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Niccolò Bulanti. «Cosa ci aspettiamo da lui». Sulle elezioni italiane 2008
21 Maggio 2008
 

Righe scritte il 14 aprile 2008, a partire dalle ore 18...

 

Cosa ci aspettiamo da lui? Cosa ci aspettiamo da quest'uomo?

Oggi uso il pronome plurale perché noi siamo l'Italia, perché noi siamo noi. Perché noi siamo tutti nella stessa barca, una barca zeppa di falle che, anche oggi, non abbiamo provato a chiudere.

Cosa ci aspettiamo, oggi, da quest'uomo? Ci aspettiamo che risolva i problemi della nostra Italia, quando solo due anni fa ha lasciato questo paese allo sbaraglio, come un Far West?! Dove è stato in questi due anni per acquisire questi poteri curativi? A Lourdes?! Non mi pare, perché il reazionario Berlusconi è stato avvistato a tutte le ore, di tutti i giorni, a tener banco in qualsiasi schermo dello stivale dal ginocchio alpino e dal tallone mediterraneo. Cosa ha fatto in questo tempo per poter sbandierare una politica che sani le ferite, se è stato impegnato, appunto, in tutte quelle ore di tutti quei giorni, a cercare di fare il famoso sgambetto a quel governo Prodi, che non è più un italiano che costruisce l'Italia, o tenta di farlo dai cocci che si ritrovò tra le mani nel 2006, ma un puro avversario da fermare per l'interesse proprio spacciato per quello del paese?

Dove è l'interesse del paese quando si cerca ad ogni costo di tornare al potere per placare la propria sete?!

Dove è l'interesse del paese, quando non si fa che distruggere per poi ricostruire?!

Le rivoluzioni sono cambiamenti di corso, addirittura ribaltamenti di corso, ma sono sostenibili quando sono nell'interesse del paese. Queste sono Rivoluzioni.

Pochi giorni dopo la “caduta di Prodi” dall'Unione Europea arrivarono i complimenti per la politica economica del suo governo che aveva notevolmente fatto rientrare il debito interno del paese, con la regolarizzazione lavorativa e la lotta all'evasione fiscale, poi è lecito pensare cosa ne sarebbe derivato se quel governo avesse potuto completare il mandato, ma questo sono supposizioni.

A parte la beffa, possiamo considerare che questo non sia un fatto nell'interesse del paese?

E allora questo cambiamento di oggi, dove trova giustifica?

Siamo stati raggirati, siamo stati derisi per la nostra ignoranza, perché il soggetto in questione, sapeva bene quanto siamo meschini, e quanto guardiamo solo il nostro interesse individuale, del resto chi lo saprebbe meglio di lui: ci ha modellati a sua immagine. Durante il corso degli anni dei suoi governi avventurosi, ci ha appunto modellati, ci ha messi alle corde, i prezzi sono sempre lievitati senza controllo, e questo anche dopo certo, ma non è forse più difficile fermare un'auto già in corsa, che impedirle la partenza quando è ancora ferma?! Chi era ricco è diventato più ricco, chi era povero più povero.

Berlusconi ha preso anche il consenso dei poveri perché ben sapeva che dicendoci che Prodi ha messo quelle tasse, e il resto nelle sue arringhe, e proclamando che lui le avrebbe tolte, ci sarebbe parso un Messia Salvatore che facilmente ci avrebbe impugnati.

Ci ha resi egoisti, rendendoci prima poveri, del resto le condizioni di deficit che ha dovuto cercare di risanare il governo precedente erano sua gentile eredità, risulta quindi ovvio che il povero che non afferra che tale è perché quello che ora si ripropone a salvatore è colui che l'ha rovinato, ora, da salvatore venga eletto, proprio da quel povero sua creatura, a suo rappresentante: egli vede solo che Prodi gli levava i suoi soldi personali.

