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Gabriella Vesce. Lettera aperta ad Eluana
Eluana Englaro con la madre, prima dell
Eluana Englaro con la madre, prima dell'incidente del 1992 
23 Luglio 2008
 

Ciao Eluana, grazie ai tuoi genitori e al giudice di Milano.

Una sentenza nel rispetto della legge, della Costituzione e dei diritti fondamentali della persona.

Eluana e i suoi genitori sono stati ostaggi di una classe medica, politica, giornalistica, giuridica, religiosa, istituzionale irresponsabili, ipocrite, pilatesche, senza scrupoli e senza pietas cristiana ed umana.

Anche noi, i miei figli ed io, ci siamo rivolti alla magistratura dopo l'atroce morte differita di mio marito, Emilio Vesce, per rispettare le sue volontà e le sue battaglie, assieme a Marco Pannella e ai radicali, per denunciare i soprusi e la violenza di cui era stato oggetto Emilio, e noi.

L'esposto presentato al dr. Pietro Calogero, è stato archiviato dalla dr.ssa Canova con la motivazione «dell'indisponibilità della vita»: nessuna indagine, nessun sopraluogo, indifferente stabilire le volontà di Emilio, che peraltro erano parte integrante della sua vita e delle sue battaglie, sentito nessun testimone. Il nostro ricorso, sempre assistiti dall'avv. Annamaria Alborghetti, ha sortito la stessa identica “archiviazione” con identica motivazione, «indisponibilità della vita» con l'aggiunta della «speranza che su questa delicata materia ci potessero essere norme e leggi più chiare».

A Padova, si sa, esistono magistrati che per quanto riguarda Emilio, ma anche molti altri, hanno avuto un trattamento particolare (vedi inchiesta 7 aprile - 5 anni e mezzo di carcere preventivo, 6 mesi di soggiorno obbligato, assoluzione nel 1987), ma questa è un'altra storia.

Ma ora a Milano c'è un giudice.

La sentenza di Milano, arrivata dopo 16 dolorosissimi anni di battaglie legali, è fondamentale e spero sarà la leva per scardinare falsità medianiche, ipocrisie, malasanità e malagiustizia per ottenere nel nostro paese una legge che tuteli i diritti e le volontà delle persone in Stato Vegetativo Persistente.

Con questo intervento vorrei solo dare informazione di quali i diritti di Eluana, Emilio, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e di molte persone sono stati e continuano ad essere violati.

Quali sono i diritti di tutti noi.

Dal “Codice deontologico dei medici”:

«Art. 14 - Il medico deve astenersi dall'ostinazione in trattamenti da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita.

«Art. 32 - Il medico non deve intraprendere attività diagnostica e/o terapeutica senza l'acquisizione del consenso informato del paziente […]

«Art. 34 - Il medico deve attenersi, nel rispetto della dignità, della libertà e dell'indipendenza professionale, alla volontà di curarsi, liberamente espressa dalla persona. Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà in caso di grave pericolo di vita, non può non tener conto di quanto precedentemente manifestato dallo stesso».

Mi chiedo: se i medici non rispettano il loro codice deontologico è un peccato, incompetenza, ignoranza, violenza, malasanità o reato?

Dalla “Costituzione della Repubblica Italiana”:

«Art. 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

«Art. 28 I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione dei diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende agli enti pubblici».

Mi chiedo e chiedo a magistrati, giudici, politici, giornalisti, bioeticisti, vaticanisti: per Emilio, Piergiorgio, Giovanni, Eluana, sono stati rispettati questi articoli, o si è agito e si sta ahimè agendo ancora in modo disumano e illegale?

Dalla “Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina”, Oviedo il 4 aprile 1997:

«Articolo 9 – Desideri precedentemente espressi

I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione».

Ratificata dal nostro paese con Legge 28 marzo 2001, n. 145 - pubblicata in Gazzetta Ufficiale 24 aprile 2001: “Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei diritti dell'uomo e della dignità dell'essere umano riguardo all'applicazione della biologia e della medicina”.

L'apertura e l'espansione di reparti coma, la loro stessa esistenza, pongono alla classe medica, alla classe politica pressanti e urgenti assunzioni di responsabilità, perché da quando è in funzione la medicina di emergenza, il 118, che per fortuna salva molte vite, e con le nuove tecnologie, sono diagnosticabili, in tempi sempre più brevi e certi gli Stati Vegetativi Permanenti, irreversibili.

Le persone in Stato Vegetativo Persistente vengono trasferite in reparti ad hoc, reparti speciali comi, pubblici o privati, vengono “custodite” per anni, a costi economici per la sanità e la collettività molto elevati, ma che sono nulla se confrontati ai costi umani e sociali. Una tragedia senza senso, non poter piangere la morte della persona amata, che non c'è più, il cui corpo si deforma, si piaga, si consuma giorno per giorno, anno dopo anno.

Negli Hospice, reparti ospedalieri per malati “terminali”, ma anche negli ospedali, molti medici accompagnano le persone alla fine della vita nel modo più dignitoso e indolore possibile, somministrando farmaci che permettano di non soffrire, anche se accelerano il processo del morire.

Dalla morte differita e atroce di mio marito, contro l'accanimento sulle persone in SVP, per la difesa della vita, della libertà, contro una non-vita e un .corpo invaso e violato quotidianamente da macchinari e mani altrui, porto sempre con me, nel tesserino sanitario, il mio semplice e chiarissimo testamento di vita, indirizzato ai medici e alle strutture che dovessero avermi in cura. «Se per sfortuna dovessi rimanere in Stato Vegetativo Permanente, desidero vengano rispettati gli articoli 14-32-34 del Codice Deontologico dei Medici, desidero donare gli organi. I miei figli sono i garanti del rispetto di queste mie volontà"» e persino quando vengo ricoverata in ospedale, per interventi anche banali lo allego al consenso informato… non si sa mai.

Tutti coloro che invece “desiderano” vivere per anni una vita vegetativa, è assolutamente legittimo lo dicano ma soprattutto che scrivano la loro volontà. Mi rivolgo in particolare a Ferrara: scriva le sue volontà, non sprechi l'acqua che è un bene prezioso, e inviti le persone a scrivere le loro chiare volontà.

Lo so, “Eutanasia” è una parola che fa paura, pensare alla propria morte non è un bel sogno, ma capita ad ognuno di noi una volta nella vita, io desidererei mi cogliesse viva, sana, leggermente, altrimenti desidero e chiederò di essere aiutata se non dovessi più sopportare il dolore e la vita, e ho il diritto che le mie volontà vengano rispettate.

La vita e la morte di Emilio, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli (costretto lui sì a morire di fame), di Eluana dei loro familiari rappresentano il “grido di dolore e di speranza” per un paese civile, che rispetti la vita e la morte di ognuno di noi.

La calendarizzazione della legge sulle anticipazioni di volontà, per la dignità e la libertà di tutti noi è urgente e purtroppo è da anni sepolta nei meandri dei compromessi tripartisan (Maggioranza-Opposizione-Vaticano).

Sono convinta e spero che questa coraggiosa sentenza acceleri l'iter di queste leggi: depenalizzazione dell'eutanasia – e legalizzazione del testamento biologico, per metter la parola fine all'illegalità di Stato per il rispetto dalla vita e la libertà di ognuno di noi.

Un bacio ad Eluana e un forte abbraccio ai suoi genitori.

 

Gabriella Vesce*

(da Notizie radicali, 21 luglio 2008)

 

 

* Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Nessuno Tocchi Caino e Associazione Veneto Radicale


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