News di TellusFolio http://www.tellusfolio.it Giornale web della vatellina it Copyright: RETESI Chi va col lupo… impara a lupare! Rispetto alla precedente nota informativa inviata agli organi di informazione sul tema LUPO del marzo 23 “E se son lupi… luperanno”, sia in Valchiavenna che nel resto della provincia, non ci sono novità sostanziali da segnalare. Messer Lupo è sempre lui, non sevizia, non sbrana, non tortura, non incrudelisce… fa il suo lavoro di onesto carnivoro secondo quanto gli ha prescritto Madre Natura. Mammifero sociale, intelligente e opportunista, non spreca inutili energie per inseguire riottosi ungulati quando può avvalersi di facili prede, magari anche del tutto incustodite, a portata di zampe e di denti. Per capire i suoi modi di fare e il suo stile di vita, non è utile, anzi è proprio sbagliato, umanizzarne la figura usando stereotipi forgiati per classificare esseri umani: non è feroce, ferino, crudele, sadico… non è nemmeno una mammoletta a cui si possa dare soverchia confidenza nel caso attraversi la nostra strada, anche se probabilmente sarebbe LUI a girare alla larga da noi. Un animale che viene da lontano Risalendo l’Appennino e avanzando lungo le frontiere orientali, ha progressivamente colonizzato prima le aree montane periferiche e marginali abbandonate dall’uomo e già abitate da ungulati, poi si è spinto anche nel piano le cui popolazioni umane, in epoche pre moderne, avevano già avuto a che fare con il lupo sterminandolo quasi completamente e costringendolo a rifugiarsi in zone sempre più remote e inaccessibili. Se il numero totale di 3.300 esemplari stimato da uno Studio ufficiale, spalmati su una superficie italiana di 300.000 kmq sembrano sopportabili senza patemi d’animo, le ansie e le preoccupazioni nascono quando in zone circoscritte si verificano fenomeni di predazione su animali domestici, pecore e capre in particolare, o quando esemplari di lupo troppo “confidenti” vengono visti, identificati, fotografati di passaggio nei paesi o nelle vicinanze di abitazioni. Il termine “lupo confidente” non è solo un aggettivo, è una categoria gestionale e al momento NON ci sono lupi confidenti in provincia; il fatto che qualche esemplare ogni tanto frequenti aree abitate o che predi in prossimità dell’abitato non ne fa un “caso problematico”. In questo delicato contesto, non serve ribadire quanto sia importante la funzione della “libera informazione” per fornire ai lettori notizie corrette e documentate, evitando il sentito dire e il becero sensazionalismo. Da circa 20 anni in Valchiavenna e Valtellina Dalle informazioni in nostro possesso, al momento il territorio della Valchiavenna vede la presenza di 3 branchi stabili + 1 in probabile formazione che interessa la Valle Spluga orientale e la Val Bregaglia, ma non vi sono prove certe di riproduzione. Ogni branco, come sul resto delle Alpi, difende un territorio che va dai 100 ai 200 kmq., comprende una coppia alfa di lupi più altri 4 o 5 individui subalterni e difende attivamente il proprio territorio dall’ingresso di altri esemplari in dispersione. I lupi si riproducono una volta all’anno e partoriscono da inizi maggio a metà giugno, dopo un paio di settimane i cuccioli sono ricoverati in un luogo remoto. I lupi possono percorrere molte decine di km al giorno, dunque animali osservati in diverse località sono spesso gli stessi. Questa situazione e densità di branchi è del tutto in linea con quanto succede nel resto delle Alpi, in Valchiavenna c’è ragionevolmente spazio al massimo per altri due branchi e la saturazione sarà raggiunta presto. Difficile convivenza Il numero degli animali domestici colpiti nei primi 5 mesi del 2023 è di 49 capi di ovicaprini predati in tutta la provincia; il dato è dell’Amministrazione provinciale sulla base delle denunce pervenute dagli allevatori. Nessuno di questi animali era custodito tramite misure di prevenzione idonee e la stragrande maggioranza non aveva alcuna protezione né sorveglianza; non vi sono stati ad oggi in Valchiavenna danni a bovini o equini. I lupi dispersi e solitari, in preferenza predano animali domestici, mentre i lupi in branco puntano alle prede selvatiche, inoltre i lupi in branco sono generalmente meno confidenti, occupano territori precisi che possono essere studiati, così come possono essere monitorate le loro abitudini. Gli enti locali provano a minimizzare i danni arrecati agli allevatori attuando interventi preventivi e compensativi: - L’Amministrazione provinciale provvede al rilievo dei danni e offre supporto agli allevatori, ad esempio, con la fornitura di recinzioni elettrificate idonee e di cui molti si stanno dotando. - Regione Lombardia è rimasta una delle sole in Europa a rimborsare i danni da grandi predatori a tutti, professionisti e hobbysti, sia che abbiano, sia che non abbiano messo in atto misure di prevenzione. C’è sempre una facile soluzione ad un difficile problema, peccato sia sbagliata Se la predazione anche di un solo domestico crea allarme e preoccupazione, i dati oggettivi disponibili non sembrano segnalare situazioni di