Del resto è naturalmente comprensibile che se al debole si promette qualche soldo in più (garantisco che lo capisco ad analisi immediata, in quanto con meno di mille euro al mese ben rientro, con molti altri giovani come me, in questa fascia) egli è quasi in dovere a guardare al “qualche soldo in più”, ma non sarà uno specchio per le allodole, l'ennesimo?! Credo sia ora di guardare oltre la punta dei propri piedi, cercando di riporre fiducia in nuovi corsi che, forse, non ci porterebbero alla curva nella quale ci aspettano i soliti briganti.

Dove finiranno i servizi pubblici, bene o male accessibili a tutti, quando le casse statali saranno vuote? Lasciate vuote come se le è ritrovate il governo precedente, così antipatico perché ha cercato di ricolmarle. Ricolmarle significa assicurarci questi servizi nel futuro, che altrimenti sfocerebbe nella privatizzazione: ed ecco uno degli interessi di Berlusconi e degli imprenditori, ma chiediamoci, chi, quanti di noi poi si potranno permettere un'assistenza sanitaria, ad esempio, un'istruzione degna del nome per i propri figli, con i prezzi delle strutture private, sostituenti quelle statali costrette alla conversione proprio per la mancanza di fondi? Capiamo che quei soldi, che il principale del Pdl ci ha detto che sono stati rubati dalle nostre tasche, non erano che la nostra assicurazione ad un futuro accessibile, non viviamo di furti solo nel nostro presente, abbiamo anche un futuro che deve essere a tutti garantito: crediamo davvero di mangiare tutto oggi e restare a digerire un unico pasto per tutta la vita? I medici dicono che è meglio fare più pasti e non troppo pesanti. (Tra l'altro non che ci venga assicurato un grande banchetto nemmeno oggi). Qui interverrebbe facilmente il discorso: “Che inizino a togliersi un po' di soldi loro, laggiù a Roma”.

Pienamente d'accordo.

L'ultimo commento riguardo quella privatizzazione verso la quale personalmente credo ci stiamo avviando è in risposta a chi dice che ben venga questa gestione in rapporto ai servizi statali ora presenti non sempre efficienti. È vero, ma privatizzare non è solo un rimedio? Che, tra l'altro, ci sbatterà in un problema ben più gravoso per noi che un treno freddo o in ritardo, un problema perché, quel servizio, non potremo pagarcelo. Credo che a servizio dei cittadini di un paese possa esserci solo un sistema statale, questa è per me l'unica strada e risolvere i suoi problemi di oggi significa trovare soluzione in questo senso, con una nuova educazione etica e civica di noi tutti.

Queste sono soluzioni permanenti, il resto sono rimedi a beneficio dei “rimediatori”.

Comunque, quando si potrà spezzare un cerchio che pare infinito, in quanto se non vediamo chi ci rende poveri e, questi, scaricando la colpa su altri si presenta come risolutore, sempre verrà rieletto a scarti temporali regolari e prevedibili. Ma così facendo, questa spirale si perpetua perché come è già capitato, probabilmente, parte del popolo non lo rieleggerà, il “risolutore” in questione, spostandosi nuovamente dall'altra parte della bilancia, dove salirà quindi un governo opposto che ancora si troverà la pesante eredità di cui qualche riga sopra.

Durante quel periodo di governo opposto, che per Berlusconi sarà quindi solo di transizione, egli di nuovo farà presa sulle masse proclamando la loro disfatta responsabilità del governo in carica.

A volte la verità l'abbiamo sotto il naso, a volte ben sepolta sotto metri di terra.

Ecco come va perpetuandosi quella spirale, perché in quel frangente il Pdl (se non decide di cambiare ancora nome) si riprenderà i voti di chi si alterna tra i due schieramenti. Ritengo che, una volta capito questo meccanismo, saremo, come popolo italiano, pronti a calcare con convinzione nuove strade.

Ma quando sarà? Quando smetteremo di pensare così strettamente a noi? Quando capiremo che nessuno ci rubava i soldi quando ci chiedeva di pagarli? Non oggi l'abbiamo capito, non oggi! Non oggi, in un'Italia che, ancora una volta, ha preferito i cori da stadio e i discorsi da bettola, ai toni pacati e argomentazioni nuove.

