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Carlotta Zanobini: Foca Salemma, Moreno pavone cileno, Buco Eldorado
25 Dicembre 2008
 

Foca Salemma

 

Sul patio di casa scruto l’arrivo della Foca Salemma. La incontrai per caso in spiaggia qualche mese fa e mi parlò di sé. Rideva quando mi raccontava le sue disgrazie, rideva tanto che mi veniva voglia di ridere insieme a lei. Poi mangiammo sulla battigia molluschi e piccoli pesciolini; guardandola mangiare di gusto, ci provai anch’io e… mi piacque così tanto che non la finivo più d’ingozzarmi e di leccarmi le dita. A sera guardammo il sole immergersi nel mare, ci gustavamo a pancia piena il rosso diluirsi nell’acqua turchese; lei continuava a parlarmi di sé, ma ad un certo punto s’interruppe, appoggiò sulla mia maschera di salmastro i suoi grandi occhi neri e iniziò a piangere. Mi venne voglia di piangere insieme a lei fino a notte fonda quando il blu del mare non si distingueva più da quello del cielo, e fin quando le sue lacrime non si confusero con le mie. Così non seppi, nessuno seppe chi di noi due era annegata per prima nelle lacrime dell’altra. Adesso l’aspetto, qui seduta sul mio patio, ma credo non sia ancora pronta per entrare in Paradiso.

 

22 febbraio 1995

 

 

 

Moreno pavone cileno

 

Moreno, pavone cileno, scrisse in rima una poesia per la cornacchia Maria. Lei che di parole, canti e poeti, ne avrebbe fatto volentieri trucioli per l'imbottitura dei divani, finse di interessarsi al variopinto e sofisticato pennuto ruotante. Finse così bene che tutti gli animali pensarono che si fosse fidanzata con Moreno! Finse così bene che anch’essa credeva di esser diventata la compagna di Moreno... ma ahimè... l'amore è complicato fingerlo con continuità e Moreno, benché ispirato - e perciò distratto - cantore di un amore assoluto, se ne accorse. Andò lesto dal Re del bosco - un leone saggio e pensionato da un circo per l’età - tentando di barattare le sue piume colorate e la sua prosa delicata, per un cuore finalmente stracolmo di sincerità da impiantare nella sua cornacchia.

Il Re rispose all'encomiabile Moreno, pavone cileno, che la sincerità non si contratta! Che ogni animale muore con la stessa quantità che gli è stata donata alla nascita, e che vano sarebbe stato il suo sacrificio perché le sue eccellenti qualità non avrebbero smussato la finzione della cornacchia Maria. E aggiunse che di esseri infelici a quel punto ce ne sarebbero stati due! Profetizzò che Moreno continuando all'infinito la sua poesia rimata per Maria - a conoscenza della parte ch'ella stava recitando - faceva qualcosa di inutile. Oltre che di ingiusto!

Però Moreno non si dava per vinto e col becco tentava di staccarsi le piume di dosso... si beccava e si feriva, si sbiadiva i colori al sole e se li bagnava con la pioggia... piangeva e poi fischiava... fino a quando non si accorse dell'enorme potenzialità in suo possesso: le ali. “Le ali servono per volare” pensò compiaciuto... Così salì sull'albero più alto del bosco e spiccò uno dei suoi soliti salti, ma questa volta le ali non si aprirono. Fasciarono il corpo del pavone strette come la bandiera della patria avvolge il feretro del soldato.

La cornacchia Maria pianse, pianse per giorni e per mesi, ma nessuno credette al suo dolore. Lei stessa non capì mai quale dei due sentimenti fosse stato sincero, se l'amore prima o il dolore dopo o se fossero stati falsi entrambi.

 

9 settembre 1994

 

 

 

Buco Eldorado

 

Relegato ai confini dello spazio cerco il Buco di Eldorado.

Inizio la mia ricerca dal mare: sono ammiraglio, capitano e mozzo della mia zattera di tela, mando segnali agli Dei, scrivendo loro filastrocche, elemosinando aiuto e bel tempo. Non capita spesso, ma qualche volta li supplico!

Non trovo un bel nulla! Lo cerco nel carcere del cristallo. Mi aiuto con una scheggia di diamante che riesca a tagliare le sbarre, provo anche con i denti, ma capita, a volte, che mi taglio la lingua e le labbra cercando di rifargli il filo... non sempre però! A volte resto illesa!

Magari è più vicino di quanto immagini, il Buco Eldorado, allora rimugino... anche una serpe in seno si deve nutrire, di veleno al cartoccio, angherie alla brace in salsa maligna con scatti d'ira parmentier, malvagità alla veneziana... penso anche, talvolta, ma non spesso, che ingiustizia deve essere per le vipere gustare un succulento cibo e non potersi leccare i baffi!

Ma dove sta il buco di Eldorado?! Mi stupisco di questa confidenza con un luogo introvabile, quasi che lo conosca di persona il Buco,... certo non penso, quasi mai, che Eldorado sia invece “buco”!

Sono il condor che volteggia davanti al sole, dove confondo l'ardore dei suoi raggi con quello delle mie piume, mi sento anche falco e sciacallo in basso abbruciato, ma non sempre, solo a volte!

Grido e urlo invece spesso molto spesso, immagino di dover sparire e riapparire ridisegnata, con la testa divisa negli alluci, l'emisfero sinistro nel piede destro e l'emisfero destro in quello sinistro, chissà che non riesca a trovare il buco perché ci sono dentro.

 

2 maggio 1997

 

Carlotta Zanobini

 

 

 

Carlotta Zanobini. Nasce a Pisa il 13 maggio 1977. Imprenditrice. Studia fuori corso psicologia clinica all’università di Firenze. Ha sempre coltivato il disegno e la forma della narrativa breve che rimanda alla tradizione toscana della novella, dell’apologo morale, del diario esistenziale. Su Tellus 29 Febbre d'amore. Stendhal + Web” , 2008, è presente con “Nonsense pigro”. Le tre storie che qui compaiono saranno pubblicate, assieme ad altri inediti, nell’Annuario Tellus 30: Narrazioni per 4 stagioni. Dall’Illuminismo a Tellusfolio-Internet.


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