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Twitter vuol dire uguaglianza e l'arroganza non porta lontano 
Yoani Sánchez ribatte alle accuse di Mariela Castro
10 Novembre 2011
 

«Su Twitter siamo tutti uguali e non si impartiscono lezioni. I presidenti non mandano messaggi ai cittadini e le personalità importanti non infieriscono sulle piccole! Siamo qui per imparare. Le mie domande a Mariela Castro sono state poste con grande rispetto, come sempre mi sono rivolta a lei, come farò sempre, anche il giorno in cui potremo avere un dialogo faccia a faccia», ha detto Yoani Sánchez che si è sempre visto vietare l'ingresso alle conferenze della direttrice del CENESEX per timore che facesse domande scomode.

Mariela Castro, figlia di Raúl Castro e direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX), si è scagliata contro la blogger Yoani Sánchez e altri attivisti che hanno accolto il suo debutto in rete con critiche e domande.

«Spregevoli parassiti, avete ricevuto l'ordine da chi vi paga di rispondermi contemporaneamente e con lo stesso copione prestampato? Siate più creativi», ha scritto Mariela su Twitter.

«Benvenuta nel mondo pluralista di Twitter, @CastroEspinM, qui nessuno mi può far tacere, non possono negarmi l'autorizzazione a viaggiare né impedirmi di entrare», aveva scritto la Sánchez in un messaggio precedente.

Il regime, infatti, nega a Yoani Sánchez il permesso di viaggiare all'estero. L'ultima occasione per impedirne l'uscita è stata pochi giorni fa, quando la blogger avrebbe dovuto recarsi in Spagna per ritirare un premio conferitole dall'associazione HazteOir.

Yoani Sánchez viene seguita su Twitter da 174.000 persone e manda avanti il blog cubano più letto e premiato nel mondo: Generación Y.

«Permetta una domanda, Mariela: Quando noi cubani potremo uscire dagli altri armadi e sentirci liberi in ogni frangente della nostra vita?», ha scritto la Sánchez martedì su Twitter, alludendo alla campagna che la figlia del generale Castro sta portando avanti a favore dei diritti degli omosessuali. La risposta di Mariola non si è fatta attendere: «Il tuo concetto di tolleranza riproduce vecchi meccanismi di potere. Per migliorare i tuoi servizi hai bisogno di studiare».

«Cosa possiamo sperare da te, Mariela, quando cerchi soltanto di manipolare i gay a Cuba?», ha chiesto Ignacio Estrada, noto attivista del movimento omosessuale alternativo, fresco sposo della transessuale Wendy Iriepa, costretta a lasciare il posto di lavoro nel CENESEX per aver voluto sposare un dissidente.

Alen Lauzán, autore del periodico umoristico Guamá, ha affermato che con l'arrivo di @CastroEspinM su Twitter, «i collaboratori della rivista satirica dovranno fare gli straordinari anche se non sono pagati dalla CIA». «Benvenuta Mariela, questa non è casa tua, ma preparati al coro, perché qui c'è vera democrazia», ha aggiunto.

Yoani Sánchez ha detto che il dibattito in rete è molto importante, pur con le difficoltà di connessione e di accesso, visto che nello scenario politico cubano è praticamente impossibile avere uno scambio di opinioni. «A Cuba negli ultimi mesi c'è stata un'esplosione di utilizzatori di Twitter che ci consente di ascoltare molte voci indipendenti», ha scritto la blogger. «Sono entusiasta della tecnologia, perché in quattro anni mi ha reso molto più libera, nonostante la volontà politica che anima il mio governo», ha aggiunto.

Il regime accusa i blogger dissidenti, che inviano messaggi alla rete fuori dal controllo ufficiale, di essere soldati di una ciberguerra organizzata da Washington.

Yoani sostiene che non è una ciberguerra ma una cibernascita e precisa: «Il Governo cubano parla sempre di Cuba come di una piazza sotto assedio e terrorizza i cittadini descrivendo il pericolo di un'invasione. Ero piccola che sentivo certi discorsi e ancora non sono cambiati. Ormai sono vaccinata da questo tipo di accuse e di minacce verbali», ha concluso Yoani.

Il debutto governativo su Twitter non poteva essere più contrastato. Mariela Castro dovrà rendersi conto che in rete le gerarchie non contano e che non si possono mettere a tacere tanto facilmente le voci scomode.

 

Gordiano Lupi


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