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Laura Tussi: La giornata ecumenica del dialogo. I siti “Il dialogo” e “Politicamente corretto”
23 Settembre 2008
 

27 ottobre 2008: VII edizione

della Giornata ecumenica

del dialogo cristiano islamico

 

La gioia del dialogo

 

A circa un mese dalla celebrazione della VII edizione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico del 27 ottobre 2008, sono già una trentina le iniziative che si segnalano in varie parti d’Italia, città grandi e piccole come Roma, Cintano, Udine, Torino, Caltanissetta, Voghera, Ortovero, Latina, Milano, Licata, Asti, Fidenza, Calolziocorte, Canosa Sannita, Giove, Vicenza, Desio, Novellara, Bergamo, Ravenna, San Vito dei Normanni, San Mauro Torinese, Monserrato, Angeli di Rosora, Brescia, Altare, Novara, Rimini, Trento. Adesioni sono giunte anche dall’estero, come ad esempio dal Cairo (Egitto).

Oltre ai promotori hanno aderito finora molte associazioni, cristiane e islamiche, ma anche amministrazioni locali e ONG. Altre adesioni sono annunciate per le prossime settimane. Alcune di queste iniziative sono già in corso, come quella promossa da www.minareti.it, che sta realizzando a Roma la mostra “I giusti dell'Islam”. Altre si svolgeranno nella prossima settimana. Per tutti gli aggiornamenti si vedano le pagine web:

 

www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm

www.politicamentecorretto.com

 

Il tema della giornata che abbiamo proposto quest’anno è quello de “la gioia del dialogo”. È un tema controcorrente, che intende stimolare le comunità cristiane e musulmane a superare la paura reciproca che, soprattutto dopo la tragedia dell’11 settembre, viene diffusa a piene mani da chi ha interesse ad acutizzare il cosiddetto scontro di civiltà.

I recenti fatti luttuosi accaduti in numerose città d’Italia, fra cui l’omicidio di un giovane di 19 anni a Milano originario del Burkina Faso e reo di avere un diverso colore della pelle, interpellano i cristiani e i musulmani, ma anche i fedeli di tutte le altre religioni e i cittadini tutti, ad impegnarsi attivamente per la pace ed il dialogo e a vincere le tendenze fondamentaliste che hanno portato le religioni a benedire e a partecipare a guerre violente e fratricide.

Ci appelliamo perciò a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, affinché anche quest’anno la VII giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico possa essere, come negli anni scorsi, un seme di speranza e un momento di gioia, di confronto sereno, di reciproca conoscenza e stimolo sulla via del bene.

La diversità arricchisce perché aiuta a vivere meglio il mistero della vita. La paura è nemica della vita. Sì, il frutto più bello del dialogo, come sa chi lo pratica realmente, è proprio quello, umanissimo, della gioia: in primo luogo, la gioia di scoprirsi fratelli e sorelle nonostante le tante differenze (e nonostante il cattivo vento contrario). Per consolidarlo e renderlo capace di moltiplicarsi, occorrerà individuare certo nuovi strumenti, nuove formule e nuovi spazi di incontro: ma soprattutto ritrovare nel cuore di ciascuno il coraggio di sperare, contro ogni speranza.

Riprendiamoci perciò il “diritto alla gioia”, non stanchiamoci di farlo, e gridiamolo dai tetti il prossimo 27 ottobre 2008, in occasione della VII edizione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico che da quest’anno si celebrerà sempre il 27 ottobre per fare memoria del primo raduno di Assisi delle religioni per la pace (1986) e darle una più piena dimensione ecumenica ed interreligiosa.

 

 

 

VOCABOLARIO MINIMO DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Per un’educazione all’incontro tra le fedi

Recensione al libro di Brunetto Salvarani, Vocabolario minimo del dialogo interreligioso, EDB 2008. Seconda edizione aggiornata e aumentata

 

La pedagogia del dialogo si esplica in percorsi comunitari militanti e pratiche dialettiche di conduzione anagogica verso il cambiamento tra identità e differenza quale metabletica implicita nelle transizioni maieutiche di pluralismi religiosi e nelle interdipendenze di alternative cultuali, quali istanze proteiformi contemporanee presenti nelle società occidentali, nell’ambito di una costante dialettica maieutica di incontro e confronto secondo empatia e passione tra uomini e donne di differenti pratiche teologiche e di fede, dove incontrare l’altro nella sapienza.

