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Mirella Parachini. Una proposta che contenta tutti
08 Novembre 2007
 

«Mai venduta la pillola del giorno dopo», dice Piero Uroda, presidente dell'Unione dei farmacisti cattolici nella sua farmacia a Fiumicino Roma, «sempre stato in linea con il principio dell'obiezione di coscienza ieri difeso da Benedetto XVI. Se mi è capitato qualche volta di ricevere una richiesta mi sono sempre rifiutato di venderli nel mio esercizio, senza alcun problema».

Questo atteggiamento è più o meno quello che incontra una donna che si rivolga ad un Pronto Soccorso di sera o in fine settimana di fronte ad una sua legittima richiesta della cosiddetta pillola del giorno dopo, ma meglio sarebbe dire contraccezione d’emergenza (poiché il fattore tempo è rilevante e quanto prima il farmaco viene assunto quanto più efficace ne è l’effetto).

Quello che colpisce tanto in questi comportamenti non è la coerenza con i propri principi religiosi, che pure in altri casi non è dato riscontrare (la maggior parte delle persone che ottengono un divorzio o un aborto nel nostro paese è di religione cattolica) quanto l’assenza totale di conseguenze che questo comporta, indipendentemente dal fatto che si stia svolgendo una funzione pubblica che riguarda la salute e la vita di altre persone. Non è nell’esercizio delle proprie funzioni religiose che queste dichiarazioni vengono fatte, ma nell’esercizio di una funzione pubblica.

Noi radicali siamo sempre stati favorevoli all’obiezione di coscienza, sapendo che questa comporta una contropartita - nel caso del servizio militare il servizio civile alternativo – che è ben nota a chi decide di sollevarla.

Il primo punto che bisogna affermare con forza, quindi, è che chi avanzi obiezione di coscienza venga messo in condizione di subirne le giuste conseguenze senza poter danneggiare chi ne trae i risultati. Per esempio si potrebbe immaginare che una farmacia con il titolare obiettore di coscienza non abbia la possibilità di essere l’unica farmacia aperta di turno o che il medico di Pronto Soccorso debba obbligatoriamente indirizzare la paziente che lo richieda a chi possa prescrivere il farmaco.

Ma la vera battaglia che stiamo conducendo come Associazione Luca Coscioni è quella per la vendita della “pillola del giorno dopo” come prodotto da banco. Questo obiettivo risolverebbe tutti i problemi, di Ratzinger, del dott. Uroda e di una qualsiasi donna che, angosciata per un rapporto a rischio, voglia usufruire di quello che la contraccezione le mette a disposizione per evitare una gravidanza indesiderata e quindi un eventuale aborto. In Italia la vendita della contraccezione d’emergenza è sottoposta all’obbligo della ricetta medica nominativa e non ripetibile, nonostante in molti paesi sia venduta come prodotto da banco. In paesi quali la Francia, il Belgio e la Gran Bretagna il prodotto viene distribuito in farmacia come prodotto “over the counter”, né più né meno come uno spazzolino da denti o i pannolini, a riprova della sua assoluta innocuità. Un tale provvedimento applicato anche da noi riuscirebbe a risolvere l’aspetto pratico del problema e il tormento delle coscienze di tutti quei farmacisti turbati dalla seppur remotissima possibilità che il Levonorgestrel possa interferire con una fecondazione già avvenuta. (A proposito, è stato controllato se la farmacia di Fiumicino è rifornita di spirali?)

In realtà tutti i più recenti e autorevoli studi in materia indicano che l’effetto del farmaco consisterebbe in un blocco dell’ovulazione piuttosto che in una interferenza con l’annidamento di un ovulo già fecondato. Ma poiché non sarà mai possibile dimostrare l’avvenuta gravidanza a poche ore da un rapporto a rischio resta aperto il problema del significato del meccanismo d’azione del farmaco. Voglio a questo proposito ricordare la chiara sentenza del TAR del Lazio che nel 2001 affermava: «Il decreto che autorizza la commercializzazione del CE non contrasta con la legge n. 194/1978, poiché il farmaco autorizzato agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno».

Dotarsi di provvedimenti che garantiscano l’autodeterminazione delle proprie scelte riproduttive SENZA ledere i convincimenti più o meno autentici delle persone è un obiettivo pregevole e che dovrebbe incontrare l’appoggio di tutti.

 

Mirella Parachini

(da Notizie radicali, 8 novembre 2007)

 

 

Mirella Parachini è componente la Giunta dell’Associazione Luca Coscioni e Vice-presidente della FIAPAC (Federazione Internazionale degli Operatori di aborto e Contraccezione)


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