenza che si confondeva tra la luce innaturale della stanza e l’oscurità della notte.

Sono il fantasma del Natale presente, ma sono anche un fantasma del tuo passato. Guardami bene in volto. Mi riconosci, adesso?

Fidel rabbrividì per lo sgomento. Non poteva presentarsi una visione peggiore del generale Arnaldo Ochoa, l’uomo che aveva fatto fucilare per alto tradimento durante la guerra di Angola, l’uomo accusato di corruzione e traffico di droga, il capro espiatorio di troppi errori.

Sono stato un fedele generale ma nonostante tutto sono finito davanti a un plotone di esecuzione. Ho pagato per le tue amicizie pericolose. Non ero io che facevo affari con Noriega, ma sono stato io a morire.

Fidel non riusciva a dire una parola, conosceva la verità, ma sentirla pronunciare da uno spettro era una follia troppo grande.

Non sono qui per parlare di me, Fidel. Sarebbe troppo semplice e a questo punto persino inutile. Per la mia anima non c’è scampo, mentre per la tua esiste ancora il tempo per riabilitarsi.

Lo spettro del generale Ochoa prese per mano Fidel, lo portò in volo per le strade polverose della vecchia Avana, gli fece osservare la gente che viveva nei miseri rifugi di periferia, le casupole malandate di campagna, i palazzi del centro che cadevano a pezzi, gli ospedali fatiscenti, le scuole in disarmo, le strade piene di buche, gli abitanti che non avevano niente da mangiare e le case dove vivevano famiglie in pochi metri quadrati.

Ecco la tua rivoluzione. Era questo che avevi promesso al popolo?

Fidel scosse la testa. Avrebbe voluto dire che era tutta colpa dell’embargo, di quei maledetti yankees che affamavano la sua terra da cinquant’anni. Avrebbe voluto sommergere l’avversario con il solito torrente di parole, forse ciò che meglio aveva saputo fare in vita sua. Ma non ci provò neppure. Lo sguardo severo dello spettro ammoniva che avrebbe accettato soltanto la verità. Scelse il silenzio. Non aveva alternative.

Il generale proseguì nel suo volo. Portò Fidel a vedere il carcere di Canaleta, mostrò volti di uomini magri che vivevano in celle umide e malsane, soffrivano la lontananza dalle famiglie e venivano trattati come pericolosi delinquenti. Un’iscrizione avvertiva che si trovavano nel settore dei prigionieri politici, persone che scontavano anni di galera per aver espresso le loro idee. Fuori dal carcere, lungo le strade alberate di un paese orientale, sfilavano donne vestite di bianco, le mogli dei prigionieri politici che chiedevano a viva voce libertà per i loro uomini.

Fuori dalla rivoluzione niente. All’interno della rivoluzione tutto. Sono parole tue, Fidel. Sono parole che hanno fatto troppe vittime…

Fidel continuava a tacere. Si sentiva macerare dallo sconforto. Le immagini di persone sofferenti e di donne che gridavano parole dure non erano per niente piacevoli. Lo spettro mostrò un libro caduto al suolo, le pagine si aprivano su brevi poesie, il frontespizio lasciava intravedere il nome di Heberto Padilla, morto in esilio per aver scritto Fuori dal gioco. Scorrevano immagini di uomini come spettri del passato, le ombre di Cabrera Infante, Reinaldo Arenas, Lezama Lima, Virgilio Piñera e Carlos Victoria si avvicendavano davanti agli occhi di Fidel.

Sì, sono parole mie. Dovevamo difenderci… – mormorò.

Non hai difeso le tue idee, Fidel. Ricordi quando parlavi di libertà, di elezioni, di società democratica e di umanesimo? Tutto svanito…

Il volo dello spettro portò Fidel in un alto condominio nelle vicinanze di piazza della Rivoluzione dove una giovane donna digitava rapide parole sui tasti di un computer. Generazione Y, era il nome di un blog che raccontava la vita quotidiana e reclamava libertà per un popolo stanco dopo tante rinunce. La ragazza riuniva altre persone intorno a sé, ma la polizia controllava, reprimeva, cercava di rendere la vita difficile.

Sono passati gli anni, Fidel. Tutto è cambiato perché niente cambi…

Ancora oggi valeva lo stesso principio. Nessuna libertà fuori dal solco rivoluzionario. Nessuna prospettiva di cambiamento.

Lo spettro riportò Fidel nella sua stanza e prima di lasciarlo sollevò l’ampio vestito che avvolgeva la sua essenza immateriale. Due orribili bambini, un maschio e una femmina, magri, laceri, con un’espressione feroce e al tempo stesso sconfortata si fecero avanti in silenzio.

Sono i tuoi figli? – mormorò Fidel.

Sono figli della tua scelleratezza. Si chiamano Miseria e Ignoranza. Sono i simboli dei tuoi errori che si sono diffusi nel popolo. Se dalla prima ci si può salvare, dalla seconda non c’è scampo e i suoi segni restano indelebili nel tempo. Elimina chi ti dice la verità. Nega l’evidenza. Preoccupati solo del potere e dei tuoi scopi egoistici. Continua a peggiorare le cose e attendi la fine.

Non c’è niente che possa fare per cambiare il corso degli eventi? – chiese Fidel, impaurito dalla visione dei due orribili bambini.

Solo attendere la terza visita. Tutto il resto dipende da te.

Fidel si guardò intorno e non lo vide più. Il fantasma di Arnaldo Ochoa era sparito. Non restava che attendere il compimento della predizione di Che Guevara. Tra non molto l’orologio avrebbe fatto risuonare ancora una volta le una del mattino e un terzo orrendo spettro incappucciato sarebbe avanzato verso di lui simile alla nebbia che si alza dal terreno.


Alejandro Torreguitart Ruiz

L’Avana, 1 - 8 dicembre 2009

Traduzione di Gordiano Lupi


3 - segue

(Brevi note biografiche dell'autore del racconto e dell'autrice delle illustrazioni sono riportate in calce al 1° capitolo)


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