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Vanna Mottarelli. Un raggio di sole mentre ancora infuria la tempesta 
Caso Gianoncelli: illegittimo il prelevamento dal conto di Patrizia. Imi SanPaolo condannata in Appello a restituire il “maltolto”, risarcire il danno e al pagamento delle spese processuali
Viganò,
Viganò, 'Nel mezzo c'è la musica... è chiaro!' (dal Concorso LO SFOGO, Circolo ARCI Demos, 2008) 
20 Marzo 2009
 

La vicenda giudiziaria

I lettori ricorderanno sicuramente che sul finire del mese di marzo 2001 (v. ‘l Gazetin, aprile 2001) la filiale di Sondrio della banca SanPaolo Imi, su richiesta del legale del fallimento di Franco Gianoncelli, avv. Marco Bonomo, incaricato dal curatore dott. Marco Cottica, aveva prelevato dal conto corrente di Patrizia Gianoncelli e versata nelle casse del fallimento, la somma di L. 10.000.000. Con tale operazione bancaria, sono stati prelevati tutti i risparmi della ragazza e mandato in rosso il conto corrente, chiuso seduta stante, per mancanza di fido.

La vicenda di recente, ha avuto risvolti positivi.

Ma andiamo per gradi.

La somma del prelevamento d'imperio dal conto corrente di Patrizia era pari al controvalore di un assegno circolare girato nominativamente dal cassiere dell’Ufficio postale di Sondrio a suo padre Franco, in pagamento della pensione del mese di settembre 2000, maggiorata dei crediti d’imposta derivanti dal modello 730/2000, relativo ai redditi 1999. (La pensione, fino a quel momento era stata lasciata nella piena disponibilità del fallito. Il Tribunale di Sondrio, pur ritenendo i crediti d’imposta di competenza del fallimento e pur avendo statuito l’obbligo per Franco di versare tali somme alla procedura, con ordinanza n. 1778 del 13/12/2000, anteriore quindi al prelevamento dal conto corrente di Patrizia, aveva sancito la liceità dell’incasso dell’assegno circolare. Ma questa è un’altra storia).

L’istituto bancario SanPaolo Imi, nel mese di maggio 2004, ha emesso decreto ingiuntivo di € 5.456,45 per recuperare lo scoperto di conto di L. 6.956. 959 (€ 3.592,97) che si è venuto a creare dopo il prelevamento della somma di L. 10.000.000. Patrizia chiedeva al Tribunale di Sondrio l’annullamento dell'ingiunzione e la restituzione dei risparmi (L. 3.043.041) maggiorati di interessi dalla data di prelevamento al saldo, nonché il riconoscimento di un danno morale per il disagio subito.

Il Tribunale di Sondrio, Giudice Unico dott. Barbara Licitra, dopo avere concesso la provvisoria esecutività del decreto ingiuntivo, con sentenza n. 315 del 03-07/07/2006 condannava Patrizia al pagamento della somma indicata nello stesso (€ 5.456,45) e delle spese legali liquidate in complessivi € 5.764,57 (superiori quindi allo stesso valore del decreto ingiuntivo).

 

La luce in fondo al tunnel

La vita, da anni, ha riservato a Patrizia Gianoncelli solo amarezze. Per non dimenticare: la morte della madre che tanto amava, gli anni bui della disoccupazione, il fallimento della Società Gianoncelli Snc, del padre Franco e dello zio Peppino, la morte di questo ultimo, le sue precarie condizioni di salute e quelle altrettanto precarie del padre, il pignoramento e la messa all’asta del suo appartamento da parte del curatore Marco Cottica.

A ciò si aggiunga il prosciugamento dei suoi risparmi di cui stiamo parlando: il conto corrente mandato in rosso e chiuso all’istante, il decreto ingiuntivo e la sentenza n. 315/2006 del Tribunale di Sondrio (lacrime e sangue per una persona con lavoro precario e che, per percepire uno stipendio di circa € 800/900 mensili deve recarsi ogni giorno a Chiavenna).