eccezionale gravità. Come già dichiarato, riteniamo non esista una ricetta semplice ed univoca per evitare TUTTI i danni che possono derivare dalla presenza del lupo; se crediamo alla parola convivenza e non allo sterminio, certi comportamenti sono da rivedere e modificare perché non è più possibile un allevamento in-custodito ed in-gestito come nell’epoca pre-lupo. D’altronde non sembra che le cosiddette “politiche di contenimento”, adottate ad esempio in Francia da un decennio, abbiano prodotto risultati soddisfacenti, dal momento che ogni atto (legale o illegale) che mina la stabilità dei branchi, fa ritornare la situazione indietro nel tempo, con la dominanza di lupi solitari privi di guida esperta che sono quelli che provocano più danni e difficoltà di gestione. Non sono documentati al momento in Valchiavenna casi di lupi aggressivi o confidenti; se capitassero casi di lupi che frequentano regolarmente fonti di cibo umane in ambiente urbano (ad esempio rifiuti) o predano regolarmente animali in paese o mostrano ripetuti comportamenti molto confidenti, vanno segnalati alle autorità, perché si tratta di comportamenti da gestire perché non idonei. Katia Grandi, LEIDAA Sondrio Simona Danielli, Cros Lecco-Varenna Lorenza Tam, Legambiente Valchiavenna Massimo Benazzo, ORMA Morbegno Villiam Vaninetti, WWF Valtellina Valchiavenna http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=24602 Giornata mondiale Zone Umide 2023|Domenica 5 febbraio in passeggiata al Pian di Spagna Domenica 5 febbraio le Associazioni ecologiste e protezioniste: Legambiente, WWF, CROS Varenna, Orma, riunite sotto il nome “Occhi sul Pian di Spagna”, invitano ad una passeggiata di conoscenza per celebrare la Giornata Mondiale delle Zone Umide che ricorre il 2 febbraio, poiché in quel giorno nel 1971 fu firmata a Ramsar, in Iran, la convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale soprattutto come habitat per gli uccelli acquatici. L’appuntamento è alle ore 10 presso la Biblioteca di Colico, non lontano dalla stazione. Previa prenotazione, sarà possibile pranzare insieme presso un ristorante della zona. In caso di maltempo l’iniziativa sarà rinviata alla domenica successiva. Per informazioni e prenotazioni: lario.lom­bar­dia@le­gam­bien­te.org – 339 6296123. La passeggiata, facile, pianeggiante, si svolge su un percorso ad anello nell’area situata tra l’argine sinistro dell’Adda vicino alla foce, il Lario e i Montecchi Nord e Fuentes. È parte della zona umida denominata Lago Mezzola-Pian di Spagna, nel punto d’incontro delle province di Como, Lecco e Sondrio, che nel 1980 fu dichiarata di valore internazionale per una superficie di circa 1.740 Ha. In seguito, nella parte a destra dell’Adda, quella di maggior estensione, fu istituita la Riserva Naturale della Regione, mentre la parte a sinistra del fiume fu oggetto nel 1996 di uno specifico Piano di Rivalutazione Ambientale (PRAM dei Montecchi), approvato con delibera del Consiglio della Provincia di Lecco, che ha consentito di preservare dall’aggressione cementizia e turistica la gran parte degli ambienti originari. Tale protezione deve continuare ad essere assicurata; l’eventuale costituzione di un PLIS (Piano di Interesse Sovracomunale), prevista dal nuovo PGT di Colico in fase di approvazione, non deve assolutamente ridurre le norme di salvaguardia previste dal PRAM di un’area di pregio naturalistico e storico, oggi ancora più preziosa dopo l’occupazione edilizia dei conoidi nel territorio comunale. Qui resiste un ambiente molto diversificato con spiaggia naturale, striscia di canneto, bosco, prati a sfalcio e una parte dedicata a coltivo (orzo e mais). Vero gioiello di quest’area è la spiaggia sabbiosa, interamente naturale e priva di interventi umani, unica in provincia di Lecco. Luogo ideale per gli uccelli limicoli che la visitano durante le migrazioni primaverili e autunnali. Nel canneto, ambiente sempre più raro dalle nostre parti, nidifica il migliarino di palude, specie in forte calo numerico a causa del rarefarsi delle aree umide. Il canneto è visitato durante le migrazioni da passeriformi come il saltimpalo, lo stiaccino, il pendolino e molti altri uccelli. Nel bosco nidificano il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde, il Rampichino comune e durante la stagione fredda trovano riparo le Cesene e i Lucherini. Nel periodo invernale Morette e Moriglioni sono facilmente osservabili sull’Adda. Il Canale Spagnolo in estate ospita anfibi come le rane verdi e una bella varietà di libellule. Le caratteristiche qui richiamate e la presenza di un’area Ramsar sono elementi sufficienti per richiedere l’istituzione di una ZPS in base alla Direttiva europea Habitat. Sollecitiamo l’Amministrazione di Colico ad attivarsi. Occhi sul Pian di Spagna http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=24480 Sondrio. I Green chiedono il Pass per il Piano faunistico venatorio Dove eravamo rimasti… il 14 giugno 2021, a distanza di mesi dalla richiesta di convocazione, il gruppo di Associazioni del territorio (WWF Valtellina Valchiavenna, Legambiente