Quando capiremo che molte volte chi urla non sta dicendo nulla? Quando capiremo che a chi ci ha resi ciechi, noi non dobbiamo dare la mano per farci guidare nella selva dove abuserà di noi?! Quando, tutti noi, alcuni dei quali si proclamano orgogliosi italiani, cominceremo a pensare all'Italia?

Siamo stati presi all'amo come pesci in uno stagno al quale non è lasciata che poca acqua proprio da colui che quell'acqua l'ha tolta, per di più bevendosela alla nostra salute. Presi all'amo di uno dei più bassi sentimenti umani: l'egoismo, il nostro egoismo, strettamente personale, indiscutibilmente privato. Amo dell'egoismo lanciato dalla canna della paura che, almeno qui al Nord, è ben alimentata dalle vampate leghiste.

Come può, chi pensa solo a se stesso, credere di fare il bene per la comunità e addirittura permettersi di dichiararsi parte portante di detta comunità?!

Dove è l'Italia dei grandi movimenti umanistici? Dove è l'Italia dell'arte? E quella delle grandi innovazioni? L'Italia di Garibaldi sto cercando! Dove è l'Italia che ha combattuto e vinto il nazi-fascismo? E, signore e signori, dove è l'Italia che lavora?!

Oggi non c'è davvero più quest'Italia? Nemmeno nascosta sotto questi panni di brigantaggio, che ci fa tutti pirati, e di chi altri se non di noi stessi?

Non ci credo che quest'Italia non esista più! Abbiamo solo la colpa di esser stati raggirati, chiaramente questo è un discorso che vale per le masse, non certo per le élites, che di cognome tutte fanno Berlusconi.

Raggirati, nelle fabbriche, nei cantieri, al Sud, perché abbiamo dato credito a quest'uomo che si ripropone di salvarci tutti: perché non l'ha fatto quando poteva, fino a soli due anni fa? E, come dicevo prima, cosa può aver maturato sinceramente di nuovo in questi due anni trascorsi nel segno dell'aggressione politica attraverso ogni media disponibile? Cosa vuole da noi?!

Abbiamo dormito forte, ci ha addormentati, ma accidenti, pure noi un minimo di sveglia non ce la siamo data!

Sto semplificando molto le cose, gli voglio dare una dimensione estremamente logica, in queste mie domande e affermazioni: così ho deciso perché i discorsi intricati ci hanno confuso portandoci dove siamo: ci hanno messo gli occhiali quando non avevamo problemi di vista.

Guardiamo allora la semplice evidenza delle cose.

Al Sud, io mi chiedo, chi possa aver votato Berlusconi, quando egli è un alleato della Lega Nord. Quale meridionale può essere caduto in una così ampia voragine di contro-senso?!

Gente, i leghisti, che, è vergognoso ma ve lo garantisco, non considera nemmeno italiani i meridionali. Certo non lo diranno apertamente i parlamentari del Carroccio questo, ma è questo l'effetto che fanno sulla loro gente, e non vengano armati di ipocrisia e buonismo a raccontarci che non è vero, che questo non è il loro intento: tutti coloro che non sono stupidi hanno visto sapendola davvero leggere la cartellonistica, elettorale e non, di questo manipolo di reazionari.

Come può fare qualcosa per l'Italia un partito alleato ancora di questa Lega Nord, lega che nemmeno riconosce l'inno di Mameli, che sui cartelloni elettorali scrive “Via da Roma!” e “Roma ladrona!”? Riguardo all'inno ho sentito lo stesso Veltroni chiederselo e chiedercelo.

E su questa alleanza e il Sud, logicamente mi domando, oltre a quello presentato sopra, come il Pdl abbia potuto raccogliere i voti meridionali: come si può credere, guardando dagli occhi di un napoletano, di un palermitano, di un barese che Berlusconi faccia davvero qualcosa per queste regioni, quando è così strettamente legato, forse a mo' di cappio, all'alleato padano che, addirittura, ragiona in termini di scissione, (per lo meno economica quando non delira completamente), dal Sud?!

