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Alberto Figliolia. Sugli “Anni perduti” di Emilio Tonelli
07 Aprile 2008
 

Languo nel compatire chi si è visto morire,

nel gesto disperato di chi invano a casa attendeva

il ritorno di un soldato.

Tra i boschi senza meta provo anch'io il morso

[della fame,

la spossatezza del corpo, il gelo, la miseria.

Per non dimenticare chi non può e porta ancora

[i segni,

in sé gli orrori della guerra.

(Paola Mara De Maestri)

 

 

Anni perduti per una generazione di giovani che senza volerlo, quasi senza saperlo, si ritrovarono fra le aspre rocce albanesi e greche, sulle roventi sabbie del deserto nord-africano, nel freddo feroce e bestiale dell'infinita pianura russa (nella neve macchiata di corpi, cristallizzati in silenti e disperati ricami di ghiaccio, lentissime teorie di militi in marce scandite sovente dall'ultimo fiato), su acque marine devastate dalla furia delle bombe e nei cui bui abissi, impenetrabili come l'acciaio, giacciono uomini che speravano, nelle segrete di torturatori e aguzzini o dietro un filo spinato, i cui aculei stanno confitti nel cuore di ogni uomo.

Anni perduti è il libro nelle cui pagine si sono riversate le memorie di Emilio Tonelli, nato il 4 febbraio 1918 a Regoledo di Cosio; venuto al mondo quando l'Italia era immersa in un sanguinoso conflitto che sarebbe costato centinaia di migliaia di morti e precipitato a 22 anni in un altro nero gorgo: la Seconda Guerra Mondiale.

Oltre sessant'anni, dopo la morte di Emilio avvenuta nel 2005, è uscito a cura del Circolo Culturale Filatelico Numismatico Morbegnese questo volume di 111 pagine. Un testo scritto in maniera semplice ma coinvolgente, diretto, toccante, istruttivo; un bell'esempio di letteratura orale; prezioso documento.

È, quella di Emilio, la storia di un destino individuale o, anche, una storia come tante ne sarebbero accadute in quei drammatici e tragici anni; è la storia, quasi una cronologia, di una confusa prima, ma costante e coraggiosa poi presa di coscienza. L'alpino spedito sul fronte francese, appena scoppiata la guerra, il mitragliere costretto in Albania e sul fronte greco, per salvarsi e salvare i commilitoni o per mero e puro senso del dovere o perché in determinate circostanze non si può meditare e fare filosofia, a sparare ai soldati di un'altra lingua, resi nemici dalla propaganda e dall'espansionismo fascista – nella realtà, propri simili – si ritrova nel 1944 nelle schiere della 55ª Brigata “Rosselli”, fra i partigiani attivi, nel Morbegnese e nell'Alto Lario, contro i nazifascisti e il giogo che costoro rappresentavano. L'alpino Emilio Tonelli aveva infine compiuto, da uomo, la sua scelta. Una scelta maturata fra sangue e fango, fra il dolore dell'abbandono e della lontananza – intesa quale distanza dai cari affetti e dalla ragione, dal poter attribuire un senso a tutto quel che attorno a sé accadeva – e l'aspettativa di un mondo migliore, fra il desiderio di giustizia e la consapevolezza dell'iniquità montante e perdurante, fra lo sconforto esistenziale e i primi, trionfanti, sofferti e splendidi, aneliti d'amore.

«Pian piano nella mia mente incominciarono a subentrare gli ideali che dovrebbero tutelare e garantire i diritti del popolo; non quelli degli eterni nostri sfruttatori, responsabili principali della messa al potere di quel totalitario quanto infame partito chiamato “fascista”, che, sempre appoggiato da loro stessi, aveva portato la nostra cara Patria a questa guerra che ci lasciò sconfitti e nelle più disastrose condizioni...» Tale è il pensiero che travaglia, ma anche rasserena il nostro Emilio – dopo le ferite fisiche (il congelamento, la conseguente amputazione dell'alluce sinistro, una pistola scoppiatagli in mano con gravissimi esiti) e morali –, il giovane coraggioso e mai vile, nutrito di sani princìpi, l'uomo del popolo, latore di una verità e di un pragmatismo che certo non necessita del supporto di dottissime elucubrazioni sociologiche per comprendere dove si annidano Male e Bene e che cosa è necessario fare, compreso il patire l'esilio, per ristabilire nel proprio sventurato Paese e nel mondo un giusto e naturale ordine di giustizia.

«Mi scuso con tutti quelli ai quali involontariamente posso aver arrecato del male», è una delle ultime considerazioni di Emilio Tonelli, e si attaglia perfettamente al suo essere: sensibile, altruista, sempre mosso, nell'ansia di libertà, dall'idea del bene comune.

 

Alberto Figliolia


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