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Gordiano Lupi. Vampiros en La Habana 
Juan Padrón e il disegno animato
07 Agosto 2010
 

Juan Padrón nasce a Cárdenas (Matanzas) il 29 gennaio 1947 ed è un noto vignettista umoristico quando nel 1970 inventa Elpidio Valdés, un personaggio amato da tutti i ragazzi cubani che incarna lo spirito nazionale, offre un modello di comportamento e stimola la conoscenza della storia del proprio Paese. Elpidio Valdés è un guerriero mambí che lotta contro la dominazione spagnola, un rivoluzionario coraggioso che ridicolizza l’avversario, una sorta di Asterix cubano. L’entusiasmo dei giovani lettori per Elpidio induce l’autore, dopo appena quattro anni, a realizzarne la trasposizione in disegno animato che riscuote un clamoroso successo. Si continuano a pubblicare nuove avventure a fumetti, mentre Elpidio Valdés è protagonista di una ventina di cortometraggi, sei mediometraggi e di tre lungometraggi. Cuba gli dedica persino un francobollo. Fantasia fertilissima, segno accattivante, capacità di cogliere gli aspetti umoristici della realtà, grandi qualità di narratore, un eccezionale senso del ritmo cinematografico sono alcuni degli ingredienti che fanno dell’autore cubano un nome importante del fumetto internazionale e del disegno animato.

Juan Padrón interessa ai nostri fini soprattutto per una pellicola a soggetto come Vampiros en La Habana diretta nel 1985. La trama è a metà strada tra il racconto fantastico e la storia surreale, fonde in un intreccio serrato cinema dell’assurdo, realismo, horror, suspense, ambientazione gangsteristica e commedia musicale.

Molto interessante l’idea dei vampiri capitalisti, siano americani, spagnoli, tedeschi, inglesi, italiani, spagnoli, quel che importa è che sono uniti dalla smania di commercializzare e di vendere un prodotto. I vampiri–gangster, invece, provengono da Chicago, pure loro sono spinti soltanto dalla brama di denaro e vengono dipinti come mafiosi privi di scrupoli. Il solo personaggio che mette al primo posto la solidarietà è il giovane cubano Pepito. Il protagonista è il tipico ragazzo mulatto che ama la musica e il ballo, furbo, un po’ indolente, veste di bianco, suona la tromba, non ha molta voglia di lavorare, ma è un coraggioso rivoluzionario e ama intensamente la sua donna. Pepito non vorrebbe essere un vampiro perché sogna di sposare la compagna, vuole soltanto suonare la tromba e condurre una vita tranquilla, senza rischiare di mettere al mondo figli vampiri. Sono da ricordare le divagazioni onirico-musicali dove si apprezza il genio artistico di Arturo Sandoval. L’animazione risente del modello Europa Orientale, un po’ legnoso e infantile, ma si tratta di uno dei primi lungometraggi cubani a disegni animati. Juan Padrón cita persino il Dracula interpretato da Christoper Lee in una sequenza che vede Pepito e Lola al cinema mentre i vampiri parteggiano per il conte assetato di sangue. Il cartone animato è doppiato in un cubano dialettale, un avanero de barrio che ne rende difficile la comprensione, ma per fortuna circolano copie sottotitolate in castigliano.

Siamo negli anni Trenta, lo scienziato Joseph Von Drácula si trasferisce all’Avana per mettere a punto una formula che permetta ai vampiri di vivere alla luce del sole. Il vampiro scienziato ci riesce e suo nipote Pepito, inconsapevole d’essere un vampiro, cresce senza problemi, vive alla luce del sole e si fa coinvolgere in una storia d’amore e nella lotta contro il tiranno Machado. A questo punto entrano in ballo i vampiri europei (Grupo Vampiro) e la mafia vampira di Chicago (Capa Nostra) che vogliono ottenere a tutti i costi la formula per i loro sporchi interressi.

