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Mentre in Italia la drammaturgia “soffre”, a volte riusciamo ad esportarla più che bene 
Lucio De Angelis intervista Gianni Guardigli
29 Settembre 2009
 

Gianni Guardigli (foto), drammaturgo italiano, ha ricevuto da una compagnia scozzese, Charioteer Theatre, la proposta di scrivere un testo per uno spettacolo, che verrà messo in scena nella primavera 2010 sia in terra scozzese che in Italia.

Il Charioteer Theatre nasce nel 2004 nel Morayshire, in Scozia, come compagnia teatrale che, oltre a portare in scena spettacoli, istituisce anche corsi di drammaturgia per principianti e professionisti.

Basato sul metodo Stanislavskij e influenzato da Strehler, il Charioteer Theatre è diretto artisticamente da Laura Pasetti.

Il nome del teatro, da lei stessa scelto personalmente, deriva dall’opera di Platone, Fedro, e, in particolare, dalla figura dell’auriga (in inglese charioteer) alla guida di due cavalli, uno bianco, obbediente, e uno nero, irrequieto e istintivo; quest’immagine rappresenta il “teatro” inteso come continua ricerca della verità.

L’obiettivo del Charioteer consiste nel fornire agli attori la possibilità di migliorare le proprie conoscenze focalizzandosi sul work in progress, ossia sul processo creativo più che sulla produzione finita.

Venuti a conoscenza di questa sua esperienza, a Guardigli abbiamo rivolto alcune domande.

 

Non essendo un fatto molto comune che un autore italiano venga “chiamato” all’estero per lavorare con un teatro europeo, ci può raccontare la sua esperienza?

Non è comune neanche essere chiamati da una compagnia italiana. Lo stato in cui versa la nostra drammaturgia nazionale è penoso. Siamo l’unico paese in Europa che non tutela la sua drammaturgia nazionale. Dalla morte dell’IDI (Istituto del Dramma Italiano) avvenuta nel 1997 nessun organo ufficiale ha sostenuto gli autori italiani. Indicativo, no?

E in Europa?

Ogni paese sostiene, come dicevo, la sua drammaturgia nazionale.

In alcuni casi sono stati proposti addirittura iniziative di promozione della drammaturgia europea tout-court.

Venendo alla mia esperienza in questione sono stato chiamato da questa compagnia per scrivere un testo insieme a Laura Pasetti e al drammaturgo e regista Paddy Cunneen, una sorta di testo collettivo che parte da una riflessione sul potere e la manipolazione in alcuni testi di Shakespeare.

Per me è la prima volta che costruisco un testo in collaborazione con altre persone facendolo partire dal lavoro sul palcoscenico e non sulla carta. Un’esperienza importante anche per il livello artistico dei miei compagni di avventura. Voglio ricordare che Laura Pasetti è stata una delle allieve predilette di Giorgio Strehler.

Quale è l’argomento?

Due attori rimangono chiusi in una stazione radio a causa di un gravissimo fatto, presumibilmente una guerra, e si ritrovano a ripetere ciò che facevano un pomeriggio la settimana per darsi una ragione di vita. Si mettono al microfono ad interpretare alcune scene shakespeariane che descrivono grandi conflitti attraverso l’esercizio del potere e della manipolazione.

Riccardo III e Lady Anna” da Riccardo III, “Angelo e Isabella” in Misura per Misura, “Otello e Iago” in Otello e poi i monologhi di Bruto e Antonio in Giulio Cesare. E un pezzetto di Macbeth.

La collaborazione come si è concretizzata?

Inizialmente improvvisazione con gli attori, poi scrittura di una sorta di canovaccio e poi montaggio fra episodi e battute di oggigiorno con le entrate nel testo shakespeariano. In questo è stato preziosissimo l’aiuto di Paddy Cunneen, il regista e drammaturgo britannico, che è un esperto di pentametro, l’affascinante “meccanismo metrico” in cui sono scritti i lavori di Shakespeare, una scansione musicale che nelle traduzioni purtroppo si perde completamente.

Che cosa significa “pentametro”?

È la metrica con cui Shakespeare costruiva il verso.

Da noi si potrebbe paragonare, non so, all’endecasillabo, la scansione in undici sillabe, ma è una cosa diversa.

Quando andrà in scena il lavoro?

In Scozia in primavera e al “Piccolo Teatro” di Milano nel marzo 2010.

È la prima volta che lei viene rappresentato all’estero?

No. Altri miei lavori sono stati rappresentati in vari paesi, Germania, Francia, Svezia, Svizzera. Ma è la prima volta che eseguo un lavoro di questo tipo a stretto contatto con la compagnia.


Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 29 settembre 2009)


 
 
 
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