Mari Cavalli e Will_Be. Una canzone per Castor
Presentazione a Bologna sabato 5 giugno
 
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   30-11-2010
Mary ho visto nel tuo blog l'intensa performance e ascoltato la tua voce. Cara Mary un abbraccio e a Gemma Carbone grazie per lo splendido scritto.
patrizia garofalo
patrizia garofalo   
 
   30-11-2010
Ci sono tante ragioni per cui vale la pena leggere questo libro.
La prima è che, a distanza di quasi un anno da quando l'ho letto la prima volta, le parole, le immagini, le atmosfere rimangono vivide ed indelebili, di una bellezza intatta, e questo ritengo non sia poco.
La storia si delinea e, immediatamente dopo, il cuore inizia a battere in sintonia con quello dei due autori e si anima delle loro mute ragioni. Con dolcezza, con umiltà i due scrittori ci consentono di calpestare silenziosi i passi da loro disegnati in un terreno fragile, di neve bianca, gelida.
C'e spazio per molte cose, in questo giardino.
Una madre. Il figlio scomparso. Una lettera scritta poco prima. Il dolore che si insinua di colpo in una fessura di poche frazioni di secondo di un pomeriggio d'inverno e che sconvolge una vita intera.
Un amico del figlio. Come un fratello, Castore e Polluce. Un'amicizia che si tinge di colori mitici, l'intensità di giorni che appartengono a due ventenni, con tutta la poesia e la rabbia e l'entusiasmo dei vent'anni. La bellezza. Lo stupore. La sfida. La lotta. La rivolta.
Infine un'amicizia nuova, tra la madre e l'amico del figlio.
C'è onestà. Nel racconto. Nella verità delle cose dette e mai esagerate. Nella sincerità dello sguardo preoccupato dell'amico per il dolore prepotente della madre. Nella tenerezza che risuscita,a dispetto di tutto, e aderisce alle pareti di questa forma d'amore nuova, inventata.
C'è rabbia. Nella denuncia di un'istituzione scolastica che si rivela spesso sorda e cieca ai percorsi e al vissuto autentico degli esseri umani che la compongono.
C'è poesia. Nelle parole dell'amico, Polluce, che parte ma tenendoci per mano... e ci conduce nel suo viaggio oltre l'Oceano, che ci ricorda il viaggio di Rimbaud... che è prima di ogni cosa viaggio interiore, viaggio alla scoperta di sé stesso, apertura al mondo e inoltrarsi negli abissi dell'anima. Con coraggio. Una lezione per tutti.
Gemma Carbone   
 
   05-06-2010
Il nostro libro racconta di una storia vera. La storia di due viaggi.
Il primo è un viaggio di separazione. La morte di un ragazzo - amico, figlio - dà il via ad un dialogo serrato, condotto per e-mail, tra un giovanissimo pittore italo-brasiliano e la madre dell'amico. I due percorrono il cammino del lutto condividendone i ricordi, le emozioni e le domande. Come nel mito dei Gemelli Dioscuri, Polluce raccoglie i sogni di Castor, fondendoli coi suoi. Da questa resistenza solidale infine nascerà un progetto artistico, che rende i due protagonisti custodi e testimoni, portandoli su strade non previste, alla ricerca di un nuovo senso della vita.
Il secondo è un viaggio fisico, reale, che Will-Polluce compie nell'arco di due anni, tra il 2005 e il 2007 attraverso l'America Latina. Tornato alle sue radici (alla città natale, Curitiba, Brasile – stato del Paranà) da lì si sposterà attraverso l'Argentina e l'Uruguay, mettendosi alla prova: se stesso e la sua arte. Tra scali aerei e montagne attraversate a piedi e in autostop. Tra le soffitte bohemien di Buenos Aires, San Telmo, e le capanne sull'Oceano, lungo le coste disabitate di Valizas.
Il diario di questo incredibile (e surreale, a tratti avventuroso, spesso ironico) percorso geografico e umano è reso ancora per e-mail. Una corrispondenza che la madre dell'amico-Castor raccoglierà dall'altro lato dell'Oceano.

Il viaggio viene spesso interpretato come metafora di vita. In questa storia diventa un vero e proprio tragitto esistenziale, percorso di formazione, di incontro e di ricerca.
Will_Be, autore eclettico e sperimentale, da allora conduce un'esistenza itinerante (tra l'Italia e il resto del mondo) sintetizzando in una scelta radicale i significati di arte, vita e cammino.
“Come spiegare con parole di questo mondo che una barca è salpata da me”
Castor viaggia con lui.
A me piace pensare di essere diventata un porto.
(mari cavalli)

***
siamo colpevoli di aver osato senza accorgercene,
di aver vissuto più della vita stessa. oltre la morte.
di aver pregato e ascoltato le parole salire, bussare, entrare.
di aver eluso i controlli, le studiate regole del lutto, di aver sfidato la legge di gravità.
abbiamo attraversato l'oceano camminando sul fondale,
non è più possibile tornare indietro, abbiamo guardato negli occhi l'abisso,
a casa non ci hanno più visto tornare.
c'è chi si è accontentato dei nostri corpi.
ma l'anima, per favore, rimane nostra.

(Will_Be - www.claustroscontro.com)
Mari Cavalli   
 

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