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Marisa Cecchetti. “Fisica delle separazioni” di Giacomo Sartori
21 Novembre 2022
 

Giacomo Sartori

Fisica delle separazioni

In otto movimenti

Èxòrma, 2022, pp. 180, € 16,50

 

Anche la separazione è un lutto. Significa staccarsi dalla persona che sapevi comunque di poter ritrovare nella casa che è stata sicurezza e rifugio, e ritrovarti solo, a cercare di capirne le ragioni, e soprattutto a capire te stesso, l’impresa più ardua di tutte perché fondamentalmente “non sappiamo quasi niente di noi stessi”.

Giacomo Sartori affronta il tema sezionando momenti di un ventennio di vita a due, partendo tuttavia dall’imperativo categorico che, chiunque sia il lasciato e chi il lasciante - spesso i due ruoli si confondono perché magari l’uno ha assecondato il passo dell’altro senza rendersene conto - importante è non rimanere “inchiodati al passato che è passato”.

Tra i due ci sono state tante parole belle, ore e giorni di parole, con una “esaltante connivenza fisica e cerebrale che ci aveva avvinti”, per arrivare ad un silenzio sempre più pesante, quando una parola sola basta a scatenare un putiferio, ormai divenuti due estranei a condividere gli stessi spazi.

Eppure entrambi si sono fatti da sponda, aiutandosi a lasciare alle spalle ricordi di anaffettività familiare e di paura: “So chi ero prima, così lontano da me stesso attuale, e chi sono diventato poi, grazie appunto alle parole scambiate con Mila, comprese quelle perfide dei litigi, che a ben guardare facevano parte integrante del mio ciclo educativo”.

Forse non sono mai stati indagati a fondo “i mostri di entrambi”, in una forma di reticenza e di vergogna che ha accresciuto le distanze. Gli errori reiterati e venuti alla luce hanno minato l’intesa.

Eppure senza Mila lui sentiva che “non sarebbe stato niente”, e nonostante vivessero ormai come due estranei, nonostante che “l’unica vera cosa in comune” fosse la loro infelicità individuale, lui temeva per lei ogni volta che usciva, aveva paura che morisse.

Ma lui non ha seguito la moglie dopo venti anni di vita insieme, quando Mila ha deciso, senza alcuna consultazione, di lasciare la capitale al momento del suo pensionamento, e di andare a vivere in una cittadina sul mare battuta dal vento. Chi ha lasciato chi?

In questo momento sente che Mila “poteva morire in un modo diverso, ma altrettanto devastante, partendo”, e intanto il suo malessere psicologico e fisico è diventato sempre più devastante, tollerabile solo con cocktail massicci di farmaci.

L’arte di voltare pagina non è facile da apprendere.

Anche se i ricordi negativi hanno un peso ed una estensione molto maggiore dei ricordi positivi, “quando si ricorda una cosa bella il 91% di cose brutte passa in secondo piano”, ed una cosa bella ne richiama subito un’altra, perché “le cose positive sono molto più difficili da scacciare una volta per sempre dalla testa”. Quanto più si cerca di dimenticare, tanto più emergono i ricordi.

Per ricominciare - è un diritto e ce lo chiede la vita - bisogna comunque fare spazio dentro di noi, arrivare a quella “leggerezza che forse è una cosmica indifferenza nei confronti del passato”.

Se non si dimentica - o meglio, se non si elabora - “non c’è spazio per il nuovo, sarebbe come andare a fare la spesa con la sporta già ricolma della spesa precedente. Non resta materialmente lo spazio per i nuovi pacchetti e barattoli, se quelli vecchi occupano già tutto il volume del carrello”.

Quasi un monologo interiore questo di Sartori nell’argomentare la separazione e raccontare la coppia. Non fa sconti a nessuno dei due componenti, mette in luce verità scomode, riconosce la “liquidità” dei rapporti umani, ma proprio attraverso questa analisi sembra suggerire che si cerchi la strada giusta perché non si allarghi il baratro e non aumenti il dolore. Perché si possa continuare a provare “quel senso di essere accolti a scatola chiusa” che abbiamo conosciuto quando è nato un amore.

 

Marisa Cecchetti


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