Oblò cubano
Parlando con Yoani Sánchez 
Sette domande a Raúl Castro e a Barack Obama
27 Novembre 2009
 

Yoani Sánchez è nell’occhio del ciclone. Ha rivolto sette domande a Barack Obama e altrettante a Raúl Castro. Il primo ha risposto senza esitazioni, complimentandosi con la blogger per i premi ricevuti e per il lavoro svolto in favore della libertà di espressione a Cuba. Il secondo non ci pensa neppure…

Yoani, seconde te Raúl Castro risponderà alle domande?

Sto aspettando le risposte del nostro Presidente. Se qualcuno ha modo di far arrivare un messaggio a Raúl Castro, gli dica che il mio blog sarebbe felice di favorire la distensione tra Stati Uniti e Cuba.

Cosa ci puoi dire del meeting di ripudio che ha visto protagonista tuo marito?

Molte delle persone presenti non sapevano neppure il motivo per cui erano state radunate. Gridavano tanto per gridare. Erano stati portati in calle 23 a bordo di torpedoni e una vota sul posto dovevano seguire il programma scandito dai membri della Sicurezza di Stato. I meeting di ripudio seguono da sempre lo stesso copione. Si vuol convincere l’opinione pubblica che la sicurezza interna è messa in pericolo da un mercenario, da un venditore della patria… e tutto viene di conseguenza. Mio marito era là solo per onorare un appuntamento con l’agente Rodney – uno dei miei aggressori – che ovviamente non si è presentato.

Cosa accadrà adesso?

Le cose si faranno più difficili e aumenterà la repressione, questo è certo. Da parte nostra non ci resta che andare avanti senza paura, perché la blogosfera indipendente cubana è uno dei martelli pneumatici che contribuirà a far cadere il muro. Tra di noi c’è molta unità, non esistono personalismi e non ci sono gelosie, a nessuno interessa mettersi in evidenza più degli altri, non vogliamo brillare, ma è importante che ci sia la luce. Sono molti i blogger cubani che meritano di essere letti ed è difficile citarne alcuni senza fare torto ad altri. Voglio ricordare Miriam Celaya che scrive articoli acuti e interessanti. I blogger alternativi meno conosciuti sono più rischio perché più vulnerabili. Tra l’altro molti studenti della nostra Accademia Blogger hanno ricevuto avvertimenti da parte della polizia che consigliavano di non continuare a seguire le lezioni.

Qual è la situazione dei blogger indipendenti dopo gli ultimi eventi?

Cuba è un paese ad alto grado di censura, come Cina, Iran e Tunisia. La nostra realtà penalizza la libera opinione e le persone che esprimono un pensiero anticonformista rischiano di essere punite. Io sono stata punita con il divieto di uscire dal Paese, il mio blog non si può leggere all’interno dell’Isola, sono controllata dalla polizia e mi hanno persino sequestrata per non farmi partecipare a una marcia per la pace. Mio marito è stato vittima di una manifestazione organizzata per farlo tacere. La situazione è difficile, ma non dobbiamo parlare soltanto di noi, è importante continuare a occuparci dei problemi del Paese, senza dimenticare che i blogger meno famosi sono in una situazione più pericolosa. Non hanno i nostri ombrelli protettivi….

Cambieranno le cose a Cuba?

Sono sicura che nel mio paese ci sarà un cambiamento politico radicale, ma non so dire se vivrò abbastanza per vederlo… per adesso ci troviamo in una situazione di continua frustrazione. La comunità dei blogger cubani - che qualcuno chiama la blogostroika perché vuole introdurre molte riforme nel sistema informativo - può contribuire al cambiamento.

In bocca al lupo, Yoani. Ne hai davvero bisogno…


26 novembre 2009

Gordiano Lupi


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