Diario di bordo
Martina Simonini. Il corpo delle donne. E quello degli uomini
Picasso,
Picasso, 'Due donne' 
08 Dicembre 2009
 

Porsi domande è già un po’ darsi delle risposte.

Sembra che siamo di fronte ad un nuovo scenario che vale la pena di cercare di decifrare. Come si iscrive la parola “femminile” nel pubblico e nella politica, ma anche nella rappresentazione mediatica del quotidiano...

Avrete certo notato la scomparsa delle donne reali dai media che ci rappresentano solo con modelli improbabili. Mi interrogo anche se non siano state proprio le donne a rendere possibile questa cosa con l’accettazione del passaggio da sesso a politica e l’occupazione di ruoli impropri.

La realtà che ci viene offerta è tale che la sessualità femminile viene continuamente offesa. La forza femminile si afferma nella singolarità, nella lotta quotidiana e ogni forma di organizzazione è tutto sommato un affermare una forma di debolezza. Del resto è vero che ognuna di noi, nel proprio settore, ma addirittura dentro la famiglia, può incidere e provare a cambiare certe radicate convinzioni maschiliste con prassi concrete ed effettive.

La trasformazione complessiva del mondo determina miglioramenti e peggioramenti della condizione femminile, ma l’impressione è che siamo di fronte ad una specificità tutta italiana.

Esiste, mi sembra, una pervasività dell’osceno e cos’è osceno? Se n’è perso forse il senso giacché si considera osceno vedere una madre che allatta all’aperto e si considera artistico il calendario della Ministra On. Carfagna nuda.

La questione merita un’analisi che mi è stata stimolata dall’insulto ricevuto da Rosy Bindi dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Sono stata combattuta tra sentimenti di rabbia sorda e violenta e sensazione di impotenza più che di offesa; una sorta di spazio contraddittorio e un po’ confuso. Ho cominciato col considerare che questo fatto è solo la punta dell’iceberg, prova ne sia che l’italiano medio non ha reagito: non c’è stata una levata di scudi, tutto sommato forse il Premier ha suscitato ancora sentimenti più di invidia che altro nel maschio italiano. Non esiste più neppure la galanteria!

Il tema del denaro e del potere, nella mentalità maschile, sembra fortemente addentellato all’immagine del desiderio anche sessuale. Una ricercatrice americana sostiene che gli uomini (maschi) pensano all’atto sessuale mediamente ogni dieci minuti.

L’attacco al corpo delle donne ed alla loro dignità è, probabilmente, non solo determinato dalla società dello spettacolo. Ci troviamo, credo, di fronte ad una analfabetismo sentimentale maschile, del quale si è forse parlato troppo poco, che li porta a considerare/valutare la donna prima a mero strumento di sesso meccanico e in subordine, poi, sono disposti a guardare il genere femminile anche sotto altri aspetti.

Se un maschio esprime un apprezzamento sul culo di una donna e il suo collega non esprime la sua complicità rispetto al desiderio di possedere la donna, incrina la dimensione/ la sua percezione della propria virilità. C’è una continua incessante chiamata di complicità tra gli uomini in queste situazioni. Gli uomini parlano con fatica (o non ne parlano affatto) della loro vulnerabilità o della loro sessualità, se non in certi termini che tendono più che altro a misurare in centimetri la dimensione della loro virilità.

Se è così, allora al centro non c’è più solo il corpo delle donne, quello che è al centro della questione è il corpo degli uomini e della sua insignificanza simbolica per le donne verso la forte propensione degli uomini a guardare le donne in altro modo. Se fosse così, occorre che uomini e donne ragionino sugli elementi di disciplina che ciascuno di noi si sceglie per avere a che fare con la propria sessualità.

Non prendetemi per una femminista fondamentalista: c’è dolore nel riflettere su queste cose.

 

Martina Simonini

(da 'l Gazetin, novembre 2009)


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