Valchiavenna, LEIDAA Sondrio, Cai Sezione Valtellinese, Cros Centro ricerche ornitologiche Scanagatta, Orma Morbegno), espressione della realtà ecologista a livello provinciale, ha finalmente ottenuto udienza presso il Consiglio Provinciale presieduto dal Presidente Elio Moretti. Il tema, sempre caldo, è quello inerente l’approvazione del Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Sondrio, in discussione ormai da diversi anni. Per la Rete di Associazioni infatti questo continuo ritardo e prolungamento dell’iter di approvazione non è più accettabile. Si sono susseguiti, soprattutto nell’ultimo anno, diversi incontri tra mondo venatorio, tecnici e Associazioni Ecologiste. “Il Piano è uno strumento di gestione della fauna che deve essere reso operativo il prima possibile, nell’interesse di tutte le parti in gioco” afferma Antonella Cordedda, associata di Orma, medico veterinario, cittadina di Teglio. “Dal nostro punto di vista, la bozza di Piano proposta rappresenta un compromesso accettabile tra le istanze generate dalle varie parti. Una delle questioni che ‘sta rallentando’ l’approvazione è quella relativa all’abolizione dell’uso delle munizioni al piombo per la caccia agli ungulati. Questo adeguamento, che secondo la bozza di piano dovrebbe avvenire a partire da due stagioni venatorie dopo l’approvazione del Piano, non trova infatti l’accordo della totalità del mondo venatorio. Sinceramente, non ne comprendo le ragioni” riprende Antonella. “Che il piombo causi la morte per saturnismo (avvelenamento) dei più grandi rapaci dell’Arco Alpino (Aquila reale e Gipeto) è un dato scientificamente dimostrato, anche da recenti studi. Questi uccelli infatti lo assumono per via alimentare cibandosi dei resti delle carcasse abbattute. La caccia agli ungulati è praticabile anche usando munizioni atossiche monolitiche di rame, diverse realtà lo hanno già ampiamente dimostrato (oltre 3.000 cervi abbattuti nel Parco dello Stelvio dal 2012 al 2020). Anche una gran parte del mondo venatorio già le utilizza in modo efficace. Non vedo come un’attività hobbystica come quella della caccia debba esigere di essere praticata con modalità che hanno un impatto così grave su fauna di primario valore a livello conservazionistico e patrimonio dell’intera collettività, quando la soluzione c’è ed è a portata di mano. Non ci si può nascondere dietro alla bandiera della tradizione, pur di non abbracciare cambiamenti utili e necessari”. Come già accennato in precedente comunicati ai primi di maggio la Rete delle Associazioni ha lanciato una petizione online “Stop al Piombo sulle Alpi”, (di cui la Dr. Cordedda è una dei referenti), per l’abolizione del piombo nella caccia agli ungulati, che si può visualizzare e consultare » QUI. L’ambientalismo non è andato in vacanza! Ad oggi grazie anche al patrocinio di numerose Associazioni abbiamo raccolto 10.300 firme su un argomento ignorato dai più e di non immediata comprensione. L’invito è di leggere la Petizione, così da poter comprendere bene l’argomento, firmarla e condividerla per aiutarci a far sentire la nostra voce in difesa della fauna selvatica. “Ci auguriamo” – conclude la Dr. Cordedda – “che il Piano faunistico venga approvato al più presto. La caccia deve essere funzionale alla gestione della fauna selvatica, non il contrario, e non deve essere causa di ulteriori problematiche, in particolare per le specie più rare e pregiate. Questo continuo rimandare un’approvazione del Piano, già ampiamente discussa, non fa bene a nessuno, tanto meno al mondo venatorio della nostra provincia, che, così facendo, pare arroccarsi su posizioni ostruzionistiche, dimostrando poca attenzione e responsabilità nei riguardi della fauna che ci circonda. Oggi più che mai, i cambiamenti climatici ce lo dimostrano quotidianamente, ognuno di noi, nel suo piccolo, deve cercare di fare qualcosa per conservare il più possibile di ciò che resta dell’ambiente naturale. Noi continueremo a farlo!” LEIDAA Sondrio: Katya Grandi Legambiente Valchiavenna: Lorenza Tam Cros Varenna-Lecco: Simona Danielli ORMA Morbegno: Massimo Benazzo WWF Valtellina Valchiavenna: Villiam Vaninetti http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23928 Donatella Poretti. Caldo bestiale: attenzione ai nostri animali domestici Questa è la settimana più pericolosa dell'anno per quanto riguarda le temperature caldissime. I nostri amici a quattrozampe rischiano la vita e la salute e per la loro generosità di seguirci ovunque, dobbiamo essere ancora più attenti e responsabili nei loro confronti. A differenza delle persone, che hanno ghiandole sudoripare in tutto il corpo, molti animali domestici -come cani e gatti- le concentrano sulle zampette. Nonostante i pochi punti di ventilazione, in particolare la respirazione dalla bocca e le ghiandole delle zampette, i cani sopportano anche alte temperature, e i colpi di calore che possono portare anche alla morte dell’animale avvengono soprattutto per la negligenza del padrone. Quelli più a rischio sono i cani che escono frequentemente per strada. Come individuare