Lascio a voi, cari lettori, immaginare con quanta trepidazione Patrizia abbia atteso l’esito dell’appello.

Ma a volte, quando meno te l’aspetti, c’è una luce in fondo al tunnel!

Forse è il frutto della mia immaginazione, deve avere pensato Patrizia. Se mi avvicino troppo la luce si spegne. Ma quella luce l’attraeva come la falena è attratta dalla fiamma. Con il cuore a mille e un irrefrenabile tremito nelle mani, lesse la Sentenza n. 3437/08 depositata in data 16 dicembre 2008 dalla Corte d’Appello di Milano.

La luce non era un’illusione: la Corte d’Appello di Milano aveva completamente ribaltato il verdetto del Tribunale di Sondrio.

 

La parola ai fatti

Nel marzo 2001, Patrizia prestava servizio part time presso un’impresa di pulizia. Gli incarichi le venivano comunicati giorno per giorno telefonicamente. A volte non aveva lavoro, a volte era costretta a fare levatacce (alle quattro o alle cinque di mattina). Ma non si lamentava, come, del resto, è nella sua indole. In fondo, pensava, posso contare su uno stipendio fisso di circa L. 800.000 mensili. Ho passato (economicamente parlando) momenti peggiori (otto anni di disoccupazione, intervallati da lavori “socialmente utili” quale la rimozione neve dalle strade). In otto mesi sono persino riuscita a mettere da parte alcuni risparmi (L. 3.043.041, per l’esattezza). Si trovano (al sicuro) su un conto corrente aperto presso la banca San Paolo Imi, filiale di Sondrio.

Ma, si sa: di sicuro nella vita c’è solo la morte. Il 28 marzo 2001 i risparmi di Patrizia, come si suole dire “hanno preso il volo”. Grande fu il suo sconcerto nel ricevere la lettera con la quale il direttore di filiale della Banca le comunicava il prelevamento della somma di L. 10 milioni e l’avvenuta chiusura del conto corrente, mandato in rosso (in assenza di fido) per L. 6.956. 959. Il direttore allegava, quale giustificazione dell’avvenuto prelevamento, copia della raccomandata 14 marzo 2001 con la quale l’avv. Marco Bonomo, in nome e per conto del curatore Marco Cottica, chiedeva che venisse versata al fallimento di Franco Gianoncelli la somma di L.10.000.000 incassata dal fallito con l’assegno circolare di cui sopra.

Patrizia non riusciva a capacitarsi dell’accaduto. Pianse a lungo. Non aveva più il becco di un quattrino. Era in procinto di far visita al padre Franco ricoverato in Ospedale a Sondalo (le disgrazie non vengono mai sole). Chiese un prestito a un’amica per la benzina (il serbatoio era come il suo conto corrente: in profondo rosso).

La Banca incaricò l’avv. Renzo Pinos di recuperare lo scoperto di conto corrente. Questi, con decreto ingiuntivo 20 maggio 2004 intimò a Patrizia il pagamento di € 5.456,45 (nel frattempo lo scoperto di € 3.592,97 era lievitato di altri € 1.863,48).

Nel giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo, l’Imi SanPaolo, a sostegno del proprio operato, produceva un provvedimento datato 15/02/2001 del Giudice delegato al fallimento di Franco Gianoncelli, dott. Fabrizio Fanfarillo, in base al quale l’avvocato Marco Bonomo, nominato legale della procedura era stato incaricato di riferire sulla «possibilità di recuperare le somme indebitamente incassate dai falliti» con autorizzazione espressa al recupero anche giudiziale delle dette somme.

 

La Sentenza n. 3437/08

della Corte d’Appello di Milano

Il citato provvedimento 15/02/2001 del G.D. Fanfarillo fu ritenuto determinante per il Giudice Licitra ai fini del rigetto dell’opposizione di Patrizia al decreto ingiuntivo emesso dalla SanPaolo Imi.

La corte d’Appello di Milano, con sentenza n. 3487/08, dopo aver riportato letteralmente in apertura dei “Motivi della decisione” le motivazioni del rigetto dell’opposizione da parte del Tribunale di Sondrio, ne ha confutato integralmente il contenuto.

