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Rinegoziazione dei mutui di stato. Abbiamo fatto i conti: è una beffa 
In realtà un tentativo di bloccare le surroghe? Passi per le banche, ma almeno il Governo non inganni i mutuatari
23 Maggio 2008
 

L'altro giorno il Governo ha sbandierato un accordo con l'associazione delle banche prevedendo «un risparmio pari a circa 850 euro all'anno» per 1.250.000 famiglie circa.

Peccato che la notizia sia falsa. Nel comunicato dell'Abi si legge che l'accordo non prevede alcun risparmio, ma solo una dilazione nel pagamento: si concede un ulteriore finanziamento (a tassi abbastanza agevolati: l'IRS decennale più lo 0,5%).

Le famiglie, quindi, non risparmieranno alcunché, ma pagheranno ulteriori interessi!

Il forte sospetto è che questa operazione sia un ulteriore tentativo di bloccare le surroghe che sono, invece, un vero risparmio per i mutuatari (e quindi un costo per le banche). In questi anni gli spread di mercato applicati ai tassi (fissi o variabili) dei mutui sono molto diminuiti. Sostituire un mutuo oggi implica, quasi sempre, avere uno spread più basso. Con la negoziazione-beffa proposta dal Governo e dalla banca si applicherebbe lo stesso spread. Questa operazione consentirebbe alle banche di non perdere i vecchi mutui (tanto remunerativi per loro e tanto costosi per i clienti).

Crediamo sia sintomatico che il Governo non abbia deciso di dare attuazione (manca ancora lo specifico decreto) a quanto già previsto in materia nella Finanziaria 2008, cioè la sospensione di alcune rate da pagare quando si è in difficoltà. Ci rendiamo conto che faccia più effetto populistico e mediatico un nuovo decreto che attuare una legge prevista dal precedente Governo di una maggioranza politica diversa, ma se al centro della propria politica ci fossero gli interessi dei mutuatari questi problemi dovrebbero essere affrontati in modo diverso. La falsa notizia del risparmio di 850 euro è figlia di questa logica e sintomatica di una partenza quantomeno sgradevole del nuovo Governo.

La rinegoziazione proposta dal Governo e dall'Abi, può essere utile a chi è in difficoltà a pagare le rate aumentate (e non troverebbe alcuna soluzione migliore nel mercato), per cui è meglio bloccare la rata ai tassi del 2006, anche se questo implica un aumento degli interessi da pagare. Chi è in grado di pagare il vecchio mutuo a tasso variabile (o può accedere ad una surroga con tassi migliorati) è bene che non faccia questa rinegoziazione perché non risparmia niente, anzi aumenta gli interessi da dare alla banca.

In alcuni casi, una rinegoziazione (vera) del mutuo o una sostituzione dello stesso implica dei risparmi, ma non in questo. Vediamo come funziona questa rinegoziazione-beffa:

1) la nuova rata è al tasso medio del 2006, quindi –nell'immediato– si paga meno di oggi;

2) la differenza fra vecchia e nuova rata si paga attraverso un nuovo finanziamento che la banca concede al tasso IRS decennale più lo 0,5% (oggi sarebbe circa il 5,1%);

3) se i tassi dovessero scendere e la vecchia rata fosse inferiore a quella rinegoziata, la differenza diminuirebbe il finanziamento col quale si sono pagate parte delle precedenti rate. Il tasso Euribor a sei mesi medio nel 2006 è circa il 3,5%, oggi è oltre il 4,8%: prima che questo accada passerà molto tempo. Il grosso degli interessi, quindi sarà già pagato (accumulando un nuovo debito non indifferente);

4) quando si sarà finito di pagare le rate previste dal vecchio mutuo, si continuerà a pagare le rate fino al rimborso completo del nuovo finanziamento.

Questa rinegoziazione implica quindi dei costi e mai un risparmio. Il Governo ha solo concordato con l'Abi un piano di finanziamento agevolato per pagare parte delle rate dei mutui a tasso variabile.

Ci dispiace dirlo, ma sul fronte della tutela degli utenti bancari, il Governo è partito male.

 

 

Chiara la beffa, se proviamo a fare i conti

Alcune variabili dell'accordo fra ABI e Governo relative al piano di rinegoziazione dei mutui a tasso fisso sono ancora da definire, ma il quadro generale dell'accordo – così come illustrato dall'ABI ai mezzi d'informazione – ci ha già consentito di fare delle stime attendibili sulla “convenienza” relativa all'adesione o meno a questa iniziativa.

Il “vantaggio” principale – secondo l'ABI ed il Governo – di questa negoziazione consisterebbe nella possibilità di mantenere la rata costante (diminuendola da subito) avvantaggiandosi comunque di una eventuale diminuzione dei tassi. Sembra una bella cosa... ed invece è un beffa come dimostra la simulazione che alleghiamo.

Abbiamo ipotizzato un mutuo a tasso variabile stipulato a gennaio del 2006 con le condizioni tipiche dell'epoca:

  • capitale 100.000 euro

  • durata 20 anni, rata mensile

  • tasso Euribor a 6 mesi con spread dell'1,25%

Abbiamo calcolato tutte le variazioni dell'Euribor avvenute ogni mese. La rata iniziale era di 602,30 euro, l'ultima rata di 717,19 euro. Abbiamo ipotizzato che nei prossimi due mesi (nel quale il tasso non varia) il mutuatario aderisca alla rinegoziazione proposta dal Governo. Calcoliamo la nuova rata secondo il modello Governo-ABI: il tasso medio dell'Euribor a sei mesi nel 2006 è stato pari all 3,27%, con lo spread dell'1,25% si giunge ad un tasso del 4,52% che implica una nuova rata di 633,73 euro.

A questo punto, abbiamo ipotizzato che i tassi d'interesse inizino a scendere così come sono saliti nei passati tre anni, in maniera esattamente speculare per poi continuare il ciclo (rialzi e ribassi) fino alla scadenza.

Anche in questa ipotesi, favorevole per il mutuatario, la rinegoziazione comporterebbe interessi aggiuntivi per oltre 3.500 euro (6% degli interessi normalmente pagati) ed un allungamento del mutuo di circa 15 mesi.

Se, invece, i tassi d'interesse rimanessero invariati fino alla scadenza, il malcapitato pagherebbe circa 11.500 euro di interessi in più (il 16,26% degli interessi che avrebbe pagato) e si vedrebbe allungare la durata del mutuo per 48 rate!

Con una effettiva rinegoziazione, che preveda una diminuzione dello spread applicato al tasso di riferimento del mutuo, il mutuatario ottiene una diminuzione effettiva della rata che non dovrà scontare a scadenza. Un vero risparmio quindi, non una beffa!

Se il Governo intende aiutare effettivamente i mutuatari, deve agire sulla rinegoziazione finalizzata alla diminuzione degli spread, e non con una finta diminuzione della rata che poi verrà scontata a scadenza.

 

Alessandro Pedone

responsabile Aduc per la tutela del risparmio

 

 

1) A questo indirizzo (file pdf) la simulazione del piano di ammortamento con stima della variazione al ribasso dei tassi Euribor.

2) Si veda a questo indirizzo (file pdf) la simulazione del piano di ammortamento con tassi Euribor costanti fino a scadenza.


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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