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V. Vecellio. Guido Ceronetti, l’impostura di due Stati, Israele e Palestina, l’allarme di Colombo, il possibile unico antidoto
19 Marzo 2008
 

Guido Ceronetti (foto), figura di intellettuale più unica che rara, nella sua rubrica “Stuzzicadenti” su La Stampa del 12 marzo, affronta di petto una questione importantissima e urgente. “Israele e Palestina, la bugia dei due Stati”, è il titolo del suo intervento. Più propriamente, Ceronetti parla di “impostura”:

 

«Vorrei segnalare una impostura delle più credute, delle più diffuse. Non ha né destra né sinistra, è un luogo comune infarcito di falso: l’impostura dei due Stati, Israele e Palestina, di cui uno è riuscito a essere Stato (dopo sessant’anni giusti di esistenza ufficiale in guerra permanente), l’altro semplicemente non potrà mai farcela a diventare qualcosa che somigli a uno Stato. Purtroppo si tratta di due siamesi inseparabili: separali chirurgicamente, li uccidi entrambi».

 

Tuttavia, annota Ceronetti, tutti quando parlano della questione, hanno solo una soluzione da proporre: due Stati. Proprio tutti no, forse Ceronetti lo sa, forse no – come potrebbe saperlo, dal momento che non se ne parla? – ma c’è un leader politico e una forza politica che propongono il superamento dello Stato-nazione, considerano più che mai attuale l’essenza di quel “Manifesto di Ventotene” che fu elaborato da Ernesto Rossi e da Altiero Spinelli; e propongono che la Turchia da una parte, Israele dall’altra, possano far parte dell’Unione Europea. Ma torniamo a Ceronetti:

 

«Israele è laico, tollera le minoranze religiose, mezzo ateo, forse avviato a esserlo del tutto, e a un pugno risponde, avendone la forza, con due. Ma nell’avversario il pugno non è laico per niente, la cintura di tritolo, il missile Qassam sono gesta Dei per Palestinos e di ogni colpo che va a segno l’onda lunga rimanda il suono uraganico Allah è grande. Si può fare Stato di una frazione minima di Palestina che ragiona e tratta (ma guasta e infida), riattaccandola a una forza religiosa totalizzante come Hamas, per cui “l’usurpazione sionista” è in realtà occupazione di spazio sacro, che richiede una Soluzione Finale di purificazione definitiva (leggi: sterminio, cancellazione dell’identità nemica)? Per quello che io posso comprendere con strumenti di solo pensiero informato, Gaza di Hamas è già un regime teocratico non statuale, da rissa interpalestinese passata a lembo di umma islamica mondiale escludente sia la trattativa politica che la soluzione militare…».

 

Esorta a coltivare “un po’ di immaginazione”, Ceronetti. Ed è quell’immaginazione molto concreta e molto realista che sola può salvare Israele, i palestinesi e tutti noi con loro.

 

«Gaza, Ramallah, Betlemme potrebbero mai diventare capitali credibili? L’assurdità dei due Stati che si tengono per mano col grembiulino non è abbastanza evidente? Non è tempo di farla finita con questa impostura da oratorio buonista? Quante utopie, segate come rami in gemme di alberi sventuratamente italiani, segnano sabbie e asfalti di quella che i Papi, caparbi e trasognati, non finiranno mai di nominare come Terrasanta!».

 

Dunque immaginazione; ma in realtà quella del superamento degli Stati-nazione e l’unica via praticabile possibile per scongiurare quella “fine di Israele” prefigurata con esattezza e nettezza da Furio Colombo in un suo recente saggio non a caso ignorato:

 

«Israele adesso è minacciato fisicamente da una voglia diffusa di liquidazione del disordine nel Medio Oriente… Lo stato dei fatti è disorientante. Israele percepito come ricco e potente, è immerso nel mondo ostile della ricchezza petrolifera… Israele è stato lasciato solo anche da chi un tempo ha combattuto contro le dittature delle leggi razziali, per la nascita della libertà, per la fondazione del nuovo stato libero degli ebrei…».

 

Colombo ricorda un’intervista che lo scrittore e storico israeliano Benny Morris ha rilasciato il 7 gennaio 2007 nella quale parla di “olocausto nucleare”. Morris parla dello stato d’animo con cui gli israeliani vivono questi giorni; nelle parole di Colombo:

 

«Israele rischia l’olocausto militare. È vero – dice lo storico – che l’Iran dovrà affrontare la condanna e il bando delle nazioni civili. Ma purtroppo ciò accadrà dopo. Perché prima, ovvero adesso, non si vedono motivi per cui – dato lo stato di disordine e tensione che attraversa il mondo – l’Iran dovrebbe trovare intorno a sé ragioni per fermarsi, per non dare corso al suo terribile annuncio. …Improvvisamente ciò che è folle e inaudito appare meno folle e meno inaudito, specialmente se avviene in un ambito circoscritto, che non riguarda nessun altro paese…di fronte a questa minaccia Israele è solo, completamente solo. E chiede: “E se l’eliminazione preventiva del pericolo atomico iraniano, nel silenzio del mondo, finisse per apparirci l’unica possibilità di sopravvivere come paese?”. A noi, dice Benny Morris, non è data a forza della deterrenza che ha segnato la guerra fredda. Come dimostrano le stragi del terrorismo, l’idea è: “Chi può mettere mano per primo all’esplosivo, lo fa e lo fa subito. Se lo faremo noi, lo sappiamo, ci odieranno. Ci odiano già adesso. Comunque sempre meglio che non esistere più”…».

 

Tutto questo, osserva Colombo, ha detto Benny Morris, voce documentata, credibile, autorevole di Israele. Reazioni, commenti, risposte, dichiarazioni del mondo politico? Nessuna. Quelle parole terribili non sono state intercettate, dimostrando che sono vere: il silenzio vuol dire che le accettiamo, riservandoci la esecrazione postuma?

 

Ecco perché l’articolo di Ceronetti è importante; perché il libro di Colombo va letto; perché si tratta di un dibattito urgente, e di una questione che riguarda un po’ tutti. Israele nell’Unione Europea è l’antidoto agli scenari terrificanti che vengono ipotizzati e prefigurati.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 18 marzo 2008)


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