Vampiros en La Habana è coprodotto dall’Istituto Cubano dell’Arte e dell’Industria Cinematografiche, dalla Radio Televisione Spagnola e da Durniock Producciones. È considerato uno dei cento migliori titoli del cinema iberoamericano – unica pellicola a disegni animati inclusa nell’elencoE –, anche se il disegno è abbastanza ingenuo e il tratto grafico piuttosto indeciso. La regia è di Juan Padrón che scrive soggetto e sceneggiatura insieme a Ernesto Padrón. La musica – ottima e suggestiva – è di Arturo Sandoval e caratterizza il personaggio di Pepito sempre intento a suonare la sua tromba. La fotografia è di Julio Simoneau mentre il montaggio è a cura di Rosa Maria Carreras

L’introduzione del cartone animato ci conduce in un mondo fantastico. Nel 1870 i vampiri si dividono in due gruppi principali: i vampiri immigrati, riuniti a Chicago sotto il nome di Copa Nostra, che avevano come presidente Johnny Terrori e i vampiri europei di Düsseldorf, riuniti sotto il nome di Grupo Vampiro, comandati dal leggendario Conte Dracula. Uno dei figli di Dracula, lo scienziato Berndhart Amadeus Von Drácula, lavora a una formula che dovrebbe permettere ai vampiri di resistere alla luce solare, ma qualcosa va storto perché il padre muore dopo averla provata. Von Dracula abbandona l’Europa coperto di ridicolo, arriva a Cuba con il suo nipote Joseph Emmanuel Von Drácula e continua a lavorare al progetto della formula che realizza nel 1933, sperimentandola sul nipote. Von Dracula decide di spartire la formula con il Gruppo Vampiro perché venga distribuita gratuitamente, ma gli europei decidono di appropriarsene per commercializzarla con il nome Vampisol. Johnny Terrori vuole distruggere la formula per conservare il monopolio delle spiagge artificiali per vampiri e raggiunge Cuba con questo scopo. A Cuba, Joseph detto Pepito, insieme ad altri amici, lotta contro il tiranno Gerardo Machado. Berndhart Amadeus viene assassinato dai gangster di Terrori, Pepito riesce a fuggire portando con sé la formula, ma le due bande di vampiri lo perseguitano, oltre alla polizia che lo ricerca come rivoluzionario e cospiratore. Entra in scena un bandito chiamato Al Tapone che vorrebbe impossessarsi della formula per costituire un racket di spiagge per vampiri. Pepito conosce la formula a memoria e manda all’aria il piano criminale cantandola in diretta su Radio Vampiro Internacional. Il metodo messo a punto dallo zio. È ormai di dominio pubblico, gli europei sono rovinati e anche Al Tapone ha perso un buon affare. L’ultima scena vede Pepito che suona la sua inseparabile tromba mentre la moglie Lola e il figlio vampiro lo guardano. Il narratore afferma: adesso tutti i vampiri del mondo possono esporsi al sole grazie a Pepito. Il finale rappresenta il sogno della rivoluzione cubana: un mondo dove le conoscenze non rappresentino un valore economico da sfruttare ma dei beni nella disponibilità collettiva da utilizzare secondo necessità.

Vampiros en La Habana ha avuto un sequel nel 2003 intitolato Mas vampiros en La Habana, diretto dallo steso Juan Padrón, ma scritto con la collaborazione dello sceneggiatore Senel Paz. Si tratta di una coproduzione Cuba–Spagna tra ICAIC e Iskra Srl. La musica è di Robert Egües, il montaggio di Carlos Fernández e Guillermo Maldonado, la fotografia di Armando Alba. La storia riparte dalla scoperta del Vampisol da parte dello scienziato Von Dracula, bibita che permetteva ai vampiri di esporsi alla luce del sole. Nel nuovo episodio conosciamo Pepín, il figlio di Pepito, che dieci anni dopo, in piena seconda guerra mondiale, sviluppa un Vampisol molto più potente come il Vampiyaba. Pepito tenta di salvare il figlio dalle spire maligne di vampiri nazisti, yankees e sovietici. Il ritorno di Von Dracula dalla tomba ristabilisce il nuovo ordine mondiale.

Il cartone si rivolge a un pubblico di ragazzi, unisce finalità educative a un insegnamento morale come la condanna della guerra e il tratto grafico è più maturo del primo lavoro. Vampiros en La Habana resta un’idea originale che il sequel si limita a sfruttare e ad ambientare in un nuovo periodo storico. Si sente la mancanza della tromba di Arturo Sandoval, ormai esule negli Stati Uniti.

 

Gordiano Lupi

www.infol.it/lupi


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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