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Enrico Peyretti. Vedo che il problema è grande e grave... 
A chi ha risposto alla mia nota sul razzismo “Come in Germania anni ‘30”
06 Gennaio 2010
 

 

  Mando questa risposta unitaria e sintetica a quanti mi hanno scritto in risposta alla mia nota circolata (per lo più) col titolo “Come in Germania anni ‘30”. Ho raccolto gli indirizzi in due gruppi Antirazzismo 1 e 2. Per riservatezza li lascio nascosti. Non sono in grado per ragioni di tempo e per i molti impegni di fare da segretario e portalettere tra tutti. Se i moderatori accettano, chiedo di indirizzare eventuali proseguimenti sulle liste belle e impegnate che trovate in evidenza, a cui io sono iscritto. Chi non è iscritto potrà chiedere di iscriversi, e resterà libero di ritirarsi quando vorrà. 

 

[Questi i newsgroups cui Enrico fa riferimento:

lista Peacelink Pace <pace@peacelink.it>

lista pax christi gr discussione <paxchristi@yahoogroups.com>

lista nonviolenti <nonviolenti@liste.retelilliput.org>

lista Mir dibattito <mir-riconciliazione@yahoogroups.com>

Lista Menapace <lista123lm@gmail.com>

lista lilliput glt NV <glt-nonviolenza@liste.retelilliput.org>

lista eco-fem-nv <eco-fem-nonviolenta@lists.nonviolenti.org>

lista donne in nero <donneinnero-owner@listas.nodo50.org>

lista angelo casati 01 <sullasoglia@yahoogroups.com>

lista alteracultura <info@alteracultura.org> - Ndr]

 

*


Il mattino di domenica 27 dicembre 2009, scrivevo una nota “indignata” e sofferta dopo aver visto la sera precedente il film francese Welcome, su intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Quel film non dice una novità, e proprio perciò rialza l’impegno antirazzista. Era una nota emozionata, ma non per questo meno fondata: «L’emozione non è il pensiero, ma è la madre del pensiero» (Ignacio Matte-Blanco).

Nello stesso giorno ricevevo 22 risposte significative, e altre nei giorni successivi, fino (salvo errori) a 46.

Ne ho fatta una sintesi (salvo di quelle riservate), per procedere nell’impegno. I nomi sono puntati. Chi vuole quella sintesi (9 pagine) me la chieda.

Ho ricevuto dal prof. Valerio Onida (già presidente della Corte Costituzionale) una grande relazione sui diritti costituzionali dello straniero. Sono da lui autorizzato a inviarla a chi me la chiede, o nella forma integrale, o in una sintesi fatta da me.

Da un’avvocato valorosamente impegnata nella difesa degli immigrati ho ricevuto una sintesi del “pacchetto sicurezza”, che posso pure fornire su richiesta.


*


Il clima razzista sordo, diffuso, grave, fomentato e utilizzato a fini di potere, non è solo un’ingiustizia, ma va a sgretolare le istituzioni e valori irrinunciabili della civiltà giuridica e umana. L’aggressione programmata dell’attuale maggioranza alla Costituzione, contro la democrazia parlamentare e partecipata, a favore del “principato” monarchico e pre-moderno, e del privilegio nazionalistico, è una barbarie. La politica contraria al principio civile della “legge uguale per tutti”, a favore di una immunità personale di berlusconi dal controllo giudiziario, è una barbarie.


*


Quella mia nota, per come mi esprimevo, è sembrata ad alcuni un invito a colpevolizzarsi, e ad altri un appello all’azione.

So bene che riconoscersi colpevoli paralizza se non diventa un moto di coscienza ad agire più giustamente.

Quanto all’azione, io non sono un uomo pratico, e non so organizzare alcunché. Il mio lavoro è soltanto per la circolazione delle idee che mi sembrano giuste e che possono promuovere comportamenti e politiche giuste.

Scrivevo quelle parole gravi invitando il lettore a coordinare con altri sentimenti, idee, pratiche civili. Chi è capace di raccogliere e organizzare iniziative, sempre democratiche e nonviolente, sia personali che collettive, localmente o più ampiamente, farà bene a farlo. L'importante è che ognuno crei sensibilità, in sé e attorno a sé. Dalla sensibilità nascono opere concrete. Non si tratta per nessuno di fare gli “eroi”, ma ognuno può aiutare l’azione giusta di tanti. Occorre anche il coraggio di disturbarsi.

Credo che ci siano tante energie, buone volontà - dalla cultura della giustizia al volontariato che assiste sul territorio i bisogni primari – che hanno solo bisogno di rafforzarsi nella consapevolezza, nell’appoggio reciproco e nella collaborazione. L’Italia ne ha bisogno, affinché un afflusso di civiltà umana e solidale arrivi alla politica degenerata o fiacca.


*


Con l’aiuto di un amico, abbozzo un censimento. Un ampio gruppo delle vostre risposte fa perno sul concetto di “sensibilizzare: fare ciascuno la propria parte - diffondere riflessioni antirazziste - impegnarsi” (senza altre specificazioni).

Altre risposte invitano a dichiarazioni pubbliche, ad esporsi con azioni personali, a far percepire pubblicamente che c’è una parte cospicua di cittadini che non accetta.

Altre ancora invitano e si impegnano personalmente a “nutrire quei pochi” che ciascuno può sostenere: cioè ad attivarsi nel concreto raggiungibile, anche se piccolo, assistendo le vittime della discriminazione.

Alcuni invitano a rafforzare le reti di collegamento, con formule varie.

Alcuni prospettano un impegno in un contesto politico, o comunque strutturato.

Altre risposte formulano osservazioni sparse (spesso la risposta è plurima).

Una grande difficoltà segnalata è come comunicare e modificare i pregiudizi della parte più sprovveduta e impaurita della popolazione, soggetta alla cattiva informazione, dominata dalla strategia della paura.

Infatti, c’è una spaccatura nel dialogo del paese, inflitta dai mezzi mediatici di berlusconi, facili, falsificatori, distraesti, corruttori della libertà di sapere. Perciò, diversi, pur impegnati ciascuno con le proprie capacità, soffrono un senso di impotenza e frustrazione.


*


Non traggo alcuna conclusione. Vedo che il problema è grande e grave. Chiedo che quanti lo sentiamo comunichiamo tra noi per guarire la coscienza e la politica italiana da un virus malefico: la discriminazione tra esseri umani. Le soluzioni giuste sono difficili, ma, senza lo spirito giusto, diventano impossibili. Cercare lo spirito giusto e unirci in esso è la cosa più urgente e la prima concretezza.


Enrico Peyretti


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