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Carmelo Musumeci. Lutto fra gli ergastolani per la scomparsa di Stefano Rodotà
27 Giugno 2017
 

Non temete quanti uccidono il corpo e non posso uccidere l’anima; temte piuttosto chi può uccidere il corpo e l’anima.

Matteo 10.28

Sono composto di spirito e di corpo. Per il corpo tutto è indifferente, perché un oggetto materiale è privo della capacità di distinguere alcunché. Per lo spirito tutto quello che non viene dallo spirito è parimenti indifferente, perché la vita dello spirito è indipendente. Ma la vita dello spirito non trova affatto il suo senso nel passato o nel futuro. Tutto il suo peso si concentra nel tempo presente.

Marco Aurelio

 

 

La morte del Professore Stefano Rodotà ci ha molto addolorato, perché gli uomini ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani) avevano ancora bisogno della sua voce e della sua luce per tentare di cancellare nel cuore degli umani e nel nostro ordinamento giuridico la pena più crudele che un uomo possa dare e ricevere: la condanna alla “Pena di Morte Viva”.

Molti non sanno che il Professor Stefano Rodotà, insieme a Margherita Hack, Umberto Veronesi, Franca Rame, Don Andrea Gallo e tanti altri ancora vivi, era uno dei primi firmatari della proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo sul sito www.carmelomusumeci.com.

Anni fa, anche a nome dei miei compagni, gli avevo scritto questa lettera:

 La prigione è un mondo ignoto per tutti quelli che sono liberi e, per fare conoscere ai “buoni” l’inferno che hanno creato e che mal governano, scrivo spesso sulla violenza del mondo carcerario. Sono un “cattivo, maledetto e colpevole per sempre” destinato a morire in carcere se al mio posto in cella non ci metto qualcun altro, perché sono condannato alla Pena di Morte Viva”. Infatti in Italia una legge prevede che se non parli e non fai condannare qualcun altro al tuo posto, la tua pena non finirà veramente mai e non avrai nessun beneficio o sconto di pena, escludendo così ogni speranza di reinserimento sociale.

Questa condanna è peggiore, più dolorosa e più lunga, della pena di morte, perché è una condanna di morte al rallentatore, che ti ammazza lasciandoti vivo. Per questo gli ergastolani ostativi non hanno più età, come non l’hanno i morti, perché sono cadaveri viventi. E il nostro dolore è diverso da tutti gli altri prigionieri, perché non c’è neppure un briciolo di speranza in una cella di un uomo ombra. Per questo gli stessi ergastolani, con l’aiuto della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi, prendendo coscienza della loro situazione hanno deciso di mettere in rete una raccolta di adesioni denominata “Firma Contro L’Ergastolo”, nel sito che porta il mio nome, www.carmelomusumeci.com, perché esistono molti modi per uccidere una persona, ma quello di murarlo vivo in nome del popolo italiano, senza l’umanità di ammazzarlo prima, è uno dei più crudeli.

Sapendo del Sua sensibilità sociale abbiamo pensato d’invitarLa ad aderire pubblicamente contro la pena dell’ergastolo.

Molti miei compagni erano scettici sul fatto che una persona così importante come Stefano Rodotà avrebbe aderito ad un’iniziativa che partiva così “in basso” e lo ero anch’io, consapevole che difficilmente un uomo delle istituzioni avrebbe avuto il coraggio di aderire pubblicamente ad una campagna così impopolare e controcorrente.

Eppure lui lo fece, subito e senza esitazioni, facendoci così capire che non tutta la società era d’accordo a considerare irrecuperabili per sempre i condannati all’ergastolo.

Grazie professore. Buon riposo.

 

Carmelo Musumeci

(da Newsletter Ecumenici, 27 giugno 2017)


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