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A tavola. I colori del Sacro 
8ª Rassegna Internazionale di illustrazione
12 Marzo 2016
 

A tavola. È questo il tema che caratterizza l’ottava edizione de I Colori del Sacro”, la rassegna internazionale di illustrazione organizzata dal Museo Diocesano di Padova, in programma fino al 26 giugno 2016.

«Per l’uomo è fondamentale», sottolinea Andrea Nante, direttore del Museo e coordinatore scientifico della manifestazione, «tanto il cibo quanto l’atto stesso del condividerlo». La nuova edizione della rassegna vuole riflettere sulla tavola per indagare quel luogo e quella situazione che apre alla relazione con gli altri, andando oltre al semplice nutrimento fisico.

Mi siedo a tavola per soddisfare un bisogno e per l’opportunità di incontrare e confrontarmi con l’altro. La famiglia si siede a tavola e il gesto diventa occasione di racconto e dialogo. Gli amici si ritrovano allo stesso tavolo per il piacere dell’incontro e la condivisione del tempo. La degustazione di nuovi e vecchi sapori, la scoperta delle tradizioni dei commensali, la sperimentazione delle novità arricchiscono e predispongono alla conoscenza reciproca. Anche in ambito lavorativo, nella gestione degli affari, il momento conviviale è prezioso per suggellare contratti e chiarire situazioni, per festeggiare traguardi. Attorno al tavolo si ritrova il mondo, ogni popolo con le sue tradizioni, colori e narrazioni. Ogni persona con le sue esperienze e differenze.

130 le illustrazioni in mostra opere di artisti provenienti da tutto il mondo che, nei modi più originali, hanno indagato ed esplorato il tema di questa edizione, nelle sue molteplici dimensioni.

Molte sono le opere cariche di fascino e suggestioni, ora gioiose ora malinconiche, personalissime in taluni casi, testimonianze di vissuti familiari, accanto ad interpretazioni del concetto di comunanza universale. Un vasto caleidoscopio di forme, di colori e declinazioni che riflette – peculiarità della rassegna – la meravigliosa complessità e ricchezza immaginativa che scorre il mondo.

Una sezione è dedicata ai classici della letteratura per bambini e ragazzi, che nelle edizioni riservano al tema del cibo e della tavola alcune tra le pagine più belle e suggestive. A 10 illustratori inoltre è stato chiesto di concentrare l’attenzione sugli episodi che descrivono il tema del banchetto nelle Scritture. Le illustrazioni di Luca Caimmi, Chiara Carter, Maja Celia, Beppe Giacobbe, Federico Maggioni, Giovanni Manna, Viola Nicolai, David Pintor, Alessandro Sanna, Xavier Cabala interpretano con originalità le rappresentazioni che ormai fanno parte della nostra tradizione. L’alta qualità delle opere dicono il contributo che una lettura contemporanea può ancora offrire.

La tavola è polimaterica, poliforme e polifunzionale. Questa asse di legno (ma anche di altri materiali), di fogge e dimensioni diverse, sorretta più o meno da piedi o da gambe di varie misure, diventa, il tavolo da pranzo, il tavolo da lavoro, la tavola per spianare la pasta, la tavola da stiro, ecc.

Generalmente, sulla tavola noi apparecchiamo il cibo, che sfama e le bevande che dissetano i nostri amati e predisponiamo le parole che saziano il nostro bisogno di storie, di conoscenza, di affetto. Le parole che ascoltiamo intorno a una tavola nutrono la nostra immaginazione, la nostra vita. La condivisione del cibo e delle bevande è un modo per esprimere appartenenza, identità e condivisione, è uno strumento per coltivare la socialità e la comunicazione: questi gesti raccontano di cose, che a loro volta raccontano.

Non a caso, la rappresentazione della tavola nelle illustrazioni di questa mostra è spesso accostata alla presenza del fuoco che arde nel cammino, nella candela o nelle lampade, prolungamento del calore affettivo, che enfatizza la cura nell’offerta di cibo. In numerosissime fiabe classiche, l’avventura ha inizio o l’ordine si ristabilisce intorno alla tavola. In esse, il compito dell’apparecchiatura è un passaggio narrativo significativo, compito riscontrabile anche nella tradizione popolare: le tavole apparecchiate e il cibo offerto appartengono all’accoglienza che si voleva riservare alle divinità notturne cui si può far risalire la venuta della Befana.

Significativi sono alcuni esempi.

Nella fiaba di Cappuccetto Rosso, quando la mamma impartisce alla figlia le istruzioni per raggiungere la nonna malata e debole, il dialogo fra le due e la consegna delle cibarie avviene intorno a una tavola, come appare nell’illustrazione in mostra di Roberto Innocenti.

In Hänsel e Gretel, la strega attira i bambini affamati e stremati dentro la sua casetta con la promessa che lì si sarebbero trovati proprio bene e, a suggello delle sue parole, fa trovare loro una tavola imbandita di buon cibo, latte, frittelle zuccherate, mele e noci.

La tavola è tessitrice di storie. Nel mondo della poesia cavalleresca medioevale, quando re Artù, il leggendario sovrano dei Bretoni, adunava a corte i Cavalieri del Graal, tutti assieme si disponevano attorno alla Tavola rotonda, una tavola che, dunque, nella sua forma circolare simboleggiava la perfetta uguaglianza dei convitati seduti intorno ad essa. Il centro era predisposto per ricevere il Graal.

Numerosissime sono, invece, le rappresentazioni di tavole di forma rettangolare.

In queste immagini, spesso, il posizionamento di chi sta a capo tavola è strategico e rende bene l’idea di quali siano i ruoli e le relazioni di affetto o di potere giocate in famiglia. Nelle rappresentazioni più riuscite, esse, spesso, non solo ci raccontano storie di convivenza in famiglia, ma muovono anche pensieri e riflessioni in merito ad accadimenti e condizionamenti storici, culturali, economici e sociali che fanno da sfondo alle avventure dei protagonisti.

Significativa è la rappresentazione di Federico Maggioni di “Gertrude alias la Monaca di Monza e il padre”. In questa splendida illustrazione, composta di elementi essenziali evocativi della pittura del secolo XVII, presenta una scena fredda e sgombra di ogni calore umano, in cui si legge già il tragico destino della bambina: svuotata da ogni valore e da ogni affetto, Gertrude non potrà che arrendersi ad una vita di perdizione, non ha trovato alcuna tavola di salvezza a cui aggrapparsi per sfuggire al terribile naufragio.

Chi, invece, riuscirà a sfuggire, alle sventure della vita, è Pinocchio. E lo farà diverse volte. Con la tavola, Pinocchio ha una relazione “predestinata”, vi ritorna spessissimo. La tavola è presenza irriducibile nelle avventure pinocchiesche non solo perché burattino di legno ne condivide la stessa natura, ma anche perché intorno alla tavola egli tenta di soddisfare in ogni modo la fame atavica che lo perseguita. Nell’illustrare un Pinocchio solitario e disperato con la testa dentro il piatto vuoto Gianluigi Toccafondo evidenzia uno dei temi strutturali del romanzo collodiano e ne restituisce anche il significato storico: la fame di Pinocchio è fame popolare originata dalla miseria, fame vera, terribile che già pone il soggetto in condizione di ansietà e di isolamento psicologico. Ma è anche fame simbolica: bisogno di, esigenza e apertura verso qualcosa.

 

Maria Paola Forlani


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