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Valeria Centorame. Amnistia… perché No?
04 Ottobre 2012
 

La costanza di un'abitudine è
di solito proporzionale alla sua assurdità.

(Proust. La prigioniera)

 

 

È pericolosamente arrivata ad essere un'abitudine sentir parlare del nostro Stato Illegale, del disastro della nostra Giustizia, delle condanne che continuamente riceviamo dalla Corte Europea per i diritti dell'Uomo, del disastro del nostro sistema penale, della mancanza dei diritti umani fondamentali e dei continui suicidi sia dei detenuti che del personale penitenziario all'interno delle nostre carceri lager... Una pericolosa, abitudine... proporzionale alla sua assurdità!

Ho scritto molte volte del perché fosse necessario, impellente ed urgente un indulto seguito da amnistia in questa situazione vergognosamente fuori dalla legalità e dal dettato costituzionale della giustizia e delle nostre carceri, ma credo che per rendere chiaro l'argomento agli indecisi... alle molte persone contrarie solo per errate informazioni e DISinformazione sistematica e di sistema sia il caso di dare risposte a chi la osteggia e di vagliare quindi il «perché no», partendo proprio dall'opposto del discorso.

 

PAURA: Come ben sappiamo parte della politica fa dell'osteggiare proposte di amnistia una mera propaganda elettorale basata sulla paura e sul sentimento di insicurezza inflitto al cittadino, sentimento indotto e passato attraverso i mass media serializzando fatti di criminalità, come si evince da ricerche sociologiche, proprio mentre invece nel nostro paese scendeva il tasso di criminalità, attestandoci tra i paesi più sicuri ed agli ultimi posti tra i paesi occidentali per criminalità comune.

Ci sono dati scientifici ad esempio elaborati dal Centro di Ascolto per l'Informazione radiotelevisa e confermati poi dall'Istat che attestano che tra il 2003 ed il 2007 nei telegiornali nazionali è più che raddoppiato il tempo dedicato alle notizie di cronaca nera, cronaca giudiziaria e criminalità organizzata, passando mediamente dal 10% del 2003 al 24% del 2007. «In particolare», sottolineano Gianni Betto e Rita Bernardini, «il maggior incremento si è registrato dopo il 2005, nel biennio 2006-2007 e grazie all'opera fatta dai telegiornali durante il governo Prodi, con il governo Berlusconi avremo tg più moderati e calerà il senso di 'insicurezza'; così si avrà l'idea che Berlusconi abbia risolto il 'problema sicurezza', quando invece sarà mutata solo la sua percezione».

Questa premessa, basta da sola a spiegare il senso di insicurezza che i cittadini soffrono sulla propria pelle e la paura di una possibile amnistia, che viene spesso propagandata da chi la osteggia come la rimessa in libertà di tanti criminali.

 

SICUREZZA: Allora a chi nel «perché no» argomenta con la mancanza di sicurezza, possiamo rispondere senza becero populismo e dati alla mano che uno studio proprio del Dap. rileva che il detenuto a cui viene concessa una misura alternativa ha una recidività minore rispetto a chi sconta la pena in carcere. Nello specifico, la recidiva, trascorsi sette anni dalla conclusione della pena, si colloca intorno al 19% in caso di pena alternativa, mentre raggiunge il 68,4% quando la stessa viene eseguita in carcere.

La recidiva attesta quanto si torni a delinquere una volta finita la pena, come sappiamo e come una prossima ricerca ci confermerà, avere le carceri piene, NON rappresenta sicurezza per il cittadino, semmai in queste condizioni l'esatto contrario.

 

NUOVE CARCERI: a chi risponde, «non serve l'amnistia, basta costruire nuove carceri!». Allora cominciamo con il dire che non sono poche le carceri esistenti, ma troppi i detenuti grazie a leggi criminogene e carcerocentriche, e grazie ad un uso spropositato della custodia cautelare. essendoci oggi sempre dati alla mano almeno 14.000 persone detenute che saranno dichiarate INNOCENTI! ed oltre 28.000 in attesa di giudizio.

