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Rom. Il piccolo Roberto è in salvo in Romania 
di Roberto Malini
05 Agosto 2013
   

Ionut è un giovane rom romeno che da sei anni svolge attività di volontariato umanitario con il Gruppo EveryOne. L'attivismo di Ionut è stato fondamentale, negli ultimi anni, per i progressi che l'Italia e l'Unione europea hanno compiuto nell'ambito delle politiche sui rom. Per la sua opera, il giovane e la sua famiglia hanno subito molti atti di persecuzione, molte intimidazioni, molti attacchi. Grazie alle denunce e alle azioni civili svolte dal Gruppo EveryOne nelle Marche – con interventi basilari da parte di Ionut – il fenomeno delle violenze da parte di uomini in divisa contro cittadini rom è dapprima diminuito, quindi si è praticamente interrotto. Anche espulsioni e fogli di via per un'inesistente “pericolosità sociale” si sono fatti più radi, anche perché alcuni questori hanno dovuto rispondere di atti di allontanamento emanati con troppa superficialità nonché di azioni persecutorie contro difensori dei diritti umani.

Nel 2008 una delegazione di indagine europea, guidata dall'allora europarlamentare Viktoria Mohacsi ha risposto a un appello del Gruppo EveryOne e si è recata a Pesaro, dove ha incontrato la comunità rom locale, raccogliendo decine di testimonianze confluite poi in un Rapporto per il Commissario europeo per i diritti umani. Nonostante l'intervento dell'Unione europea a tutela della comunità perseguitata, purtroppo istituzioni e autorità hanno reagito a queste azioni civili con una repressione ancora più dura, documentata nel sito del Gruppo EveryOne. Sempre nel 2008, un ospedale non visitava né prendeva in cura al pronto soccorso la mamma di Ionut, che si era presentata ai medici in preda a dolori lancinanti all'addome e al capo. La persecuzione contro i rom di Pesaro prosegue ancora oggi, nonostante alcune interrogazioni parlamentari italiane ed europee. Otto procedimenti penali hanno colpito a Pesaro i difensori dei diritti umani che hanno tutelato Ionut e i suoi cari, oltre a un avviso orale da parte della questura, pedinamenti, convocazioni in questura, “avvertimenti” di varia natura, agguati da parte di gruppi razzisti, lettere minatorie. Gli sgomberi che hanno riguardato le famiglie rom a Pesaro sono stati durissimi, con esiti a volte tragici (per esempio, due giovani romnì incinte hanno perso i bambini che avevano in seno durante azioni poliziesche di evacuazione).

Qualche settimana fa, Ionut, che è sposato con una romnì piena di coraggio e speranza, è diventato padre. La sua famiglia mi ha onorato chiamando “Roberto” il bimbo appena nato e scegliendomi quale suo padrino. Nonostante i Ciuraru abbiano residenza in una roulotte che si trova a Pesaro – grazie alla generosità di Cittadinanza Attiva di Civitanova Marche e ad alcuni interventi del Difensore civico delle Marche e del Garante per l'infanzia – le azioni contro di loro si sono intensificate dopo la nascita del piccolo. Funzionari comunali e uomini in divisa si sono susseguiti presso la roulotte e nelle strade cittadine, annunciando che Roberto sarebbe stato sottratto alla famiglia e affidato a un istituto, se Ionut non avesse trovato casa e lavoro entro pochi giorni. Secondo quanto il giovane ha riferito al Gruppo EveryOne, le istituzioni locali promettevano un aiuto economico nel caso avesse trovato (in luglio: impresa quasi impossibile) un alloggio in affitto. Dopo alcuni giorni di grande impegno da parte del Gruppo EveryOne e di alcuni attivisti marchigiani, la casa è stata trovata, ma nessun sostegno era poi confermato a Ionut. Stressato e spaventato dall'accanimento verso il suo bambino, Ionut si trovava calato in un incubo. Svolgendo attività fisica per ridurre la tensione, cadeva rompendosi una gamba. Il giorno dopo, le autorità si presentavano ancora presso la roulotte, chiedendo del piccolo Roberto. Con il bimbo in braccio e avvalendosi delle stampelle, Ionut fuggiva in una zona boscosa, per far perdere le proprie tracce a coloro che davano la caccia al bambino. Quel ragazzone robusto e senza paura mi chiamava in lacrime, singhiozzando in preda alla disperazione. Così ho organizzato – insieme ai Ciuraru – il trasferimento di Roberto a Costanta, in Romania, presso alcuni parenti. Ora si trova lì, al sicuro. Le autorità l'hanno cercato ancora, come se per la città “catturarlo” fosse diventata una priorità. Non lo avranno, perché il piccolo Roberto è circondato da tanto amore, un sentimento che ha la forza, a volte, di prevalere sul suo contrario.

Ora ci batteremo perché venga riconosciuto il diritto della famiglia Ciuraru di restare unita e di continuare a rimanere, serena, nella città in cui vive da tanti anni, nella città in cui Robertino ha visto la luce.


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