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Rafael Alcides. Appunti per un discorso per i 100 anni di Virgilio Piñera 
Lirica ritrovata e tradotta l'anno seguente da Gordiano Lupi
01 Novembre 2013
 

Rafael Alcides scrisse una poesia emblematica per il centenario di Virgilio Piñera, che nel 2012 mi era sfuggita, preso da altri problemi e urgenze contingenti, ma che ritengo opportuno tradurre adesso per far conoscere a chi vuole approfondire alcune tematiche relative alla letteratura cubana. Virgilio Piñera è in gran parte tradotto da me per le Edizioni Il Foglio. La sua opera poetica (Il peso di un’isola) è un e-book gratuito scaricabile su Amazon. Alcuni racconti sono contenuti in un Demian (Il ragazzo del CobreL’inferno) e diversi testi teatrali (Una caja de zapatos vacia e Dos viejos panicos) sono ancora inediti. Rafael Alcides è un grande poeta cubano di 80 anni, che – colpevolmente – ho imparato ad apprezzare troppo tardi. (Gordiano Lupi)

 

 

Apuntes para un discurso por los 100 De Virgilio

 

Virgilio que no estás en los cielos

(aunque por el infierno pasaste ya).

La cruz y los clavos fueron borrados

junto con la corona de espinas

(la crónica oficial no los menciona),

y tu enemigo, tu enemigo el viejo comisario

hoy pronuncia tu nombre con unción,

y te honra con misas

y de rodillas llega

al apartamentico de N y 27

donde todavía se te escucha

escribiendo en el pasado

los textos del porvenir—,

y trémulo te implora milagros.

Virgilio, haz que llueva,

haz que la Unión Europea afloje la cuerda,

haz que Chávez no se muera,

no permitas que Barack Obama se vuelva loco

y nos quite el Bloqueo,

cuida de nos, protégenos,

compadécete, Virgilio:

tennos siempre a mano un padrino magnánimo

y un enemigo poderoso al cual culpar de nuestro fracaso.

Lo que fue ya no fue,

fue jugando; en todo caso

ya eso pasó, dentro de unos años,

si no se habla más de eso,

nadie se acordará.”

Óyelo, Virgilio, oye al Comisario.

Ahora que te descubrió

o ahora que ya no le das miedo

sin comprender el muy iluso

que es ahora cuando eres un peligro,

óyelo (no gastes tus alas,

baja por una escalera

o por un ascensor,

tienes que cuidarte-

cien años son cien años), pero óyelo.

Oye al Comisario, escúchalo

(no que le hagas la caridad,

escucharlo tan sólo).

Aunque sigue siendo el comisario de entonces,

el mismo comisario cultural de aquel tiempo

el muy macho, el del pistolón,

su óptica respecto al viejo asunto ha cambiado,

o tal vez no ha cambiado

pero ahora la disimula, y también para eso

ha de servirle la celebración de tu centenario:

razón de más para autorizarla

y costearla

y pregonarla

y enviar un cake del tamaño de la fortaleza de la Cabaña

con todas sus velitas, en su nombre, y, por supuesto,

en el nombre de su protegida la patria sacrosanta.

Hoy cuando ya han sido olvidados

o ya no emocionan los comandantes—

que pasaban con sus pupú alborotando el barrio,

haciendo en el barrio salir a la puerta a todo correr hasta

a los inválidos,

deseoso el vecindario de ver de cerca

a aquellos jóvenes guerreros recién bajados del cielo

con licencia del Señor para cambiar el mundo

de lugar inclusive—.

Hoy, cuando todo eso es pasado,

melancolía, vago recuerdo de una vez,

sueño quizá, lamentación

de una gran oportunidad perdida,

hoy, que tú en cambio,

el sepultado en vida de entonces,

el segregado, el prohibido, el vituperado,

el Virgilio Piñera escupido de aquel tiempo

permanezca vivo, y aun más vivo que antes

puesto que ahora eres una religión,

hoy, esa victoria sobre lo oscuro,

esa resonante victoria de la luz

con todo lo que ella indica

(tú que nunca tuviste un pupú,

tú que siempre hiciste la cola de la guagua);

hoy esa victoriosa lección

ha venido haciendo vivir con los pelos de punta

al viejo Comisario que paró la cruz

y te hundió los clavos (con guantes,

con guantes, porque le dabas asco). Por eso

puedes creerle cuando te implora

y además te ruega

que lo recuerdes cuando a él también

lo tiren al inodoro y halen la cadena

igual que al Delphi de tu novela.

