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Maria Lanciotti: La confessione
Sant
Sant'Agostino 
08 Marzo 2008
 

Confesso sacrileghe passate confessioni prive di

dolore & contrizione, taciuti /omessi peccati per

vergogna e/o dimenticanza, dubbi sulla religione,

preti & papa, lamentazioni e/o imprecazioni per

rovesci di grandine a ciel sereno al

tempo della vendemmia, lavori di scasso e

muratura la domenica e nei giorni di festa,

giuramenti non necessari utili a convincere

la controparte che è stata la volpe a mangiarsi

le galline e non il povero Frizzetto sempre alla catena.

Confesso resistenza passiva e/o ribellioni mute al

mio datore di lavoro (proprietario di latifondi

d’incalcolabile estensione a culture differenziate che

ispeziona in Lander Rover), confesso rancori & propositi

reconditi di rivalsa e/o sospetti temerari e giudizi

inopportuni, azioni scandalose (come affacciarmi in

pigiama sul balcone per vedere che tempo fa), relazioni

pericolose  con i pazzi e/o ladri del quartiere (ho

tanti amici che mi chiamano sul cellulare per

dirmi che stanno male). Confesso atti impuri (toc-

camenti fuggevoli per scacciare la iella, automatismi

disdicevoli delle classi popolari… giusto, giusto, non è

una scusante). Confesso di aver portato al

dopolavoro letture cattive come Il Capitale di Marx,

l’Anticristo & l’Ecce homo di Nietzsche (ma anche

le massime eterne di Sant’ Alfonso Dè Liguori e le

Confessioni di sant’Agostino…  giusto, giusto,

ciò non mi scagiona). Confesso d’aver augurato al

mio vicino impossibile da sopportare di

essere messo alla gogna (mai però al muro… giusto,

giusto non è un’attenuante). Confesso masturbazioni

cerebrali e/o compiacimenti morbosi, intenzioni

proditorie, libidine di denaro (sa, non sempre col

salario… giusto, giusto… i gigli nei campi…),

rappresentazioni erotiche (irresistibilmente mi

tenta la pubblicità dell’intimissimo e/o il

canto V dell’Inferno dantesco). Confesso

immodestia nel vestire jeans elasticizzati  a

vita bassa (sa, padre, riciclati: me li passa la Caritas

giusto, giusto, meglio le toppe davanti e dietro

ai vecchi pantaloni di fustagno…). Confesso

d’aver mangiato un’ala di fagiano in casa

di un  parente cacciatore un venerdì sera

e di non aver digiunato quando prescritto da

Santa Madre Chiesa ma in periodi non indicati (capita,

sa, ogni tanto nella vita di passare momenti difficili,

ma non la voglio rattristare con storie da poco). Confesso

frequentazioni di compagnie teatrali di genere sperimentale

senza regole basilari (bassa categoria, nomadi guitti,

scrivono copioni  - pensi, padre! – attingendo alla grama

vita!), di osterie dove si pratica la poesia epica e

satirica e non di rado a braccio e/o si declamano a

memoria i versi di poeti civili e maledetti. Confesso

frequentazioni di angoli nascosti di paese dove  

ci si misura in potenza & di donne dal petto

sodo come cachi acerbi & di chiese sconsacrate dove

si suonano nacchere & tamburelli e/o si balla la

taranta (no, no padre: mai fra uomini, changer la femme…).

Mai, padre, lo giuro su Dio (… giusto,

giusto, non nominare il nome di Dio invano! è che mi

viene spontaneo come chiamare mamma) mai tradii

la moglie che non ho, mai profanai il sacramento del

matrimonio a cui sempre sfuggii. Se ho altro da

confessare? Non mi sembra ma potrei sbagliare… ah

sì, mi ubriaco quasi ogni sabato mai però in quello di

Passione, solo una volta per distrazione  (sa, padre,

la primavera mi aveva dato alla testa…  giusto,

giusto, la Legge non ammette mattane, ma le

viole di Pasqua stordiscono col loro profumo così

simile alle ascelle delle fanciulle accaldate…).

 

Considera:  hai offeso Dio, hai perso il paradiso.

Confida. Prometti. Pentiti.

 

Sono un povero peccatore, fragile carne,

debole mente, preda del Maligno che

mi sobilla (lo scaccio e lui torna e

accende fuochi nel petto & sui carboni ardenti

mi fa saltare & ride di me quando piango

e/o mi schernisce  e dileggia). Padre, mi accuso…

   

                                                       Maria Lanciotti

 

 

 


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