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I due pugili cubani avrebbero chiesto di essere rimpatriati 
Il Brasile concederà asilo politico a un giocatore di pallamano e a un tecnico di ginnastica. A Cuba sotto Raúl Castro aumenta la repressione contro giornalisti indipendenti
11 Agosto 2007
 

I due pugili cubani fuggiti durante i Giochi Panamericani di Rio de Janeiro e successivamente deportati a Cuba dal governo brasiliano, avrebbero ricevuto minacce contro le loro famiglie da parte dell’Avana, secondo quanto affermato dall’impresario Ahmet Oner al quotidiano Folha de San Paulo.

«Volevano andare in Germania a fare i pugili professionisti, ma dopo hanno cambiato versione perchè la pressione contro di loro era troppo forte», ha aggiunto.

Oner, turco residente in Germania, è il responsabile principale della fuga e ha confessato di aver prospettato ai due atleti la possibilità di combattere in Germania come professionisti.

«Non è vero che sono scappati dalla Villa Panamericana perchè fuori peso e dopo sarebbero stati drogati. Non siamo gente simile. I due pugili hanno bevuto e sono andati con delle ragazze, ma perchè volevano farlo, non li abbiamo certo obbligati» ha concluso Oner. Arena Box Promotion rappresenta altri pugili cubani scappati dall’isola come Yan Barthelemy, Yuriolki Gamboa, Odlaner Solís e Juan Carlos Gómez. Prima di rimpatriare i due pugili le autorità brasiliane hanno dichiarato che entrambi hanno espresso il desiderio di rientrare Cuba. Il dato di fatto preoccupante è che due giorni prima non ne parlavano: deve essere accaduto qualcosa che li ha convinti a cambiare idea.

Il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro (foto), ha confermato che Rigondeaux e Lara, hanno praticamente implorato di rientrare a Cuba. A maggior prova delle sue parole ha detto che il giocatore di pallamano Rafael DaCosta Capote, fuggito pure lui durante i Giochi Panamericani, probabilmente riceverà lo stato di rifugiato. DaCosta Capote e l’allenatore di ginnastica Lázaro Lamelas sono i due sportivi cubani che rimangono in Brasile e hanno presentato domanda di rifugio politico al Comité Nacional para los Refugiados de Brasil, che dovrà decidere entro sei mesi. La deportazione di Rigondeaux e Lara ha scatenato una forte polemica in Brasile, al punto che molti rappresentati dell’opposizione hanno chiesto spiegazioni al governo. L’Ordine degli Avvocati del Brasile ha annunciato che chiederà all’Avana garanzie di integrità fisica e trattamento degno per i due pugili. L’associazione in difesa dei diritti umani (Human Rights Watch) ha detto che il governo brasiliano deve investigare a fondo sulle possibili iregolarità perpetrate nell’episodio di deportazione a Cuba dei due pugili.

«Sarà importante assicurarsi che i due sportivi non soffrano sanzioni, punizioni o rappresaglie da parte del governo cubano» ha detto il direttore esecutivo dell’associazione, José Miguel Vivanco.

La polizia e il Ministero della Giustizia insistono nella tesi che i due pugili hanno manifestato il desiderio di rientrare a Cuba e si sono dichiarati pentiti di aver tentato la fuga.

«Non possiamo accontentarci della sola versione ufficiale. È un fatto senza precedenti che un atleta cubano rompa con la sua delegazione e subito dopo cambi opinione per decidere di rientrare nel suo paese. Quando uno fa questo passo è perchè sta cercando asilo politico...» ha detto Vivanco.

I dubbi su questa strana vicenda sono ancora molti e tra le altre cose ci chiediamo come mai i due pugili non sono stati assistiti da un avvocato. Permane forte il pericolo delle rappresaglie cubane. Fidel Castro ha detto chiaro che Rigondeaux e Lara non torneranno mai più a calpestare un ring internazionale rappresentando i colori di Cuba. Per i due giovani campioni si prevede un pensionamento anticipato.

 

Tanto per avere un’idea delle possibili repressioni che avvengono a Cuba basta ricordare che la Seguridad del Estado interroga, arresta e minaccia quotidianamente gionalisti indipendenti e politici non allineati. Pochi giorni fa è stato arrestato il poeta e scrittore Luis Felipe Rojas Rosabal, collaboratore della rivista telematica Encuentro en la Red. Una sorte simile è accaduta al dissidente José Antonio Triguero, membro del Partido Liberal de Cuba e al giornalista independente Yosvani Anzardo Hernández. I tre intellettuali risiedono nel municipio di San Germán, provincia di Holguín. Rojas Rosabal ha detto che gli interrogatori hanno avuto un tono persuasivo. Triguero e Anzardo collaborano al sito Cubanet, rivista di informazione indipendente. Il maggiore Cepena González, dopo un lungo interrogatorio, ha intimato di abbandonare quel lavoro controrivoluzionario, pena il ritiro del passaporto e successivamente il carcere. Il reato di controrivoluzione a Cuba è molto grave e può essere sanzionato con un massimo di 25 anni di galera. A Rojas Rosabal, autore della raccolta di poesie Averso de la bestia amada e Secretos del monje Louis, pubblicate a Cuba, è stato vietato di avere rapporti con gli oppositori e consigliato di abbandonare il suo lavoro come collaboratore di Encuentro en la Red. Il maggiore Leonidas Licea ha minacciato di applicare la famigerata Legge 88, conosciuta come “Legge Mordaza”. Sono molti i collaboratori di Encuentro che scontano lunghe condanne in carcere per aver raccontato fatti ed espresso opinioni. Ricordiamo Adolfo Fernández Saínz e Ricardo González Alfonso, arrestati durante la ondata repressiva del 2003 e condannati rispettivamente a 15 e 20 anni di prigione. A Cuba la repressione contro gli oppositori si è fatta più dura da quando il potere è passato nelle mani di Raúl Castro.

 

Gordiano Lupi


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