un colpo di calore: Atteggiamento dell’animale. Il cane comincia a cercare l’ombra, non vuole continuare a camminare, sta a testa bassa e perde attenzione, cammina non dritto. Sintomi. Respiri forti e veloci e polpastrelli e cuscinetti umidi, ossia dove hanno le ghiandole sudoripare. In casi più gravi: emorragie alla pelle, alle mucose che se non trattate in tempo possono portare ad collasso del fegato, emorragie interne, … Cosa fare davanti ad un colpo di calore: Abbassare gradualmente la temperatura dell’animale. I sintomi possono scomparire se si riesce a riportare la temperatura corporea alla sua normalità, nei cani 39 gradi. Tuttavia va fatto in maniera graduale, occorre farlo in maniera prudente. Salviette e asciugamani bagnati e freschi su tutto il corpo ma senza avvolgere completamente l’animale, spruzzare con acqua. Verificare la scomparsa dei sintomi, altrimenti andare dal veterinario. Ci sono casi più gravi che non si riescono a curare a casa e che necessitano di trattamenti più complessi come reidratazione via intravenosa con la flebo. Attenzione anche a confondere i sintomi: invece che un colpo di calore potrebbe essere una intossicazione, ecco perché se i sintomi non scomparissero occorre comunque andare dal veterinario. Come prevenire i colpi di calore: Evitare le passeggiate nelle ore di massimo calore, meglio uscire la mattina presto e la sera. In caso di uscita per motivi di bisogni fisiologici, far sì che sia una passeggiata rapida, all’ombra e una volta fatti i bisognini di nuovo a casa. Razze più a rischio. Per quanto possa sembrare strano, le razze più a rischio sono quelle a pelo corto. Il pelo lungo funziona tipo isolante naturale. E ovviamente quelli con il naso corto e dal muso schiacciato, detti brachicefali. Acqua sempre a disposizione. Un cane ben idratato, se esce e resta all’ombra difficilmente -anche a temperature alte- soffrirà un colpo di calore. Non lasciare il cane in auto. Basti pensare che la temperatura interna della macchina in meno di mezz’ora sale di 20 gradi rispetto a quella esterna. Lasciare un essere vivente in auto è esporlo ad un grave pericolo. Donatella Poretti, consulente Aduc http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23902 Cani e gatti in ufficio. Per frenare l’home working, in Uk ci pro­va­no. Aduc docet?|di Vincenzo Donvito Sembra che scemi l’home working. Secondo il New York Times, Amazon, Google, Facebook e Apple stanno allargando il numero dei loro dipendenti a Manhattan. Amazon ha il suo ottavo palazzo per 2 mila nuovi posti. Google costruisce un campus di uffici vicino a San Diego, California. La Charter Communications (gigante tlc), sta costruendo uno stabile per 800 nuovi dipendenti a Denver, Colorado. A Londra, Netflix, Google, Amazon, Apple e Facebook, sempre le stesse, hanno piani d'espansione per nuovi uffici. Riportare le persone in ufficio dopo 15-18 mesi a casa creerà problemi nuovi. Prendiamo i nostri cani e gatti. Possiamo portarli? Ci siamo abituati a convivere con loro durante i lockdown e loro non sono più abituati a stare soli. La questione è dibattuta nei Paesi anglosassoni, più convinti di noi che gli animali siano “persone”. Aziende scettiche? È un prezzo da pagare per riavere il patrimonio del lavoro in presenza. Soprattutto in Uk, dove – annuncio del premier Boris Johnson – sembra che a giugno tutto riapra. Ma tanti non vogliono rientrare. Alcune ricerche inglesi dicono che gli impiegati di Londra tornerebbero solo per 2,7 giorni alla settimana. E l'11% non ci vuole tornare affatto. Anche per questo sembra che potranno portare i pet in ufficio. Un importante punto di partenza: molte ricerche indicano benefici per salute fisica e mentale nel lavorare insieme agli animali da compagnia. In sede Aduc, a Firenze, sono decenni che conviviamo felici con cani e gatti, nostri e del quartiere (sotto e sopra le scrivanie), oltre che i nostri figli quando erano piccolini. E i vicini, inclusi i bar di zona, ne sono contenti. (grazie ad informazioni da Italia Oggi) Vincenzo Donvito, presidente Aduc http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23664 Giuseppina Rando. Capodanno 2021: va in scena una stupida guerra… Non si può certamente considerare messaggio augurale per il 2021 quel tappeto nero di piccoli volatili su una via della Capitale, riportato dai media all’alba del 1° gennaio. Immagine macabra, passerotti stecchiti per paura dei botti, scena di morte nel giorno in cui si dovrebbe brindare alla gioia e alla vita. Svanisce così… per tanti anche la speranza che nell’anno appena iniziato qualcosa cambierà. Domina sovrana L’INDIFFERENZA per le tantissime persone che nella solitudine degli ospedali stanno lottando con la morte e per tutti quelli che se ne sono andati senza un saluto. Molta amarezza nel constatare quanti “soggetti”, senza anima, abbrutiscono ed inquinano la nostra società. Stupidità, ignoranza, volgarità e bestialità, ben amalgamati tra loro, stanno all’origine della violenza del botto. Tanto più forte, quanto più densa è la mistura degli ingredienti suddetti. Eppure hanno