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Roberta Pietrasanta. “Scarpe Rosse” di Alessandra Borsetti Venier
A.B.V.
A.B.V. 'Violazione' 
07 Marzo 2014
   

Può capitare, com’è capitato, che in una piazza dove si sta allestendo una performance – centinaia di scarpe rosse sistemate in modo da formare il numero 134 – si avvicini una donna, la quale incuriosita chiede cosa mai stia a rappresentare quel numero. Alla signora viene risposto che si tratta delle donne uccise per questioni di genere, nel corso di un anno. Succede allora che questa donna, sul bordo della piazza, cominci a piangere, discretamente, senza che altri, a parte chi scrive, possano vederla. La donna sta piangendo perché, dice, suo marito fa così, com’è successo a quelle altre, la maltratta, talvolta la picchia, sempre la disprezza. La signora racconta di aver chiesto aiuto ad una casa delle donne, mentre i suoi occhi verdi continuano a lacrimare in silenzio; dice che tornerà nel pomeriggio, per vedere la perfomance di “Scarpe Rosse” e sentire i poeti e le poetesse cantare contro la violenza.

 

Sono 134 le vittime di femminicidio nel 2013: un numero assurdo che con circa cinquecento paia di scarpe dipinte di rosso sarà “costruito” sabato 8 marzo a Firenze, in piazza Bartali, zona Gavinana, dopo il successo della stessa installazione realizzata a Pontassieve lo scorso 5 marzo. L’iniziativa ideata dall’artista Alessandra Borsetti Venier, presidente dell’associazione MultiMedia91 e titolare di Morgana Edizioni, è l’unica installazione collettiva in progress che mostra il numero delle donne uccise nel nostro Paese ogni anno.

A dare pieno sostegno le sezioni soci COOP di Firenze Sud est, Nord Est e Bagno a Ripoli, con letture nelle quali si alterneranno numerose scuole del territorio, le Bibliocoop e alcuni tra i più noti poeti fiorentini.

 

Non esistono ancora cifre ufficiali raccolte e divulgate dallo Stato italiano sulle vittime di femminicidio nel 2013. I dati cui si fa riferimento sono frutto dell’opera, professionale, ma assolutamente volontaria della Casa delle donne di Bologna http://femicidiocasadonne.wordpress.com che raccoglie e studia sistematicamente dal 2005 i casi di donne uccise, in collaborazione con l’associazione nazionale Di.Re. Da questi dati emerge che il 69 per cento delle donne è stata uccisa da un partner o un ex partner, una percentuale che sale al 75 per cento se allarghiamo a padri, nipoti, figli. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne italiane uccise dai compagni italiani. Si contano 9 casi in Toscana.

Secondo l’indagine dell’Unione Europea presentata proprio in questi giorni, in Italia sono il 27 per cento le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale dall’età di quindici anni.

In cima alla lista europea la Danimarca con il 52 per cento, seguita dal 47 per cento della Finlandia, il 46 in Svezia, il 45 in Olanda, Francia e Gran Bretagna con il 44 per cento, e ancora Germania 35, Spagna 22, Grecia 25, solo per citare qualche dato.

A differenza degli altri paesi europei, lo Stato italiano non ha ancora adottato un piano d’azione nazionale per la prevenzione e il contrasto a questo fenomeno. Esiste in Italia e in Europa un forte tabù culturale che tende a considerare la violenza domestica una questione privata e a non denunciare i fatti.

La convenzione di Istanbul del 2011, cui l’Italia ha aderito lo scorso anno, rappresenta un passo importante verso la condanna giuridica, legislativa e culturale del femminicidio. E la volontà di portare in piazza la rabbia, il dolore, così come la speranza e l’ottimismo comincia a riprodursi senza sosta, mentre l’arte si fa messaggera di questo risveglio.

 

Così è stato nel cuore di Pontassieve, lo scorso 5 marzo, dove la poesia, il racconto, le testimonianze hanno fatto tremare gli animi dei numerosi presenti.

Durante tutto il tempo della manifestazione, Alessandra Borsetti Venier ha eseguito la sua performance “Violazione”: seduta davanti a quel numero spropositato costruito con le scarpe rosse, ha tenuto in grembo un antico lavatoio di legno, di quelli che usavano le donne per lavare alle fonti. Sopra un paio di scarpe rosse da donna. Con una spazzola di ferro ha grattato via, ferocemente, senza sosta e con grande sforzo, la vernice rossa che stava sia fuori che dentro le due scarpe. Quanto tempo e quanta fatica per cancellare i segni della violenza!

Contro la follia di un momento, quanto tempo sarà necessario per debellare il sedimento atavico della discriminazione di genere? Uno sforzo immane ma necessario.

 

A sera, in fondo alla piazza compaiono un paio d’occhi verdi. Non piangono più, sembrano anzi forti, pieni di volontà. Osservano con attenzione ciò che succede e sembra stiano dicendo: ci siamo anche noi e siamo vivi.

 

Roberta Pietrasanta


Foto allegate

Pontassieve 5 marzo 2014,
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