L’”alfabeto dialogico” si dipana e propaga nell’ascolto e nella conoscenza in un orizzonte ecumenico globale a contatto con posizioni interreligiose e confini multietnici e pluriculturali in limitrofe concezioni di decentramento solidale, dove dall’omologia teologica si prospettano divergenze ideologiche e teleologiche, immaginando teorie egualitarie nella concezione di uguaglianza tramite il pensare le differenze, tra equità di opposizioni e contrasto tra posizioni. Dunque “dialogo interreligioso” e racconto intrabiografico, quale prospettiva dialettica costante e connubio dialogico militante tra pluralismi teologici in rievocabili e riattualizzabili ierofanie e fenomenologie teofaniche manifeste come eventi rapsodici nella civiltà occidentale.

Il dialogo è il presupposto comunicativo tra esseri umani, una modalità relazionale e trasmissiva di contenuti, nozioni e semplici messaggi, come espressione di idee, di valori ed anche sentimenti, emozioni e stati d’animo. Il dialogo diventa però opera di cammino comunitario, di percorso ecumenico, quale intento volutamente costruttivo, quando implica atteggiamenti di accoglienza, nel confronto, nell’interscambio proficuo di identità diverse, in relazioni dialogiche di dinamicità dialettica, nel contenere in sé la diversità di cui l’altro si fa portatore. Accogliere, ma anche tollerare e (perché no?) anche sopportare l’entità altra, la differenza altrui, quale vessillo e memoria che l’”altrui” identità ha effigiata ed impressa nel suo essere “altro” da noi.

Il dialogo, il confronto, l’interscambio, la condivisione, oltre che a costituire nobili intenti etici, di corretto vivere comunitario, implicano il rapporto con la diversità, nel tollerarla, assimilarla, riconoscerla ed accettarla, farla propria, pur mantenendo le distinte identità degli interlocutori, i caratteri imprescindibili di ogni cultura, di ogni credo, di ogni ideale politico, nel confronto dialettico tra memorie, storie di vita, narrazioni di esperienze, individuali e collettive, dove le ideologie, le fedi, le culture hanno aperto un solco, lasciato un’impronta, depositato un seme da cui germogliano prolifiche idee, innovativi contenuti, fecondi valori.

La dinamicità dialettica del confronto sottintende atteggiamenti di umiltà, a scanso di equivoci di prepotenza o di imposizione sull’altro, e implica la deposizione, disposta all’ascolto, della propria precipuità e recondita ipocrisia individualistica, alimentando propositi costruttivi rispetto al rapporto con le alterità.

L’autore considera un’auspicabile “pedagogia del dialogo”, necessaria e di augurabile attuazione in una società multiculturale, multietnica, multiconfessionale. Il cammino di confronto tra le grandi religioni sfocia e progredisce nella concezione ecumenica del concetto di fede: una grande comunità interconfessionale, il mondo intero, in cui si confrontano e coesistono le differenti culture, i credi, i rituali, le cerimonie, per cui dietro a questi aspetti fenomenologici della pratica di culto, sussiste un’unica e imprescindibile entità creatrice del cosmos, un unico Padre, grande e globale, universale punto di riferimento per l’umanità tutta. Questo concetto di matrice prettamente rinascimentale -sviluppato da Pico Della Mirandola e Cusano- e illuministico (Montaigne ed altri) dovrebbe abolire per sempre lo spettro delle lotte interconfessionali e le guerre civili e fratricide, combattute in nome di un simbolo conteso o di uno specifico credo, quale vessillo prepotente e prevaricatore di un’identità su un’altra. Oltre alla pedagogia del dialogo, necessita un’educazione all’interiorità (Cfr. D. Demetrio, L’educazione interiore. Introduzione alla pedagogia introspettiva, La Nuova Italia, Firenze 2000), alla memoria, non solo collettiva, ma anche individuale, un ripensarsi come soggetti portatori di fede e di fedi e di credi, mettendosi in discussione, rivedendo la propria storia di vita, ricostruendo le tappe di formazione dei percorsi del proprio sé e della costituzione delle nostre idee e della nostra identità in base alle relazioni con gli altri da noi. Solo recuperando una dialettica dell’interiorità, potremo ripartecipare la nostra identità precipua e solida e costruita con fatica dialettica e più consapevole, insieme all’altro da noi.

È necessario un primo ripiegamento su se stessi, un ritornare a ripensarsi, un conoscersi di stampo socratico, per far fronte alle avvincenti seduzioni delle logiche del pensiero unico, portatore di schiaccianti mitomanie dell’effimero, con gli esproprianti dettami del mercato e del consumismo capitalista, in metropoli deturpate ed esacerbate da un erroneo progresso. Proprio qui, al centro del mondo industrializzato, dovrebbero risorgere le piazze, le agorà, per incontrarsi tutti, insieme, cattolici, islamici, ebrei ed altri…e costruire il futuro in un pluriverso di idee, culture e fedi, a confronto, nel microcosmo ecumenico dell’agorà e nel macrocosmo del mondo intero, dell’universalità.

 

Laura Tussi

 


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