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Annagloria Del Piano. 100 anni dal massacro armeno: fu genocidio 
Venti Paesi al mondo, tra cui l’Italia col Vaticano, riconoscono il massacro degli Armeni come genocidio
15 Aprile 2015
 

Le pagine dei libri di storia sono parche di notizie sul massacro degli Armeni. Questo è un dato di fatto. A tutt’oggi, pronunciarsi sulla morte di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini di quella nazionalità, scatena furenti polemiche. Tra chi vuole si parli di genocidio e chi di guerra civile o repressione, fra chi sostiene si sia trattato di poche centinaia di morti e chi arriva a contare più di un milione di vittime, solo nel secondo massacro, fra chi individua colpevoli di una pulizia etnica e chi no. Di pochi giorni fa, la notizia della definizione di genocidio da parte del Papa, di certo valutata con attenzione, detta con la franchezza – come da lui, poi, sostenuto anche in seguito alle rimostranze della Turchia – di cui la Chiesa deve farsi portavoce.

Il genocidio armeno fu riconosciuto dall’ONU, nel 1985, e nel 1987 dal Parlamento europeo. I Paesi che riconoscono il genocidio sono una ventina, tra cui l’Italia, dopo una risoluzione votata dalla Camera nel novembre 2000.

Ma come possono esserci ancora altre contestazioni?

 

 

I MASSACRO ARMENO

 

Quello che dagli storici viene considerato “il primo massacro armeno” ebbe inizio nel 1894 e si protrasse fino al 1896; avvenne in Anatolia, ad opera del cosiddetto Sultano Rosso Abd ul-Hamid. Egli, insieme ai suoi seguaci, temeva la dissoluzione dell’Impero, quindi assunse un atteggiamento sempre più sospettoso e rigido nei confronti delle minoranze armene, ebraica e araba, nella convinzione che tramassero contro l’Impero. Abolì dunque la già fragile costituzione che aveva concesso nel 1876 e varò nuove leggi contro le minoranze, costituì un corpo di polizia segreta incaricata di schiacciare sul nascere il Movimento Indipendentista Armeno e incoraggiò le tribù curde mussulmane ad emigrare nelle regioni armene della Turchia orientale, che riuscirono, così, a scacciare con la forza l’intera popolazione di quelle zone. I profughi armeni, in quell’occasione, si rifugiarono verso le regioni caucasiche russe, dando ancor più fondamento all’idea che fossero alleate al nemico zarista.

Fu a quel punto che il Movimento Indipendentista Armeno, attraverso le sue organizzazioni politiche, tentò di reagire con la forza al potere centrale, ma il tentativo di sollevamento venne subito sventato dal sultano e dagli alleati organismi paramilitari curdi.

A questo punto Abd ul-Hamid accelerò il processo di annientamento delle comunità armene accusate, tra l’altro, di sostenere quelle frange estremiste del Movimento Indipendentista che, tra il 1890 e il 1894, in Turchia avevano effettuato una serie di gravi attentati terroristici. L’11 marzo 1895, Gran Bretagna, Francia e Russia, scandalizzate dall’inasprirsi delle misure anti-armene, intimarono al sultano di fermare la repressione. Ma la richiesta venne respinta da Hamid: le truppe turche e curde proseguirono così il saccheggio sistematico di centinaia di villaggi armeni e si calcola che, tra il 1894 e il 1896, vennero massacrati circa 300.000 Armeni.

Dopo i terribili avvenimenti di quegli ultimi anni del secolo, diverse centinaia di migliaia di Armeni si stabilirono nell'Europa occidentale (in particolare in Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi) e nelle Americhe, dando vita ad una vera e propria diaspora.

 

 

II MASSACRO ARMENO

 

Nel 1908 gli Unionisti, o Giovani Turchi, presero il potere nell’Impero Ottomano, esautorando il Sultano. Nonostante si definissero un partito di forze progressiste, continuarono anch’essi su questa linea di persecuzione del popolo armeno rimasto ad abitare quella terra. Si trattava di un partito guidato da Enver Pasha e Talaat Pasha (che poi diventarono i Ministri della Guerra e degli Interni): furono loro i principali organizzatori dello sterminio armeno, durante la Prima Guerra Mondiale. E anche prima… Nel 1909, infatti, si registrò uno sterminio di Armeni, della regione della Cilicia, quantificabile in almeno 30.000 morti. La giustificazione addotta era sempre la temuta alleanza di quel popolo coi Russi, storici nemici. E questo, nonostante il ritorno di diversi milioni di Armeni in quella che continuavano a considerare la propria Patria, fiduciosi di un cambiamento dopo la caduta del Sultano Rosso.