In particolare, in ordine al prelevamento della somma di L. 10.000.000, ha così chiarito:

«Lo storno dell’operazione di accredito e il conseguente addebito della somma di lire 10 milioni non possono essere giustificati nemmeno dalla richiesta fatta dall’avv. Marco Bonomo, legale del fallimento di Gianoncelli Franco, il quale con la lettera 14.3.2001, ha comunicato all’Istituto San Paolo che il pagamento dell’assegno circolare per L. 10.000.000, “illegittimamente effettuato a favore di soggetto fallito è inefficace nei confronti del fallimento, ex art. 44 legge fallimentare, Vi invito alla ripetizione del pagamento stesso, maggiorato di interessi medio tempore maturati nei confronti del curatore del fallimento di Gianoncelli Franco” (vd. la lettera dell’avv. Marco Bonomo, prodotta sub doc. n. 3 dalla Gianoncelli).

In mancanza di spontanea adesione della correntista a detta richiesta, lo storno dell’accredito e relativo addebito potevano infatti essere effettuati solo in forza di un provvedimento giudiziario ottenuto dal curatore nei confronti della terza accipiente Patrizia Gianoncelli, con una azione diretta ad ottenere la dichiarazione di inefficacia del pagamento dell’assegno, ai sensi dell’articolo 44, primo comma legge fall., in quanto eseguito successivamente alla apertura della procedura concorsuale».

La sentenza merita citazione letterale anche nella parte in cui sono state accolte le domande di Patrizia.

«L’illegittimità di dette operazioni comporta l’accoglimento dell’opposizione con conseguente revoca del decreto ingiuntivo, nonché l’accoglimento della domanda riconvenzionale proposta dalla Gianoncelli con condanna della Banca al pagamento della somma di lire 3.043.041, pari a euro € 1571,60 corrispondente al saldo positivo del conto corrente alla data in cui la Banca ha effettuato lo storno dell’accredito di lire 10.000.000. Su tale somma debbono essere corrisposti gli interessi legali dalla data dello storno (28 marzo 2001) al saldo.

La Gianoncelli ha chiesto anche il risarcimento del danno subito a causa dell’illecito storno, deducendo che, per effetto dello stesso si è trovata “senza una lira in tasca” ed ha addirittura dovuto chiedere a un’amica di famiglia “un prestito per poter mettere la benzina nella macchina, in quanto aveva urgente necessità di recarsi a Sondalo a trovare il padre che in quel momento era ricoverato in ospedale”.

Tali circostanze, indubbiamente fonti di sofferenze morali, sono state confermate dai testi Sartorelli Giovanna e Mottarelli Vanna, che ha precisato che all’epoca Gianoncelli Patrizia aveva uno stipendio di sole lire 800.000.

Per il danno provocato da tali sofferenze appare equo il risarcimento di € 300,00 in moneta attuale. Su detta somma devono essere corrisposti gli interessi legali dalla data della presente sentenza fino al saldo.

La Intesa San Paolo, che è risultata soccombente, deve essere condannata a rifondere alla Gianoncelli le spese di entrambi i gradi di giudizio che si liquidano, tenuto conto del valore della causa e delle questioni trattate, in complessivi € 4.436,08 (….) per il primo grado ed € 2.700,00 (…) per il presente grado, oltre alle spese generali di studio secondo tariffa e ai competenti oneri fiscali e previdenziali come per legge».

 

Godiamoci la gioia che deriva da questa quiete dopo la tempesta, anche se per Patrizia e suo padre si intravedono all’orizzonte grosse nuvole nere, non ultima quella inerente la vendita dell’appartamento per la quale è stato pubblicato il terzo esperimento di vendita a prezzi ultra ribassati. Ma anche questa è un’altra storia.

 

Vanna Mottarelli

(da 'l Gazetin, marzo 2009)

 

 

Qui per documentazione sul Caso Gianoncelli


Foto allegate

D
Lintas,
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