E dovrà, Berlusconi, prestare orecchio alla Lega Nord, visto che il partito del Carroccio s'è irrobustito ulteriormente, e reclamerà quindi a gran voce il rispetto delle sue esigenze, che certo non sono quelle del Sud, alle quali il cavaliere dovrà necessariamente andare incontro (alle esigenze leghiste) proprio in rapporto alla forza leghista, e a quel cappio di cui sopra. È intuibile che anche oggi verrà il Nord al primo posto, aumentando così un divario che rientra in quella spirale perpetua che attira anche queste azioni per nutrirsene e assicurarsi futuro. Ma quante “Italie” ci sono?!

E per i meridionali stabili qui al Nord che hanno votato per Bossi e compagni, non ho nemmeno la forza di commentare. (Tra l'altro, in fondo, chi sono io?!)

Quando ci accorgeremo che non ci sono sessanta milioni di “Italie”, che l'Italia non sono io né tu, ma che l'Italia siamo noi, allora sarà il giorno che intraprenderemo nuove strade, vincenti. Sarà poi da quello stesso giorno che ci accorgeremo anche che non vi sono sei miliardi e mezzo di mondi, ma in realtà uno solo e quello siamo noi. Ma questo è un altro discorso.

E basta dire: “Sì, be', si fa per dire”, “No non è inteso così..”, “Scherzavo..” personalmente sono molto, molto stanco di questi show, questo minimizzare le cose dopo che sono state fatte detonare. Ma scherziamo?! Stiamo giocando?! È tutto un gioco per noi farci prendere in giro?! Guardiamo le cose dando il valore reale! Un modo di fare che, guarda caso, è stato sempre numero centrale del pagliaccio in questione tra queste righe. Termine pagliaccio che, non uso né con leggerezza, né con fare reazionario: non è forse pagliaccio colui che inscena spettacoli ridicoli stando al centro dell'attenzione? Cosa fa di diverso questo pagliaccio, se non inscenare spettacoli, come lo stracciare in pubblico il programma elettorale del Pd, fare il gesto delle corna nelle foto ufficiali di meeting politici, fare battute di pessimo, pessimo e vergognoso gusto sui giovani precari e allo sbando per il proprio futuro dicendo loro di sposare i suoi figli: noi i suoi figli non li vogliamo perché non vogliamo un suocero come lui, e il cielo ha scampato la carta che non uso per riportare altre mascherate. Non sta forse al centro dell'attenzione di uno spettacolo ridicolo, tanto è vergognoso, questo pagliaccio, presentandosi col suo faccione tirato, nelle nostre case quotidianamente con una delle sue trovate? Questo era solo per giustificare il termine usato.

Va riconosciuto che questo ruolo lo ricopre perfettamente, la persona in questione è intelligente nel suo campo, sa cosa dire, sa come dirlo e quando, è un uomo di spettacolo, ma quello che dice e fa attacca solo sulla pelle di chi dorme, e ancora oggi siamo stati molti, troppi. E riguardo lo spettacolo, noi ne prendiamo parte, ma non da attori protagonisti quali il popolo deve essere, siamo spettatori paganti del suo spettacolo privato e personale. Ma alziamoci da queste poltrone, il palco è lì, la scena è del popolo! E non del Popolo delle Libertà, perché quello già fatico a comprenderlo popolo, figuriamoci delle libertà.

Negli ultimi tempi non facciamo che ciondolarci sull'altalena delle possibilità, un po' qui e un po' là, senza fermarci e mettere i piedi su un'idea che va sostenuta crescendola e cresciuta sostenendola. Siamo, prima che ideologicamente, moralmente morti.

Ci è comodo così, spensierati, ignoranti, pronti a esser spinti da qualsiasi giostraio si presenti per farci fare ancora un po' di anestetizzante rollio. Ma siamo esseri umani o pupazzi?!

