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Vincenzo Cardarelli. Lettere ad una adolescente (1983)/ 6.
(foto P. Garofalo)
(foto P. Garofalo) 
22 Gennaio 2014
 

Roma, li 13 Febbraio 1922

 

Carissima Mary, ho ricevuto con molto piacere la sua lettera, quantunque le notizie che lei mi dà, sulla sua pigrizia etc., non sono tali da potermi tranquillizzare. Vedo però che dimostra buoni propositi per l’avvenire. Lavori e studii cara Mary come ne ha intenzione e non si lasci logorare dal soverchio riflettere su quella che può essere la momentanea tristezza della sua casa. Creda che verranno per lei come per tutti giorni più felici e già sono in via. Sono tanto persuaso di quello che dico che mi pare persino superfluo che io debba darle queste esortazioni e assicurazioni e forse un tantino ridicolo. Ma tiriamo via. Se le sue serate per il momento sono un po’ troppo sole e melanconiche, vuol dire che andrà a letto prima e sarà tanto di guadagnato. Poi verrà l’estate ed ella andrà a Venezia oppure capiterà a Roma dove mi porterà quel tal libro, siamo intesi? Io l’aspetto. E non tema di non trovarmi né che io la riceva in maniera poco gentile. Se sapesse come sono triste anch’io di aver lasciato San Remo! Ma era necessario e forse ho troppo indugiato. Ora cerco di menare la vita più dritta e corretta che mi è possibile per rifarmi del tempo perduto e smentire i soliti necrofori, sempre pronti a dare un uomo per morto o spacciato. Capirà che per me l’impresa non è facile ma spero di riuscirci con un po’ di buona volontà e di salute. Da che son qui rincaso regolarmente verso mezzanotte e mi levo alle dieci. Non ho nessuna voglia di riprendere le abitudini di prima, se incontro è per caso, in quanto a me non ho fatto una visita a nessuno. E così cerco di custodire la mia tranquillità di spirito che mi è tanto necessaria e che mi accade, come lei sa, di perdere così facilmente nei contatti umani! Considerato bene tutto questo non rimpiango di essermi trattenuto tanto tempo a San Remo, se ciò ha servito a farmi perdere, come spero, per sempre, le mie cattive abitudini cittadine. E di ciò sarà stato anche un po’ il merito suo, di sua sorella e anche perché no? Delle prediche di sua madre. Vede che la vita è piena di compensi e di giustificazioni e che io in fondo, benché non ne abbia l’aria, sono un uomo grato.

Ma non parliamo più di questo, ma anzi per il momento non parliamo più di niente perché è tardi e devo andare a cena. Oggi sono andato a visitare un ipogeo del II secolo, leggi tomba o sotterraneo, con dipinti, scopertosi poco tempo addietro. Se lei c’era si sarebbe divertita a vedere certe vecchie inglesi che per la passione dell’archeologia hanno rischiato più volte di rompersi il collo giù per quelle scalette incomode, umide e semibuie. Poi siamo andati con Bacchelli a casa di Cecchi, che abita sulla Via Appia Antica e là, ragionando del più e del meno, facendo e dicendo molte malignità, abbiamo preso un modesto caffè con panini spalmati di ricotta, di cui io credo di aver mangiato una quantità considerevole. Il ritorno in carrozza verso il tramonto è stato grandioso. Roma era di una bellezza spettacolosa. Dovunque ci si voltava si vedevano basiliche, mausolei, rovine d’acquedotti imperiali, mura antiche, piazze e vie sterminate. E in mezzo a tutto questo metta il movimento di una città come Roma di sera, in uno dei quartieri più tumultuosi e capirà come le fiamme del tramonto mi abbiamo potuto dare per un momento l’impressione di assistere ad un incendio meraviglioso. Sono impressioni di una crudeltà esaltata che non si possono avere che a Roma, la quale non per nulla ha dato luogo alla favola di Nerone che assiste al suo incendio cantando e accompagnandosi sulla lira. Ma lasciamo andare anche questo sogno d’un tramonto romano e vediamo di concludere come che sia queste righe perché ho fretta di darle mie notizie e non voglio rimandarne l’impostazione a domani. Lei mi dice che a San Remo piove. Bella figura! Qui il sole scotta già come in estate ed io ho buttato via il cappotto e mi son dovuto alleggerire. Tanto per dirle che tempo fa a Roma. Saffi ricambia i suoi saluti e spera di vederla presto. Tutti gli altri miei amici stanno benissimo ed io, tornato qui, ho ritrovato ovunque un’aria di embonpoint che consola. Segno che anche l’inverno deve essere andato bene. Uno di questi giorni le manderò dei libri. Intanto mi scriva quando può, mi ricordi e sia allegra. Saluti cordialissimi a Bice, alla mamma, ad Achille, a tutti quelli che vede. Una forte stretta di mano dal suo

V. Cardarelli 

 

 

6 – segue


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