Il 24 aprile 1915, Talaat Pasha emise un’ordinanza con la quale dichiarò illegali, e chiuse, tutte le organizzazioni politiche armene operanti all'interno dell'Impero Ottomano. Nel mese di maggio di quello stesso anno venne inoltre promulgata la legge Tehcir che rendeva esecutiva la deportazione del popolo armeno. Il 13 settembre 1915, a completamento dell’opera di persecuzione verrà approvata la Legge provvisoria di espropriazione e confisca, con la quale si ordinava la sottrazione di tutti i beni degli Armeni: abitazioni, terreni, bestiame... ad opera delle autorità locali.

Quella notte tra il 24 e il 25 aprile 1915 resta comunque la data più significativa per il massacro armeno, scelta a ricordo e commemorazione, in quanto segnò l’inizio dei moltissimi arresti: tutti i capofamiglia di diversi villaggi vennero convocati nelle Prefetture, molti adulti maschi e ragazzi vennero subito uccisi. Gli arresti furono compiuti inizialmente fra l’intelligentia armena: in un solo mese furono più di mille, fra sacerdoti, amministratori, giornalisti, scrittori, avvocati e insegnanti…

Donne, anziani e bambini vennero condotti attraverso il deserto e le regioni interne dell’Anatolia, inizialmente “scortati” dalle truppe ittihadiste (del partito dei Giovani Turchi) che lasciarono assaltare sistematicamente le carovane dei profughi dai curdi delle montagne (con i quali il governo dei Giovani Turchi si era precedentemente accordato in tal senso, cercando appoggio e promettendo in cambio diritto di saccheggio): stupri, violenze di ogni tipo, rapine, depredazioni di viveri e gioielli accompagnarono ognuno dei disperati giorni di quegli spostamenti forzati. Le vittime, ridotte allo stremo, morirono per fame, sete, sfinimento, se non per le violenze subite sia dai turchi che dai curdi. I pochi sopravvissuti, dopo una breve sosta ad Aleppo, vennero costretti a riprendere il viaggio attraverso il deserto siriano, fino all’ultima meta, Deir ez-Zor. Lì, vennero trucidati gli ultimi, sepolti vivi in fosse comuni, bruciati, crocefissi… Lì, fino al settembre 2014, allorché è stato distrutto dai terroristi dell’Is, si trovava il Santuario armeno della Memoria.

Il 24 aprile si ricorda, dunque, quel che gli Armeni chiamano il “Medz Yeghern”, il “Grande Crimine”, costato al loro popolo, fra primo e secondo massacro, un numero di morti che, per quanto controverso, è ritenuto intorno ai due milioni, secondo le stime della maggior parte degli studiosi.

Sarebbe tempo che la Turchia dimenticasse convenienze geo-politiche, i timori di fare concessioni territoriali o economiche di risarcimento, la paura di screditarsi ufficialmente di fronte all’Europa e al mondo, e si pronunciasse con la sincera ammissione di una colpevole condotta storica appartenente al passato. Solo da un tale gesto potranno ripartire rapporti meno tesi con gli altri Stati europei, oggi anche col Vaticano e con quella parte di umanità che, appartenente all’etnia armena, ha avuto tanta parte nella creazione stessa della moderna Turchia e merita il riconoscimento, seppur tardivo, delle proprie terribili ferite.

 

Annagloria Del Piano

 

 

L’ARMENIA OGGI

Dopo fallite esperienze di nascenti e fragili democrazie, come la Prima Repubblica di Armenia e la Repubblica Democratica di Armenia, attraversate da conflitti laceranti contro quel che restava dell’Impero Ottomano e contro l’Azerbaigian, si arrivò al trattato di Sèvres del 1920, con cui le potenze alleate della Prima guerra mondiale e l'Impero ottomano firmarono la pace: le dimensioni dell’impero si ridussero drasticamente a un modesto Stato entro i limiti della penisola anatolica. L’Armenia conobbe una breve indipendenza, ma ben presto, il 4 marzo 1922, fu incorporata nell'Unione Sovietica come parte della Repubblica socialista sovietica federativa transcaucasica.

Solo il 21 settembre 1991 dichiarò la sua indipendenza dall'Unione Sovietica.

Nel 1992 l'Armenia è entrata a far parte dell'ONU.

Dal 2008 il suo Presidente è Serz Sargsyan.

Gli Armeni sono attualmente diffusi in diversi stati in tutto il mondo, dopo aver dato luogo alla Diaspora armena.

 

 

SPUNTI DI APPROFONDIMENTO

- Narrativa: La masseria delle allodole (2004) di Antonia Arslan, scrittrice italiana di origine armena, e il successivo La strada di Smirne (2009) della stessa autrice, entrambi editi da Rizzoli.

- Film: Ararat di Atom Egoyan (2002).

Secondo Ankara si trattò di repressione contro una popolazione che collaborava con la Russia zarista durante la prima guerra mondiale.


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