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Maria Paola Forlani. L’Arte di Francesco 
Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo
27 Aprile 2015
 

Su cosa Francesco sapesse dell’Oriente, possiamo fare solo ipotesi e supposizioni. Anzitutto racconti di pellegrini e di mercanti. È probabile che avesse da ragazzo e da giovane sentito predicare la crociata: ma l’immagine che i predicatori popolari davano dell’Islam non era certo fra le più lusinghiere. Ma la tradizione cavalleresca, quella legittimata dal romanzo d’avventura – e Francesco ne conosceva i racconti, parlava un linguaggio un po’ diverso: quello dell’Oriente mussulmano come il luogo della magia, del meraviglioso, e dei guerrieri dell’Islam come uomini fieri ma prodi e sovente cortesi. Riguardo al viaggio di Francesco in Oriente, è verosimile che sia partito da Ancona, alla fine del giugno 1219, e che si sia diretto ad Acri per prendere anzitutto contatto con i suoi che erano là e anche per averne notizie sulla crociata.

Le vicende dell’incontro tra Francesco e al-Kamil sono narrate, in modo diverso, da alcune fonti crociate e dalle fonti francescane. La testimonianza più sicura, riguardo al suo arrivo sul teatro di guerra e alle cose che vi compì, resta quella di Giacomo di Vitry, vescovo d’Acri:

E non soltanto i cristiani, ma perfino i saraceni e gli altri uomini avvolti ancora nelle tenebre dell’incredulità, quando essi (i Minori) compaiono per annunziare intrepidamente il vangelo, si sentono pieni di ammirazione per la loro umiltà e perfezione e volentieri e con gioia li accolgono e li provvedono del necessario.

Noi abbiamo potuto vedere colui che è il primo fondatore e il maestro di questo ordine, al quale obbediscono tutti gli altri come a loro superiore generale: un uomo semplice e illetterato, ma caro a Dio e agli uomini, di nome frate Francino (sic).

Egli era ripieno di tale accesso di amore e di fervore di spirito che, venuto nell’esercito cristiano, accampato dinanzi a Damiata in terra d’Egitto, volle recarsi intrepido e munito dello scudo della sola fede nell’accampamento del sultano d’Egitto. Ai saraceni che lo avevano fatto prigioniero lungo il tragitto ripeteva: Sono cristiano, conducetemi davanti al vostro signore>>. Quando gli fu davanti, osservando l’aspetto di quell’uomo di Dio la bestia crudele si sentì mutata in uomo mansueto e per parecchi giorni l’ascoltò con molta attenzione, mentre predicava Cristo dinnanzi a lui e ai suoi. Poi preso dal timore che qualcuno dei suoi si lasciasse convertire al Signore dall’efficacia delle sue parole e passasse all’esercito cristiano, lo fece ricondurre con onore e protezione nel nostro campo; e, mentre lo congedava, gli raccomandò: “Prega per me, perché Dio si degni mostrarmi quale legge e fede gli è più gradita”.

Organizzata dalla Galleria dell’Accademia, in collaborazione con l’Ordine dei Frati Minori, e ideata scientificamente con la commissione Sinica (Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani, Pontificia Università Antonianum di Roma), la mostra “L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo” aperta fino al 11 ottobre 2015, a cura di Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli (catalogo Giunti), propone ai massimi livelli qualitativi la produzione artistica di diretta matrice francescana (pittura, scultura, arti suntuarie) dal Duecento al Quattrocento e, nel contempo, di porre in evidenza la straordinaria attività evangelizzatrice dei francescani in Asia, dalla Terra Santa alla Cina, rievocandola con oggetti di eccezionale importanza storica e incomparabile suggestione. Tra questi, il corno ritenuto tradizionalmente quello donato al Santo dal Sultano d’Egitto al-Malik nel 1219 a Damietta (Egitto) in occasione del loro incontro e conservato in Assisi nella Cappella delle reliquie della basilica di san Francesco. In mostra la parte pittorica è esaltata dall’opera di Giunta di Capitano, il primo pittore ufficiale dell’Ordine francescano, la cui influenza si estese nella prima metà del Duecento in vaste aree dell’Italia centrale e fino in Emilia. Il grandissimo artista, il primo pittore “nazionale” della storia dell’arte italiana, ricoprì il ruolo d’interprete della spiritualità francescana che poi sarà assolto da altre due altissime personalità, Cimabue e Giotto.

Di particolare interesse si rivela la sezione che ospita alcune fra le più antiche immagini devozionali del santo di Assisi, che tramandano gli episodi più famosi della sua agiografia. Tra gli artisti presenti in mostra figurano il Maestro di San Francesco e il Maestro dei Crocifissi francescani, due protagonisti di primo piano della pittura su tavola e in affresco, nel corso del XIII secolo. Un grande affresco staccato dalla chiesa di san Francesco a Udine di cultura tardogotica introduce il visitatore alla straordinaria vicenda umana del Beato Odorico da Pordenone (1286-1331), che intraprese intorno al 1314 un viaggio incredibile, sostenuto dal fervore missionario che lo porterà in Asia Minore, per incontrare poi i Mongoli della dinastia Yuan (1279-1368) negli anni 1323-28, e in India.

Rientrato in patria dopo un viaggio rocambolesco Odorico riferì al Papa lo stato delle missioni in Oriente in una dettagliata Relatio. La vicenda di Odorico da Pordenone fu solo una delle ultime dell’epoca francescana in Asia orientale, generata dall’impulso stesso dell’azione di Francesco e iniziata nel 1245 con Giovanni da Pian del Campione, culminata con Giovanni da Montecorvino, consacrato vecovo di Khanhbaliq (Pechino). Altrettanto significativo ed essenziale è il nucleo di attestazioni (documenti d’archivio e reperti archeologici), proveniente dal Museo della Custodia di Terra Santa (Gerusalemme) e dal Museo della Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, che illustra il contesto artistico in cui si trovarono ad operare i Francescani.

Tornando ai capolavori d’arte ispirati dall’impulso di Francesco specialmente in ambito italiano, nel corso della prima metà del Trecento si colloca l’attività di uno dei più grandi pittori dell’epoca, il Maestro di Figline, che quasi certamente fu un membro dell’Ordine francescano, uno dei seguaci più alti e originali della cultura giottesca. Anche in piena epoca rinascimentale la committenza dell’Ordine francescano produrrà effetti di rilevanza straordinaria, avvalendosi dei massimi artisti del tempo, quali Carlo Crivelli, Antoniazzo Romano e Bartolomeo della Gatta.

Non meno importante e ricco di capolavori si presenta il versante della scultura di origine francescana, che annovera personalità del calibro di Nicola Pisano, Nino Pisano, Domenico di Niccolò dei Cori e Andrea della Robbia.

 

Francesco quando spirò era in perfetta letizia.

Era il 3, sabato, al tramonto. Secondo le ore liturgiche cominciava la domenica, il giorno del Signore.

Le allodole, che amavano la luce, si alzarono allora in volo.

A stormo presero a volare a bassa quota sopra il tetto dell’edificio nel quale egli giaceva: e, girando in cerchio, cantavano.

Franco Cardini (Francesco d’Assisi, 1989)

 

Maria Paola Forlani


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