la sfacciataggine di giustificarsi che il loro è un modo per fare festa o per esorcizzare il male… Non pensano a quelli che da questa idiozia, vengono colpiti: anziani; barboni; malati; persone afflitte da problemi di lavoro, casa, lutti recenti; gente che subisce ferite; gente che muore; animali e bambini terrorizzati... Solerte s’è levata la protesta dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) nella persona del Presidente Massimo Camparotto che, in una nota divulgata dalla stampa, scrive: «Ogni anno non facciamo che ripeterlo: la vendita di petardi e fuochi d’artificio va vietata e le aziende riconvertite. Le ordinanze sono inutili, di fatto i controlli non esistono e ogni anno contiamo centinaia di esemplari morti e feriti tra la fauna selvatica e tanti animali domestici feriti o smarriti a causa dei botti e della distrazione dei proprietari. È tempo che il legislatore rimedi a tale scempio che colpisce anche gli umani. È questione di salute, ordine pubblico e, soprattutto, di civiltà». In realtà manca la consapevolezza del tempo come “l’eterno fluire in modo circolare” e del suo mistero, ben colti dal poeta argentino Gorge Luis Borges in questa poesia che voglio ricordare: Né la minuzia simbolica di sostituire un tre con un due né quella metafora inutile che convoca un attimo che muore e un altro che sorge né il compimento di un processo astronomico sconcertano e scavano l’altopiano di questa notte e ci obbligano ad attendere i dodici e irreparabili rintocchi. La causa vera è il sospetto generale e confuso dell’enigma del Tempo; è lo stupore davanti al miracolo che malgrado gli infiniti azzardi, che malgrado siamo le gocce del fiume di Eraclito, perduri qualcosa in noi: immobile. (da Fervore di Buenos Aires, 1923) È vero: il fiume del tempo scorre e non è il mutamento di data a modificarlo. Domani è un altro giorno molto simile a questo, con la sua alba e il suo tramonto e tante cose in mezzo, e non è certo il fatto che nella data ci sia 2021 a farne un evento speciale. Giuseppina Rando http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23584 Vita da cani/ Come comportarsi con i cani delle persone in quarantena Come ci si deve comportare con i propri animali domestici, in particolare con i cani, se ci si trova nella situazione di essere sospetti di infezione o infetti, posti in quarantena da Covid19 presso il proprio domicilio? Al momento non ci sono prove che gli animali domestici possano trasmettere l'infezione, ma per evitare che il pelo possa fare da vettore al virus, vanno adottate tutte le precauzioni in caso di sospetto, o infezione accertata da coronavirus, e quindi evitare il contatto diretto e ravvicinato. Il Ministero della Salute ha emanato da tempo delle linee guida, che oggi risultano sempre utili e che riportiamo. Gli scenari presi in considerazione sono due, il primo quando il nucleo familiare, o il proprietario, è in quarantena a casa (scenario A) e il secondo quando viene ricoverato (scenario B). Si consiglia laddove possibile di lasciare il cane nel proprio domicilio e in caso il nucleo familiare fosse in quarantena, e quindi impossibilitato ad uscire, a far fare la passeggiata e i bisogni fisiologici al cane con amici, parenti e in caso volontari. La persona che porterà fuori il cane dovrà adottare tutte le precauzioni del caso, guanti, mascherina evitando il contatto anche con altri cani. Nel caso dei ricoveri e quindi in caso di animali soli si consiglia di spostarli dal loro domicilio prevedendo un isolamento di 72 ore per per minimizzare la carica virale potenzialmente presente sul pelo dell’animale. Scenario A Nucleo familiare composto da una o più persone sospette di infezione o infette, poste in quarantena presso il loro domicilio. Dove ospitare l’animale In questo scenario, è assolutamente consigliabile che gli animali da compagnia restino presso la famiglia. La persona infetta deve evitare il contatto ravvicinato con l’animale, comportandosi verso di esso con le stesse precauzioni adottate per gli altri familiari. Laddove non fosse possibile detenere l’animale con garanzie adeguate, ci si potrà comportare come descritto nello scenario B. Possibilità di uscita I cani che per esigenze fisiologiche necessitano di uscire, non avendo a disposizione spazi esterni recintati di dimensioni idonee in relazione alla mole dell’animale, per lo svolgimento dell’attività fisica, possono essere condotti fuori per l’espletamento delle necessità fisiologiche, sotto controllo di persone che si rendano disponibili a farlo (parenti, amici, volontari debitamente informati); tali persone dovranno adottare tutte le misure necessarie per evitare il contatto con i soggetti sottoposti a misure di controllo. Per il conduttore sarà sufficiente munirsi di guanti e mascherina, evitare contatti troppo ravvicinati con l’animale e condurlo al guinzaglio, garantendo le distanze sociali da altre persone o animali. Per i gatti saranno consentite le uscite ai soggetti abituati a farlo, se sarà possibile garantire una delimitazione dell’area esterna (es. giardino confinato