Si sta in carcere per reati bagattellari, per errori giudiziari, in attesa di giudizio... perché si è malati o tossicodipendenti. Ed oltretutto ricordo che non siamo lontani dai tempi dello scandalo «carceri d'oro» forse la prima vera tangentopoli italiana, per chi volesse una bella ricerca sulla rete può rendere l'idea.

Non vanno quindi costruite nuove carceri(con sperpero di soldi pubblici) per ospitare più detenuti per il semplice fatto che non ci sono più criminali di un tempo. Vanno altresì messe a norma e rese agevoli la maggior parte delle carceri italiane, dove manca l'acqua in estate, non funzionano i riscaldamenti in inverno, girano malattie debellate da anni come la scabbia, la tbc e si muore per mancanza di assistenza medica.

 

RESA DELLO STATO: Ho sentito molti dire e scrivere che si tratterebbe di una «resa dello Stato» concedere un'amnistia, agli stessi chiedo invece se la resa di uno Stato non si insedi proprio nella illegalità con cui esso ormai ha abitudine a coabitare essendone per primo l'artefice? Quando uno stesso Stato non rispetta il dettato costituzionale, le proprie leggi nazionali, sovranazionali da anni, nella piena consapevolezza politica dell'agire... tecnicamente e giuridicamente come si può chiamare se non Criminale in flagranza di reato?

E come chiamare le migliaia di prescrizioni che ci sono ogni anno se non un'amnistia mascherata per chi può pagare bravi avvocati? sarà per questo che le carceri sono abitate dagli ultimi? Solo una considerazione a margine, è difficile trovare dei ricchi in galera!

 

CERTEZZA DELLA PENA: sento e leggo che in Italia mancherebbe la certezza della pena, potrei soffermarmi sul fatto che magari non esiste neanche la «certezza del reato» per varcare le soglie delle nostre carceri, dove si sta anche per anni senza una condanna, e senza un rinvio a giudizio... magari prima di potersi vedere riconosciuti innocenti ma vorrei invece lasciare questi dati:

l'Italia è tra i paesi europei quello dove si espiano le pene quasi per intero e dove le evasioni sono in numero più basso ed è invece il Paese che ha ricevuto la «maglia nera» per la carcerazione preventiva inflitta,collocandosi al primo posto con oltre il 42% di detenuti in attesa di giudizio (di cui la metà sarà statisticamente dichiarata innocente).

In Italia esiste la pena all'ergastolo e l'«ergastolo ostativo», che di fatto è una condanna a morte entro le mura da cui non si potrà mai uscire e che non ha senso proprio partendo dal dettato costituzionale che vorrebbe il carcere come rieducativo.

 

Oggi grazie alla lunga lotta nonviolenta radicale fatta di tante visite, interrogazioni parlamentari, vicinanza all'intera comunità penitenziaria (che ha iniziato ad usare la nonviolenza) convegni, articoli, manifestazioni... sono molte le voci che si pronunciano favorevoli ad un'amnistia necessaria, impellente urgente e non più rinviabile.

Il nostro Presidente è tornato nuovamente sull'argomento con un appello mediatico alla politica dopo l'incontro con alcuni dei firmatari della lettera di Puggiotto promossa e sostenuta dallo stesso partito radicale. Si è espressa a favore la Cei con il Mons. Crociata, il Ministro Riccardi, la stessa Severino e come sappiamo tanti tanti giuristi ed ancora a mio avviso pochi politici.

Sappiamo che non ci sono i tempi per discuterne a lungo e mentre scrivo purtroppo vengo a conoscenza dell'ennesimo suicidio in carcere, salgono così a 122 le persone morte dall'inizio del 2012, in carcere e direi proprio DI carcere; chi accuseremo un giorno di questa mattanza?

Quando i nostri figli studieranno sui libri di storia la nostra “democrazia” malata e la nostra negazione dei diritti umani… Basterà rifugiarsi dietro un «perché no?».

 

Valeria Centorame

(da Notizie Radicali, 4 ottobre 2012)


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