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Gianfranco Paris. Due o tre cose su Gheddafi, “amico” di Andreotti e Cossiga
15 Giugno 2009
 

Il colonnello Gheddafi, il dittatore della Libia, nella sua prima visita ufficiale in Italia, di fronte ai senatori della Repubblica italiana ha pubblicamente ringraziato gli “amici” (sic) Cossiga e Andreotti. La cosa avrà sorpreso molti italiani perché francamente essere definiti “amici” da Gheddafi non sembra cosa priva di significato.


Ed allora per ben capire perché il dittatore libico chiama amici Cossiga e Andreotti, a scanso di equivoci, vi racconto una bella storiella che ho vissuto e sto ancora vivendo in prima persona.

Ho difeso la signora Succi Pierpaola ed i suoi familiari, costituitisi parte civile nel noto processo penale sui fatti di USTICA, per venticinque anni. Codifendo ora la sola signora Succi, insieme al collega Daniele Osnato, nella causa civile che lo stato italiano ci ha costretto ad iniziare davanti al Tribunale di Palermo per ottenere un giusto risarcimento.

 

Il 15 dicembre u.s. il senatore Francesco Cossiga, sentito come teste in questa ultima causa, ha dichiarato testualmente: «ad abbattere il DC9 Itavia, per mero errore, sarebbe stato un aereo dell’Aviazione Marina Francese decollato da una portaerei al largo del sud della Corsica… l’aereo francese aveva in realtà come missione l’abbattimento di un aereo che trasportava il colonnello Gheddafi... Ricordo anche che insieme all’Ammiraglio Martini (direttore del SISMI) considerammo, a tal proposito, la circostanza che il radar italiano aveva battuto la traccia sulla diagonale di Olbia – e che – questa circostanza, infatti, rendeva plausibile che l’aereo fosse partito da una portaerei. Se infatti l’aereo fosse partito da un aeroporto sarebbe rimasta traccia della partenza. L’Ammiraglio durante il nostro colloquio mi riferì anche che sembrava che il pilota francese si fosse suicidato, dopo aver appreso che l’aereo civile era italiano – e che – i francesi non gli avrebbero dato nessuna spiegazione o informazione».

Sempre il senatore Cossiga ha aggiunto, per esserne stato informato dal generale Santovito (direttore del SISMI prima di Martini) che «i servizi italiani avevano salvato da un attentato Gheddafi perché era stato avvisato di non partire con l’aereo oppure di tornare indietro dopo essere partito».

 

Il 16 dicembre u.s. è stato sentito come teste anche l’on. Giuliano Amato il quale ha dichiarato di non essere stato informato direttamente della circostanza che l’abbattimento dell’aereo ITAVIA fosse attribuibile ai francesi (quando era presidente del Consiglio dei ministri, ndr), ma ha precisato: «è vero però che negli ambienti che si occupavano della questione circolavano queste voci come, del resto, altre». L’on. Amato ha inoltre aggiunto che a fine settembre 1986 ricevette una lettera dall’Ammiraglio Martini nella quale si ponevano dubbi sull’opportunità di affidamento del recupero del relitto dell’aereo ITAVIA alla società francese Ifremer poiché si temeva che quest’ultima fosse collegata ai servizi segreti francesi.

 

Dal combinato disposto di queste dichiarazioni si evince chiaramente a chi debba essere chiaramente addebitata la responsabilità dell’abbattimento dell’aereo civile italiano.

 

Il senatore Cossiga è stato anche sentito come testimone durante la causa penale nella quale erano imputati quattro generali per alto tradimento, poi prosciolti dalla Corte d’Assise di Roma per prescrizione a seguito di derubricazione del reato contestato nell’ipotesi minore di alto tradimento, ma non fece alcun cenno alle circostanze ora rivelate in sede di causa civile.

Ma la cosa che lascia più perplessi è il modo come i vari organi dello stato hanno gestito questa tristissima vicenda.

Tutti sapevano nelle alte sfere del potere italiano come erano andate le cose, la nostra politica estera guidata in quegli anni dal divo Giulio giocava su due fronti, uno ufficiale filo americano ed uno ufficioso che aveva lo scopo di accattivarsi le simpatie dei vicini e lontani del terzo mondo. Non si sa mai! Eppoi ci si lamenta quando gli altri dicono che i politici italiani sono inaffidabili!

I responsabili dei servizi segreti hanno comunicato alle alte cariche dello stato come stavano i fatti, ma ufficialmente si è preferito depistare l’opinione pubblica dicendo che giustizia sarebbe stata fatta quando si sapeva che giustizia non si sarebbe potuta fare perché non si poteva dire nel 1980 al mondo, e soprattutto alla NATO, di aver salvato Gheddafi che era il nemico numero uno dell’Occidente, e ai parenti della vittime che quel salvataggio era costato la vita dei loro cari.

 

Ecco perché Gheddafi li chiama amici e li ringrazia in pubblico: perché gli hanno salvato la vita.

Ma nessuno dice una parola per le ottantuno vittime incolpevoli della orrenda strage di Ustica che ne è conseguita. Né dice una parola il Presidente della Repubblica Napolitano che pure sa tutto, anche perché quanto dichiarato da Cossiga e Amato davanti ai Giudici di Palermo risulta da verbali che gli sono stati trasmessi. Sono pochi coloro che si sono schierati contro la visita di Gheddafi in Italia e contro gli onori che i nostri governanti gli stanno concedendo. Tra questi i Radicali Italiani e l’Associazione delle famiglie delle vittime della strage di Ustica, unici a manifestare pubblicamente.

Ma alla nostra classe dirigente politica, o economica che sia, interessa solo fare affari. L’etica, i diritti civili, la correttezza, la lealtà internazionale ecc. sono pane solo per i denti di quei fessi degli idealisti.

Per loro è più importante il denaro, che non puzza mai, anche quando è impastato dal sangue di cadaveri innocenti di nostri fratelli! E così onori a Gheddafi sia da destra che da sinistra.

 

Gianfranco Paris

(da Notizie radicali, 15 giugno 2009)


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