da reti anti-scavalco), al fine di evitare contatti con altre persone e/o animali. Campionamenti sull’animale Dal momento in cui vengono adottate misure specifiche nell’uomo per COVID 19, accertata la presenza di animali domestici, deve esserne fatta segnalazione ai servizi veterinari della ASL. Al momento del primo tampone effettuato sul componente di un nucleo familiare, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento degli animali da compagnia e nelle interviste dei giorni successivi, operate da remoto, sarà monitorato anche lo stato di salute di tali soggetti. Nel caso in cui durante il monitoraggio da remoto si rilevino manifestazioni cliniche negli animali che richiedano l’intervento veterinario, il veterinario ASL sottoporrà a test il cane, gatto o furetto e ripeterà il test dopo 7 e 14 giorni, con invio dei campioni all’IZS competente per territorio. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione. L’animale non sarà allontanato dal nucleo familiare, salva la necessità di ospedalizzazione presso un centro veterinario, per garantire le cure medico veterinarie che si rendessero necessarie. Scenario B Nucleo familiare composto da una o più persone sottoposte a ricovero per COVID-19, con animali che restano soli. Dove ospitare l’animale In questo scenario, ci sono due possibilità: a) se ci sono persone disposte ad accudire l’animale o gli animali (comprese associazioni note attive sul territorio), lo potranno fare accogliendoli presso il proprio domicilio, oppure curandoli presso il domicilio originario preventivamente disinfettato secondo le indicazioni dei competenti Servizi, nel rispetto del benessere animale. A seconda della situazione epidemiologica, il servizio sanitario potrà disporre il test su tamponi prima dell’affidamento. In caso di spostamento dell’animale da un domicilio all’altro, è preferibile mantenere l’animale in isolamento per almeno 72 ore, per minimizzare la carica virale potenzialmente presente sul pelo dell’animale, fermo restando che deve essere previsto il suo accudimento. Da evitare bagni con sostanze aggressive per la cute dell’animale, anche perché nel lavaggio esiste un rischio potenziale di esposizione dovuto agli schizzi d’acqua. Volendo lavare le zampe o l’animale, si consiglia di farlo dopo le 72 ore con i normali shampoo detergenti per animali, eventualmente a base di clorexidina. Esistono inoltre formulazioni spray e gel a base di clorexidina che potrebbero sostituire il bagno. Il personale a cui viene affidato l’animale dovrà essere munito di adeguati DPI (guanti e mascherina FFp2) e dovrà essere formato per rispettare le dovute norme igieniche e di biosicurezza. L’ente che dispone l’affido comunica al Dipartimento di prevenzione della ASL l’elenco delle persone affidatarie al fine di eventuali controlli sanitari. b) Se nessuno si può occupare dell’animale o degli animali, essi saranno affidati al canile sanitario, dove dovranno essere ricoverati in gabbie singole, possibilmente separate, per evitare il rischio di diffusione di COVID-19 e di altre infezioni diffusive. Donatella Poretti, consulente Aduc sui diritti degli animali (da Aduc > “Vita da Cani”, 3 novembre 2020) http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23510 Vita da cani/ #PossoPor­ta­re­il­Ca­ne­Fuori Cosa si può e non si può fare nel rispetto del decreto per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e come comportarsi con il proprio cane e i nostri animali domestici in questo momento? Come riportato nelle Faq del sito del Governo e confermato dal capo Dipartimento della Protezione Civile, il cane può essere portato fuori casa per le sue esigenze fisiologiche e in caso di necessità e urgenza dal veterinario. Si ricorda altresì che ai sensi del decreto legge 11 marzo 2020 in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, gli esercizi commerciali per la vendita di alimenti per animali domestici possono rimanere aperti, rientrando nell’elenco degli esercizi commerciali autorizzati. »» Posso uscire con il mio animale da compagnia? Sì, per le sue esigenze fisiologiche, ma senza assembramenti e mantenendo la distanza di almeno un metro da altre persone. »» Si possono portare gli animali domestici dal veterinario? Sì, per esigenze urgenti. I controlli di routine devono essere rinviati. Visite veterinarie necessarie e non procrastinabili possono avvenire solo su prenotazione degli appuntamenti e comunque garantendo la turnazione dei clienti con un rapporto uno a uno, così da evitare il contatto ravvicinato e la presenza di clienti in attesa nei locali. Il professionista e il personale addetto dovrà indossare idonei dispositivi di protezione individuale (guanti e mascherina). Donatella Poretti, consulente Aduc sui diritti degli animali (da Aduc > “Vita da Cani”, 13 marzo 2020) http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23111 Non di solo fucilate...