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Il narratore e i suoi bozzetti. Gordiano Lupi intervista Pedro Juan Gutiérrez
18 Marzo 2007
 

Il nido del serpente è una finta autobiografia, ma nel romanzo c’è anche qualche riferimento alla realtà?

«Il nido del serpente contiene molti elementi di autobiografia e di realtà, però è essenzialmente un romanzo su un’epoca storica come gli anni Sessanta che mi interessa molto perché è stato un periodo vertiginoso e denso di significati per il modo di vivere odierno a Cuba».

Il governo cubano sta negando l’esistenza delle UMAP. Il tuo romanzo vuol ristabilire la verità?

«Le UMAP ci furono e non credo che nessuno possa negare oggi la loro esistenza perché sarebbe assurdo dire che non esistettero».

È vero che negli anni Sessanta a Cuba non si potevano leggere autori come Hesse, Nietzsche e De Sade?

«Negli anni Sessanta non si potevano leggere molti autori importanti e in cambio c’era un’ondata terribile di autori del realismo socialista. Ne pubblicavano a migliaia, soprattutto sovietici. Tutto questo fu abbastanza negativo e soltanto adesso mi rendo conto quanto danno mi ha fatto leggere tutta quella spazzatura».

Per chi non ha letto il romanzo, può spiegare cosa vuol dire l’espressione Il nido del serpente?

«Il titolo del libro non so bene a cosa si riferisce. Ci sono molte possibili interpretazioni. L’espressione mi è venuta inconsciamente e non la posso spiegare con esattezza. In letteratura credo non sia necessario spiegare tutto in modo matematico. C’è un senso poetico, incosciente, magico, scherzoso, che è più importante delle spiegazioni dettagliate».

Cosa vuol dire il protagonista nella frase finale: …continuare a camminare e attraversare la furia e l’orrore?

«Attraversare la furia e l’orrore è una forma di espressione in un giovane mezzo pazzo e disperato che non sa ancora bene quello che sta cercando e che vorrebbe trovare. Pedro Juan vede il resto del mondo come qualcosa di furioso e di orribile, pertanto deve attraversare le sue paure e continuare ad andare avanti. In fondo credo che fosse un giovane non molto sano di mente».

Perché lo scrittore perfetto è un fantasma invisibile?

«Con questa espressione voglio dire che il lettore non deve rendersi conto che c’è uno scrittore dietro al testo che sta leggendo. Lo scrittore deve annullarsi, sparire, lasciare il lettore solo con i personaggi e la trama. Non deve interrompere il lettore e deve essere umile».

Non devi aver paura Lulù è un’antologia che è uscita da poco per Edizioni Estemporanee (nei prossimi giorni pubblicheremo una scheda, ndr). In Italia non è molto conosciuto il Gutiérrez poeta. Può parlarci di questa attività?

«La poesia è per me solo un modo per prendere rapidi appunti come bozzetti di disegni che mi aiutano a pensare per poi scrivere dei romanzi o dei racconti. Mi sento soprattutto un narratore».

Quali sono i suoi scrittori preferiti e che hanno ispirato le sue opere?

«Ho già detto in altre occasioni che i miei autori preferiti vanno da Truman Capote a Hemingway, fino a Grace Paley e Raymond Carver, il meglio della narrativa statunitense».

Come vive il vero Gutiérrez? In modo simile al suo personaggio?

«Vivo una vita normale con mia moglie e i miei quattro figli - la più piccola ha cinque anni - con i miei libri e la mia pittura. Ora mi trovo a Cartagena in Colombia per un festival letterario, ad aprile sarò in Brasile per un altro festival e dopo me ne andrò un paio di mesi in Spagna. Tutti gli anni mi prendo delle vacanze europee, vado in Germania, Austria e in atri paesi, con i miei vecchi e numerosi amici. Per questo penso di vivere abbastanza bene».

Perché i suoi romanzi più conosciuti in Europa non sono stati pubblicati a Cuba?

«A Cuba mi hanno pubblicato tre libri con tirature molto ridotte. Solo qui a Cartagena ho venduto più libri in due giorni di tutte le tirature che sono state stampate a Cuba. In ogni caso sono un uomo paziente, ottimista e perseverante. Il buddismo dice che il peggior sentimento è l’odio mentre il migliore è la pazienza. Per questo coltivo la pazienza e la pace interiore».

 

Gordiano Lupi


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