Non abbiamo avuto la prontezza, il coraggio forse, di percorrere una strada nuova che per la prima volta si presentava in Italia, e che già è percorsa da paesi civili in Europa, abbiamo preferito ancora un altro po' di altalena, per non mettere alla prova i nostri piedi che abbiamo evidentemente ritenuto intorpiditi dopo anni di inattività. Ma per camminare siamo fatti, camminiamo, almeno proviamo.

Abbiamo dato retta ad una campagna elettorale fondata sull'aggressività verso l'avversario, e sulla concretizzazione virtuale di promesse tra le più meschine e infide, quelle che fanno leva sul personale portafogli del singolo cittadino. Ci meritiamo quindi altri anni di un governo delirante, di un governo poco serio, eppure non me la sento di dirlo: è ovvio che dobbiamo pagare la nostra leggerezza e ignoranza perché siamo caduti in trappola ancora, eppure, per il bene dell'Italia non me la sento di dirlo appieno che ce lo meritiamo, soprattutto non se lo merita chi è rimasto sveglio durante la lezione e ora deve sorbirsi gli schiaffi per colpa di chi, di fianco a lui, ha dormito.

E imparare a guardare oltre il confine della città-stato che oramai è diventata la nostra persona, permette anche di dire che, nell'ottica della famiglia umana, nemmeno il mondo si meritava di vedere quella piccola sorella esser presa per mano dall'accompagnatore sbagliato. Mondo che, tra l'altro, anch'esso si vedrà riconsegnare qualche schiaffo, viste le doti relative e le amicizie, che Berlusconi sa presentare con la sua politica estera.

Ricordando l'ultimo contro senso, la sua lotta al terrorismo assieme al suo amichetto d'oltre oceano, che ha portato l'Italia al centro del mirino terroristico.

E ci sarebbe molto da dire su questo, ma visto che ho votato alla semplicità tutto l'articolo, almeno questa era la mia intenzione, dico solo che, ancora una volta, l'Italia siamo noi, in quel mirino ci siamo noi, potessero mirare, quei mirini, sull'automobile blindata nella quale si trova solo con i suoi amichetti e almeno le pecore sarebbero tornate all'ovile.

Contro senso: non è interesse del paese metterci tutti, intesi come esseri umani ancor prima che cittadini, in pericolo laddove ci si avvia, per l'ennesima volta nella storia da quando se ne ha memoria, sulla strada che mai ha portato a vere soluzioni, ma solo a rimedi perpetui dai costi elevatissimi e dalle conclusioni degenerative: la strada del non-dialogo, della repressione. Dove trovano giustifica queste politiche?! Non certo nell'essenza del nostro essere, ancora una volta intesi come esseri umani prima che cittadini.

Quando smetteremo di cercare soluzioni nei rimedi, inizieremo a trovare soluzioni nelle soluzioni delle prevenzioni.

Ciò di cui ho scritto è preso dai fatti che ho sentito, come tutti, dai media. Non li ho inventati, mie sono, invece, le considerazioni che ritengo, tra l'altro, ovvie e alla portata di tutti gli occhi aperti.

Certo sarà che, qualcuno, a leggere queste righe dirà che “me la sono presa” per nulla, infatti ciò che ho sentito e visto, che noi abbiamo sentito e visto, è stato da noi frainteso: “loro” scherzavano..

Noi invece no.

Guarda un po', ci manca l'umorismo per vivere beati in questo paese.

Umorismo e incoerenza che sono certo non vengano utili nemmeno per gestire un bar, figuriamoci un paese.

Nella speranza che ciò che ho scritto venga davvero smentito questa volta (?!), e davvero ne sarei felice, porgo i miei sinceri auguri a tutti coloro che ritengono queste righe frutto della frustrazione: auguri davvero sentitissimi necessitano queste persone.

Auguri che inoltro anche a tutti noi, Italia intera, nella speranza di non averne necessità laddove questa speranza è intrisa di vecchio, già visto, di smog, di autunno.

 

Niccolò Bulanti

(scritto per 'l Gazetin, maggio 2008
non pubblicato per carenza di spazio)


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