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Oswaldo Payá. Adesso tocca al popolo
22 Aprile 2011
 

Il Congresso del PCC è fallito prima di cominciare perché neppure gli stessi delegati erano liberi di restituire al popolo ciò che è del popolo: i suoi diritti e la sovranità popolare.

Sin dai lavori preparatori avevano affermato che questo Congresso si sarebbe occupato solo di cambiamenti economici, in realtà non sono state realizzate aperture effettive in termini di diritti, ma solo poche e inefficaci riforme. Non possiamo dimenticare che la maggior parte della popolazione cubana è ogni giorno più povera. La colpa di questa situazione è di un regime inconsistente che pratica una politica di restrizioni e di proibizioni, abusa dei lavoratori e spende capitali per controllare le persone, reprimere, fare propaganda e privilegiare un gruppo di potere. Il popolo cubano vive una situazione di povertà disumana, imposta per soggiogare individui e famiglie, rendendoli dipendenti dal governo. Non si vogliono far prosperare le persone perché il regime si sente in difficoltà di fronte al più piccolo spazio di libertà, incluso la libertà economica.

Non vogliamo il capitalismo selvaggio, non stiamo proponendo il capitalismo, ne abbiamo già abbastanza del capitalismo all’interno del totalitarismo comunista, del partito unico e dei capitalisti unici. Il popolo, però, non desidera neppure un altro esperimento comunista dopo che diverse generazioni hanno sofferto quell’ideologia per cinquant’anni. Devono provare proprio con i nostri figli, con la nuova generazione, a fare il comunismo buono?

Non si tratta di rendere il comunismo o il socialismo efficiente, ma il problema fondamentale è il totalitarismo che si propongono di conservare, si chiami socialismo, comunismo o castrismo. Non è lo Stato che sostiene l’alimentazione del popolo e i suoi bisogni, dire questo è ingiusto. È il popolo con la povertà imposta, tra mancanze e sofferenze, persino con la paura e con il lavoro mal pagato, che ha sostenuto involontariamente un sistema di potere costituito da un uomo e da un piccolo gruppo di gerarchi. Adesso - dopo 52 anni di dittatura - il gruppo di potere ricicla se stesso, annuncia misure per rendere efficiente il regime dell’inefficienza e vuole obbligare il popolo a sostenere ancora un ordine senza diritti da superare. Il comunismo non ha raggiunto il suo obiettivo a Cuba perché il cuore del popolo lo rifiuta e non accetta di vivere senza libertà.

Quando l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare analizzava e approvava i Lineamenti del Congresso del PCC confermava di non rappresentare i suoi elettori, perché i delegati non sono stati scelti con libere elezioni. Per questo motivo i delegati non trasmettono le speranze di cambiamento dei cittadini, ma rappresentano le direttive del Partito unico, che non è certo democratico. Molti deputati seduti nel teatro del Congresso del Partito torneranno a prendere posto nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare per continuare a deliberare all’unanimità. Se è scandaloso dire queste cose è ancora più scandalosa la realtà che denunciamo. Fino a quando dovremo sopportare la negazione della sovranità popolare? Fino a quando continueranno a usare il pretesto della difesa dell’indipendenza per mantenere il potere nelle mani di un ristretto gruppo di persone? Proprio quel potere usurpa la sovranità popolare e impedisce una libera autodeterminazione dei cubani, facendo vivere il popolo nella miseria, negando diritti umani, civili e politici, libere elezioni e continuando a ripetere menzogne.

È finito il Congresso, ma nessun cubano sa dove stiamo andando. La sola cosa certa è che sono stati riconfermati al potere coloro che hanno sempre governato. Non si tratta di potere popolare perché non è del popolo. Devono finirla di mettere i cubani gli uni contro gli altri, di classificare i cittadini in rivoluzionari e controrivoluzionari o peggio ancora di chiamarli vermi. Ne abbiamo abbastanza di odio, paura, arroganza e menzogne. Basta aprire gli occhi per rendersi conto che i cubani vogliono coltivare la tolleranza, la riconciliazione e il riconoscimento del prossimo, nonostante il linguaggio di odio e di esclusione che continuano a usare i mezzi di comunicazione ufficiali. Specialmente i giovani, le nuove generazioni, stanno ampliando gli spazi di fraternità ben oltre le ideologie e le esperienze del passato. Le nuove generazioni diffondono amore, trasparenza, sorrisi spontanei e rispetto per il prossimo, cose che fanno sperare in una futura società riconciliata con se stessa, più giusta, più umana e soprattutto libera. I giovani e i bambini meritano di essere liberi. Noi cubani siamo esseri umani, figli di Dio, e per questo motivo meritiamo la libertà e la pace.

 

Non vogliamo più sentire frasi come: Socialismo o Morte!

Diciamo in coro: Libertà e Vita!

 

Parliamo in termini umani e non ideologici, senza odio contro nessuno, senza odio di classe, ma rompendo il circolo vizioso delle menzogne. Questa mancanza di immaginazione, questa sentenza fatalista che mette il popolo di fronte alla scelta tra socialismo e capitalismo, tra socialismo e morte, si basa su falsi presupposti. Non riconosce la volontà e la capacità del nostro popolo. Noi cubani possiamo - con inventiva, buona volontà, coraggio, amore e grazia di Dio - costruire nella nostra stupenda isola una società democratica, più umana, giusta e solidale. Vogliamo essere uomini e donne liberi che vivono fraternamente. Per questo bisogna dare voce ai cubani e alle loro idee di cambiamento. Cuba rinascerà, conservando e migliorando le cose buone che abbiamo costruito e creando il nuovo. Tutti i cubani saranno artefici del cambiamento, chi vive all’interno dell’isola e chi risiede all’estero, come un solo popolo, per realizzare l’idea di Martí: fondare un popolo nuovo e una vera democrazia.

Dobbiamo promuovere più che mai l’alternativa e un effettivo cambiamento, pretendendo i diritti civili, la liberà di espressione e di associazione e sfruttando ogni possibile spazio partecipativo. Dobbiamo promuovere un dialogo nazionale che porti a elezioni libere, perché soltanto le elezioni libere sono il vero congresso di tutto il popolo. Adesso è il turno del popolo. Adesso tocca al popolo. Adesso vogliamo la libertà.

 

Oswaldo José Payá Sardiñas

Movimiento Cristiano Liberación

Candidato Premio Nobel per la Pace 2011

Cuba, 21 de Abril de 2011

(dal blog Oswaldo Payá, 22 aprile 2011)

Traduzione di Gordiano Lupi


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