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Yoani Sánchez. Mettere da parte l’orgoglio
01 Novembre 2012
 

L’uragano Sandy ha devastato la città di Santiago de Cuba, provocando gravi danni in diverse località della zona orientale del paese. Le immagini di distruzione parlano da sole, ma le macchine fotografiche riescono a catturare soltanto una piccola parte del dramma. La tragedia più grande scorre su un piano difficile da fotografare e da descrivere con le parole. Il peggio non può essere narrato. Si tratta di un mix di sentimenti che passano da tristezza e impotenza, dolore e disperazione, costernazione e paura. Migliaia di persone si sono svegliate una mattina in paesi distrutti, tra strade collassate e abitazioni prive di tetto, rendendosi conto che i venti si erano portati via buona parte delle loro vite, consapevoli che per recuperare quel che avevano non sarebbe bastato il resto della loro esistenza.

Sandy ha attraversato per cinque ore l’oriente cubano, distruggendo abitazioni, infrastrutture e oggetti. Serviranno anni per rimettere in sesto un tale sfacelo. Le perdite di vite umane sono stare l’aspetto più tragico, ma anche la natura ha sofferto abbastanza. Le intense raffiche di vento si sono scagliate su abitazioni deteriorate da decenni: la forza di un uragano di categoria due è caduta su una popolazione priva di riserve alimentari per affrontare i giorni di collasso che sono arrivati subito dopo. Come se la distruzione fosse stata poco, le inondazioni che ha provocato nella zona centrale del paese hanno reso più evidente il disastro agricolo, complicando le capacità di recupero della nazione. Cuba vive oggi una situazione di calamità, anche se il trionfalismo dei mezzi di comunicazione ufficiali cerca di sostituire il lamento con le parole d’ordine e la valutazione obiettiva con l’illusione.

Solo riconoscendo la gravità della situazione potremo trovare vere soluzioni. Il governo ha la grande responsabilità di affrontare con trasparenza e umiltà questa situazione di emergenza. In questi frangenti dobbiamo mettere da parte l’orgoglio e sollecitare aiuti da parte degli organismi internazionali che solitamente si occupano di queste tragedie. Noi cubani speriamo che le autorità facilitino l’ingresso della Croce Rossa Internazionale e altre organizzazioni umanitarie, per verificare le zone colpite e contribuire con risorse e solidarietà nei confronti di chi ha perduto quasi tutto. Le minacce di una nuova epidemia di colera e la possibile propagazione del dengue sono elementi che sottolineano quanto sia urgente prendere decisioni. Non è possibile attendere oltre.

Non è neppure raccomandabile continuare con le strutture centralizzate e verticali nella distribuzione degli aiuti. Esempi precedenti dimostrano che quando lo Stato vuole occuparsi di tutto, incluso la ripartizione di chiodi o la distribuzione di un po’ di zucchero, questi meccanismi sono rapidamente permeati dalla mancanza di controllo, dalla corruzione e dalla sottrazione di risorse, un problema costante nel nostro paese. Abbiamo già notizia che viene impedito ad attivisti e giornalisti indipendenti di raggiungere le zone colpite, perché il governo non vuole che sia raccontata in dettaglio la gravità degli eventi, né che si stabiliscano percorsi paralleli per far confluire gli aiuti. Dobbiamo ricordare che nessun partito può avere il monopolio della solidarietà e che non è questo il momento di fare politica né proselitismo sulle disgrazie di molti.

Durante questi ultimi anni sono nate diverse iniziative provenienti dalla rete civica, dall’esilio, dalla chiesa e da altri gruppi della società civile, per contribuire ad attenuare il dramma provocato dall’uragano Sandy nell’Oriente del paese. Un movimento di solidarietà ha coinvolto diversi cittadini che hanno stabilito punti di raccolta di prodotti essenziali nella capitale e in altre regioni del paese. Nessuna di queste iniziative è sotto l’egida di un partito politico né di un gruppo specifico, ma si basa sul sentimento umanitario e sul fatto che gli aiuti arrivano in maniera orizzontale. Alla fine di questa settimana, le risorse raccolte saranno trasferite verso Santiago de Cuba e là distribuite tramite Padre José Conrado - sacerdote della Chiesa di Santa Teresita di Santiago de Cuba - e altri attivisti della società civile. Saranno privilegiati i danneggiati più gravi e le zone più devastate.

Indico alcune cose importanti, per chi vive dentro o fuori del territorio nazionale.

 

Beni che si stanno cercando:

- Alimenti in scatola, latte in polvere, alimenti disidratati.

- Articoli di igiene personale (sapone, detergente, deodorante).

- Candele e batterie. Pigiami, asciugamani, indumenti intimi.

- Medicinali (analgesici, antidolorifici, sali idratanti, aspirine, vitamine, medicine contro la diarrea, creme per i dolori muscolari, ecc.).

- Pastiglie o gocce di cloro per disinfettare l’acqua.

- Pannolini usa e getta e cuscinetti sanitari.

 

I luoghi dove inviare il materiale:

- Municipio Habana del Este: Barriada de Alamar: Edificio B-17 apto. 21 Zona 5. Alina Guzmán o Nilo Julián, tel: +5353862111

- Municipio Plaza: Factor no. 821, apto 14B entre Conill y Santa Ana. Yoani Sánchez y Reinaldo Escobar Tel: +5352708611 y +5352896812

- Municipio 10 de Octubre, La Víbora: Saco no. 457 apto 6 entre Carmen y Patrocinio. Esperanza Rodríguez y Wilfredo Vallín, tel: +5353149664

- Municipio Centro Habana: Sede delle Damas de Blanco, Calle Neptuno no. 963 entre Aramburu y Soledad. Berta Soler Tel: +5352906820

- Municipio Playa: Avenida 1ra no. 4606 entre 46 y 60, Miramar. Ailer González +5353233726

 

Per chi non vive sul territorio nazionale e vuole far arrivare aiuti, suggeriamo di comprare alimenti nei seguenti siti web:

» http://supermarket.treew.com

» www.carlostercero.ca

» http://envioalimentosacuba.com

» www.lapuntilla.ca

 

Raccomandiamo di non comprare alimenti che abbiano bisogno di refrigerazione, né eccessiva cottura prima di essere ingeriti. L’invio si può fare a nome di una delle persone indicate prima e agli indirizzi menzionati, a qualunque amico o conoscente sull’Isola. Molte grazie in anticipo!

 

Yoani Sánchez

(dal Blog Cuba Libre, El País, 30 ottobre 2012)

Traduzione di Gordiano Lupi


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