|A margine della vicenda del ritrovamento di un esemplare di gufo reale deceduto causa elettrocuzione Ma non solo di caccia e fucilate, oppure di investimenti stradali, per non parlare dell’incidenza dei cambiamenti climatici... soffre ed è vittima la nostra fauna selvatica. Un grande pericolo per l’avifauna è rappresentato dalla inestricabile rete che va a comporre la “servitù elettromagnetica” della nostra provincia e che ci passa sopra la testa in qualsiasi parte del territorio noi possiamo essere. È pur vero che la situazione va lentamente migliorando grazie alla razionalizzazione delle linee/elettrodotti, all’eliminazione degli inutili doppioni, al parziale interramento dei cavi dell’alta tensione, ma il tributo dei grandi volatili all’elettrificazione della valle è comunque “importante”. La Bozza di Piano Faunistico Venatorio (PFV) 2019, dedica un apposito capitolo, sfortunatamente limitato cronologicamente al 2014, al recupero degli animali feriti nel quale sono state interessate le Guardie provinciali. Fra i feriti, pochi dei quali sono sopravvissuti, i rapaci notturni hanno pagato, e continuano a pagare, un caro prezzo, considerata anche la loro scarsa diffusione e il loro valore naturalistico. «RAPACI NOTTURNI I recuperi di rapaci notturni effettuati nel territorio provinciale hanno riguardato principalmente 3 specie: allocco, gufo reale e civetta. È stata riscontrata una media di un recupero all’anno per il gufo comune, mentre assiolo, civetta capogrosso e barbagianni sono stati recuperati occasionalmente. ✔ Rapaci notturni recuperati in provincia di Sondrio nel periodo 2007–2014 Allocco (Strix aluco) 35 Gufo reale (Bubo bubo) 29 Civetta (Athene noctua) 17 Gufo comune (Asio otus) 8 Assiolo (Otus scops) 3 Civetta capogrosso (Aegolius funereus) 2 Barbagianni (Tyto alba) 1 Analizzando il destino degli animali coinvolti in interventi di recupero, 71 (74,7%) sono morti o sono stati soppressi a causa della presenza di traumi o patologie non sanabili, 18 (18,9%) sono stati rilasciati in natura, 2 (2,1%) sono stati consegnati a un altro ente, mentre per 4 animali (4,3%) non si hanno informazioni». Purtroppo, proprio in questi giorni, è stato recuperato a Cosio Valtellino, nei pressi della stazione ferroviaria, il corpo di un maestoso gufo reale la cui presenza in tutta la provincia, probabilmente, non supera i 20/30 individui. Il Cartello delle Associazioni Protezioniste/Ecologiste (LEIDAA, Legambiente, ORMA, WWF) nelle Osservazione al PFV ha chiesto misure preventive e di contenimento per limitare il numero degli incidenti automobilistici in cui vengono coinvolte persone al volante e fauna selvatica, in particolare cervi e caprioli. Egualmente, se vogliamo preservare e dare una mano all’avifauna, in particolare i rapaci che sono maggiormente colpiti dal “fulminamento” (elettrocuzione), dobbiamo attuare in modo pianificato e programmato, interventi preventivi che, in valle, sono già stati sperimentati e sono tutt’ora operativi. Non c’è nulla da inventare, semmai ci sono strumenti da mettere a punto sulla base della “letteratura scientifica” in materia e delle esperienze effettuate nel corso degli anni, dal momento che già nel 2008 l’Istituto Superiore per la Protezione Ricerca Ambientale (ISPRA) del Ministero dell’Ambiente pubblicava le “Linee Guida per la mitigazione dell'impatto delle linee elettriche sull’avifauna”. Il fatto poi che il ritrovamento di cadaveri di Gufi Reali sia la «(...) conferma di una migliore presenza della specie rispetto agli anni passati si rileva anche che dal 1998 ad oggi sono stati recuperati oltre 50 individui feriti o morti, per la maggior parte a causa di elettrocuzione e traumi contro tralicci dell’alta tensione» (Bassi e Ferloni, 2007) dal momento che «pochi sono gli studi sino ad ora condotti...» (Bozza Piano Faunistico Venatorio 2019), non suona in modo particolarmente consolatorio. Come sempre è meglio prevenire che rincorrere poi le soluzioni e cercare di metterci le pezze, una volta verificatosi il “fattaccio”... Katya Grandi, p. LEIDAA Sondrio Lorenza Tam, p. Legambiente Valchiavenna Massimo Benazzo, p. ORMA Morbegno Villiam Vaninetti, p. WWF Valtellina Valchiavenna http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=23057 Vita da cani/ “Che ti va di vedere?”|Oggi mi guardo la tv con il mio cane Quando Perry, il mio amico carlino, vede, o sente, un cavallo in tv scoppia il finimondo e anche se apparentemente sembra dormire si lancia in un attacco sfrenato contro la televisione. Basta anche la sagoma in un cartone animato o il rumore degli zoccoli e scatta contro la tv con l’agilità che non è proprio una caratteristica della sua razza. Con lui è impossibile vedere un film western o una gara di cavalli! Su Internet è pieno di filmati di cani che guardano la tv, tra i video più popolari su Youtube, con oltre un milione di visualizzazioni in due mesi, c’è Falco, un pastore tedesco che piange e ulula partecipando alla scena straziante del cartone del Re Leone quando il papà di Simba muore. Del resto come dimenticare, nell'imperdibile film di Wes Andersen L'isola dei cani, il carlino Oracle che fa le sue predizioni guardando la televisione e anticipa così le mosse del cattivo Kobayashi! Sicuramente l'accoppiata tv e divano è