Gracias por la moraleja, y felices 100,

Virgilio que me estás oyendo.

Amén.

 

Rafael Alcides

 

 

 

Appunti per un discorso per i 100 anni di Virgilio

 

Virgilio che non sei nei cieli

(anche se per l’inferno sei già passato).

La croce e i chiodi sono stati cancellati

insieme alla corona di spine

(la cronaca ufficiale non li menziona),

e il tuo nemico, il tuo nemico il vecchio commissario

oggi pronuncia il tuo nome con devozione,

e ti rende onore con messe

e in ginocchio raggiunge

l’appartamentino tra N e 27

dove ancora ti sentiamo

scrivere nel passato

i testi dell’avvenire –,

e tremante ti chiede miracoli.

Virgilio, fai che piova,

fai che l’Unione Europea allenti la corda,

fai che Chávez non muoia,

non permettere che Barack Obama impazzisca

e ci tolga l’embargo,

abbi cura di noi, proteggici,

compatiscici, Virgilio:

tienici sempre accanto un padrino magnanimo

e un nemico potente da poter incolpare del nostro fallimento.

Quel che è stato, adesso non conta,

è stato per gioco; in ogni caso

ormai è passato, tra alcuni anni,

se non ne parleremo più,

nessuno si ricorderà.”

Ascoltalo, Virgilio, ascolta il Commissario.

Adesso che ti ha scoperto

o adesso che non gli fai più paura

senza capire povero illuso

che proprio adesso sei un pericolo,

ascoltalo (non sprecare le tue ali,

scendi con una scala

o con un ascensore,

devi aver cura di te -

cent’anni sono cent’anni), ma ascoltalo.

Ascolta il Commissario, sentilo

(non devi fargli la carità,

ma solo ascoltarlo).

Anche se è sempre il commissario di allora,

lo stesso commissario culturale di quel tempo

un vero maschio, con un gran pistolone,

la sua ottica rispetto al vecchio argomento è cambiata,

o forse non è cambiata

ma adesso finge, e anche per questo

gli fa comodo la celebrazione del tuo centenario:

ragione in più per autorizzarla,

finanziarla,

divulgarla

e inviare un dolce grande come la fortezza della Cabaña

con tutte le candeline, a suo nome, e, certamente,

in nome della sua protetta, della patria sacrosanta.

Oggi che ormai sono stati dimenticati

o non emozionano più i comandanti –

coloro che passavano in auto sconvolgendo il quartiere,

facendo uscire di corsa persino gli invalidi,

desiderosi di vedere da vicino

quei giovani guerrieri da poco scesi dal cielo

mandati dal Signore a cambiare il mondo

in un luogo migliore.

Oggi, che tutto questo è passato,

malinconia, vago ricordo d’un tempo,

sogno forse, lamento

d’una grande opportunità perduta,

oggi, che invece tu,

il sepolto in vita d’allora,

il segregato, il proibito, il vituperato,

il Virgilio Piñera oltraggiato di quel tempo

sei di nuovo vivo, persino più vivo di prima

visto che adesso sei una religione,

oggi, quella vittoria sull’oscurità,

quella risonante vittoria della luce

con tutto quel che comporta

(tu che non ha mai avuto un’auto,

tu che hai sempre fatto la coda per l’autobus);

oggi quella vittoriosa lezione

è arrivata per far vivere con la pelle d’oca

il vecchio Commissario che tenne ferma la croce

e ti affondò i chiodi (con i guanti,

con i guanti, perché gli facevi schifo). Per questo

puoi credergli quando ti supplica

e persino ti prega

che lo ricordi quando anche a lui

lo getteranno nel cesso e tireranno la catena

proprio come al Delphi del tuo romanzo.

Grazie per la morale, e felice centenario,

Virgilio che mi stai ascoltando.

Amen.

 

Traduzione di Gordiano Lupi


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