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Yoani Sánchez. “Ortega e Gasset” si presenta a Cachita
03 Febbraio 2009
 

Dal blog Generación Y

2 febbraio 2009

 

 

Ortega y Gasset

conoce a Cachita

Desde el viernes estamos en Santiago de Cuba. Mi madre me encargó piedras del Santuario del Cobre y mi hermana, como en el estribillo de una canción tradicional, espera que le lleve “una virgencita de la Caridad”. Sin embargo, hemos venido para algo más: extender el virus llamado “itinerario blogger” a esta provincia -con menos acceso a Internet que La Habana- pero con la misma necesidad de expresar opiniones.

El viaje ha resultado en una mezcla de impresiones, que necesitaría de varios posts para ser contada. Vine con la idea de encontrar un pueblo bailador y extrovertido, pero me voy sin haber visto una sonrisa. La plaza donde Raúl Castro habló de continuidad -hace apenas un mes- hoy está llena de personas a la caza de turistas y de mendigos que me piden algo de dinero para comer. Caminé no sólo por las calles llenas de comercios en pesos convertibles, sino por los empinados caminos con casas a punto de caer. “Ahorren agua, que sólo podemos llenar la cisterna cada dos semanas”, fue la frase de bienvenida que nos dio una amable familia, donde dormimos cuatro noches.

Hoy, domingo en la mañana, tuvimos el encuentro más interesante. Jóvenes llenos de inconformidad, de deseos de hacer y ganas de cambiar las cosas, nos recibieron para oír hablar de la blogósfera cubana. En un principio tímidos, pero -después de algunos minutos- con muchas preguntas sobre esa herramienta tan plural que es una bitácora. Ya veremos si se suman al proyecto de Voces Cubanas.

Estuve en el santuario de la Virgen de la Caridad del Cobre, isla dentro de la Isla. Donde conviven, en una misma vitrina, las ofrendas por la liberación de los presos políticos y las insignias del Ejército Rebelde. Allí dejé mi premio Ortega y Gasset de periodismo, el mejor lugar donde podría estar. Por suerte, la larga mano de los censores no puede entrar a su templo. Alrededor de Cachita se extiende, todavía, uno de los pocos reductos de pluralidad que pueden verse en este verde caimán.

 

Yoani Sánchez

 

 

Ortega y Gasset” conosce Cachita

Da venerdì siamo a Santiago di Cuba. Mi madre mi ha chiesto di portarle pietre del Santuario del Cobre e mia sorella, come nel ritornello di una canzone tradizionale, aspetta che le porti “una piccola immagine della Madonna della Carità”. Tuttavia, siamo venuti per ben altro: estendere il contagio del virus denominato “percorso blogger” a questa provincia - con minor accesso a Internet rispetto all’Avana - ma con identica necessità di esprimere opinioni.

Il viaggio ha prodotto un mix incredibile di opinioni, che avrebbe bisogno di vari post per essere raccontate. Sono venuta con l’idea di incontrare un popolo ballerino ed estroverso, ma me ne vado senza aver visto un sorriso. La piazza nella quale Raúl Castro ha parlato in continuazione - appena un mese fa - oggi è piena di persone a caccia di turisti e di mendicanti che chiedono soldi per mangiare. Ho percorso strade piene di negozi in pesos convertibili, ma anche ripidi sentieri con case sul punto di cadere. “Risparmiate acqua, perché possiamo riempire la cisterna soltanto ogni due settimane”, è stata la frase di benvenuto che ci ha rivolto un’amabile famiglia, dove siamo stati ospiti per quattro notti.

Oggi, domenica mattina, abbiamo avuto l’incontro più interessante.

Ci hanno ricevuto alcuni giovani anticonformisti, desiderosi di darsi da fare per cambiare le cose, per sentirci parlare della blogosfera cubana. All’inizio erano timidi, ma - dopo alcuni minuti - hanno cominciato a fare molte domande su quell’attrezzo così pluralista che è un sito internet. Adesso non resta che vedere se si uniranno al progetto delle Voci Cubane.

Sono stata al santuario della Vergine della Carità del Cobre, un’isola dentro l’Isola. Qui convivono, in una stessa vetrina, le offerte per la liberazione dei prigionieri politici e le insegne dell’Esercito Ribelle. Ho lasciato in questo luogo il mio Premio “Ortega y Gasset” di giornalismo. Credo che sia il posto migliore dove possa stare. Per fortuna la lunga mano dei censori non può entrare nel tempio. Attorno a Cachita si estende, ancora, uno dei pochi spazi di pluralismo che si possono trovare in questo verde caimano.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore: Per far capire – almeno in parte – cosa rappresenta la Vergine della Carità del Cobre (Cachita) per i cubani, vi lascio una parte di quello che ho scritto su Cuba magica (Mursia, 2003), un testo che racconta la santería cubana e il palo mayombe in forma molto divulgativa.

 

Dovrei andare a Santiago, dice Armando.

La Virgen de la Cardidad del Cobre la dovresti vedere. Io posso raccontarti solo la storia. Puoi leggere dei libri. Ma il santuario è un posto troppo importante e merita una visita”.

A proposito del Cobre ricordo solo la canzone di Willy Chirino.

Y se vas al Cobre

quiero que me traigas

una virgencita de la Caridad

Questo so del santuario più famoso di Cuba. Non altro. Dice mia moglie che là distribuiscono amuleti e piccole pietre porta fortuna che attraggono ricchezza e denaro. Poi dicono che faccia miracoli.

Tanto tempo fa ritrovarono in mare una Vergine meticcia che aveva in braccio il Bambino e una croce d’oro nella mano destra. C’era un’iscrizione che diceva: Yo soy la Virgen de la Caridad. Da quando è arrivata a El Cobre la Vergine ha protetto la popolazione, ha compiuto miracoli e ha consolato i poveri. Lei è la santa patrona di Cuba ma è anche Ochún, la bella dea mulatta dell’amore”.

Vanno al Cobre da tutta Cuba. Portano ex voto, chiedono miracoli, lasciano le stampelle e i segni della devozione. Ed è luogo tanto cattolico quanto santéro. Non c’è distinzione. Come non c’è distinzione tra santería e religione cattolica, ormai. Ochún vale la Vergine del Cobre, come Changó sta per Santa Barbara. E i cubani continuano ad andare a messa dai preti e a fare messe spirituali tra le mura di casa. Sacrificano galli e accendono ceri. Recitano un padre nostro e spruzzano rum sulla prenda. Questa è Cuba. Questi sono i cubani. Prendere o lasciare.


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