vincente per essere sicuri che il nostro cane ci starà vicino dormendo o interagendo alle immagini che scorrono sullo schermo. Ma i cani vedono davvero la tv come noi, e provano le stesse nostre emozioni? Secondo l’etologo Daniel Ferreiro, sentito dal quotidiano spagnolo El Pais, è difficile sostenerlo e cita uno studio realizzato nel 2016 con 320 cani di tre razze diverse (barboncini, bassotti e chihuahua) in cui veniva analizzato il loro comportamento davanti alla televisione: alcuni abbaiavano, altri ululavano, altri cercavano dietro la tv e altri semplicemente non avevano alcuna reazione. Il 52% dei barboncini reagiva alle immagini in tv, e la percentuale saliva al 60% tra i cani abituati ad interagire con le persone malate come i cani da terapia. Un altro studio del 2013 indicava come i nove cani presi in esame erano in grado di riconoscere cani e altre specie in tv, tra cui gli umani e differenziare la loro reazione davanti alle immagini. Sono studi ancora numericamente troppo piccoli e i risultati anedottici suggeriscono solo come il comportamento di vedere la televisione sia in rapporto con la buona capacità di comunicazione tra cani e umani. A tutto ciò va aggiunto come la visione dei cani non è in bianco e nero, come talvolta viene detto, ma è dicromatica (e non tricromatica come la nostra), ossia percepiscono i colori nelle lunghezze d’onda del blu e del giallo, e sono più sensibili al movimento ed è quindi probabile che le attuali immagini ad alta definizione, che hanno eliminato lo “sfarfallio”, siano più congeniali alla loro fruizione. Comunque sia, in tanti lasciano la tv accesa al cane quando escono di casa, così per fargli compagnia, e molti scelgono la trasmissione più adatta: cartoni animati o documentari sulla natura. Un suggerimento utile anche per distrarli da rumori come il vento, la pioggia, o i botti Noi umani spesso non riusciamo a esimerci dal fare sfoggio delle capacità dei nostri amici cani -sempe più umanizzati a loro volta- e così capita di trovare persone che mostrano come il loro quattrozampe sia bravo a riportare la pallina, a dare la zampa, ora ancora meglio “il cinque”, chi finge di morire dopo avergli sparato con l'indice della mano messa a pistola e io posso sempre far vedere come Perry riconosca un cavallo in tv! Donatella Poretti, consulente Aduc (da Aduc > “Vita da Cani”, 30 agosto 2019) http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=22770 Simona Borgatti. Se mi dici no... Simona ama i gatti. Sarà per il cognome, sarà perché i suoi genitori non le hanno mai permesso di tenere un cagnolino (che puzza e sbava). Durante una vacanza all’estero, però, arriva lei. È sporca e pulciosa. Ma è stata abbandonata, è un cucciolo, è ferita e guarda Simona e suo marito Andrea con due occhioni dolcissimi! Non ci sono dubbi: Zara, che si rivelerà essere un cane di razza Tornjak, entra nei loro cuori e stravolge completamente il tran tran familiare che comprende anche due gatti. Zara, però, non è un cane da borsetta bensì un cane guardiano pelosissimo che attira molto la curiosità delle persone. La socializzazione, l’educazione, i viaggi, un passaggio televisivo e alcune disavventure sono soltanto alcuni degli aspetti che Simona si trova a dover affrontare. Insieme a Zara e alla coppia trovano spazio una nutrita schiera di persone e pelosi: nuovi e vecchi amici, il branco della campagna, educatori, veterinari, giornalisti e anche Massimo Perla, l’“educa-cani” della TV, per un’inconsapevole stesura a 100 mani e qualche zampa È la storia di un amore, di un cane e della dedizione della sua padrona, che da indifferente al mondo cinofilo inizia a interessarsi ai cani e ai Tornjak in particolare per far conoscere questa singolare razza in Italia. Lo scopo del libro, oltre a divulgare la razza Tornjak, vuole condurre ad una riflessione sugli abbandoni, sull’umanizzazione spinta dei cani alla quale assistiamo da qualche tempo a questa parte e sulla scelta consapevole di portare un peloso a casa nostra. L’editore, in accordo con l’autrice, ha deciso di devolvere gratuitamente alcune copie del libro alla Dog4Life Onlus che prepara i cani per la pet-therapy e che da quindici anni collabora con l’ospedale milanese Niguarda. Il ricavo delle vendite, promossa dall’associazione, rimarrà alla ONLUS che lo devolverà a un progetto di pet-therapy. Simona Borgatti è insegnante di scuola primaria e giornalista pubblicista locale free-lance. Tra le sue collaborazioni anche quella con il magazine dedicato agli animali L’Arca di Noè. [simgatti@tiscali.it] Paolo Carlini è fotografo professionista che si occupa di soprattutto di immagini commerciali in Italia e all’estero. Oltre alla passione per i ritratti, le auto e i viaggi ama anche i quattro zampe e nel 2012, per Silvana Editoriale, ha pubblicato Cani e padroni, un libro di ritratti i cui scatti sono stati esposti da Feltrinelli nel 2013. Simona Borgatti. Se mi dici no… Foto di copertina Paolo Carlini La Memoria del Mondo Editore, pp. 150, € 15,00 http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=49&cmd=v&id=22448