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Iván García. Hacer media a Cuba
26 Settembre 2012
 

Hacer media a Cuba significa non fare niente. Stare con le mani in mano, prendersi una pausa... Parlare di un argomento a caso. Conversare della telenovela di moda o dell'ultima partita di baseball. Criticare il governo. Questo è il significato dell'espressione, intraducibile, hacer media.

In qualunque centro lavorativo dell'isola, le persone lavorano senza fretta, a passo di lumaca. Come se fossero in sciopero permanente. Le persone entrano a lavoro alle 8 di mattina, ma se si tratta di un'impresa che eroga servizi, c'è l'abitudine di aprire un'ora dopo. Dopo l'apertura, ci si dedica alla tipica media. Se provate a chiedere un'informazione, gli impiegati assumono un'espressione stile Al Capone e rispondono con frasi irripetibili.

Non sono interessati a niente. Né ai clienti, né alle buone maniere. La sola cosa che conta è far passare presto quelle 8 ore, per andarsene a casa, stringendo forte in borsa tutto quello che hanno potuto rubare sul posto di lavoro. Un po' d'olio, se è un ristorante; campioni di shampoo e di sapone, se si tratta di un hotel. Carta, penne, cartelline, se il lavoratore è un impiegato. Martelli, cavi, cacciavite, se è operaio o costruttore.

Lavorare in maniera efficiente non è attività per il cubano. La paga è miserabile e lo Stato, che tutto controlla, non offre benefici per fare bene le cose. Pertanto, nella Repubblica Socialista di Cuba, la maggior parte delle attività produttive e le erogazioni di servizi sono lente e macchinose.

Per eseguire un lavoro si compra tre volte il materiale, perché gli operai sottraggono il cemento e i chiodi per venderli sul mercato nero o per riparare le loro abitazioni. I lavoratori sono indolenti per il semplice fatto che si sentono sfruttati e maltrattati dallo Stato padrone. Risultato: rubano tutto quello che possono.

La logica dei lavoratori è semplice e pura. Se il governo non si preoccupa della loro situazione, di conseguenza a loro non può importare di meno dello Stato e dei suoi problemi. Tutti si risolve simulando. I lavoratori fingono, ingannano, fanno credere che stanno lavorando. E invece il loro unico scopo è quello di appropriarsi della maggior quantità possibile di beni statali.

Le giornate lavorative nell'isola dei Castro passano così, tra ruberie, comportamenti irripetibili, inganni, lavorando il meno possibile. Non ha importanza se il Generale Raúl esige che si lavori meglio e di più, asserendo che in un ipotetico futuro, che non arriva mai, potremo vivere meglio.

I cubani sono stanchi dei soliti discorsi. Al mattino applaudono esaltati in Piazza della Rivoluzione, mentre quando si fa sera tornano alla solita inerzia. Hacer media. Far passare il tempo. Cercare di rubare il più possibile. Bere un sorso di rum. Tutto il resto, può andare al diavolo!

 

Iván García

(da El blog de Iván García y sus amigos, 25 settembre 2012)

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Scrive Iván García, in calce: «Pubblicato l'11 dicembre 2009 nel blog Desde La Habana. Il blog faceva parte della piattaforma 'Voces Cubanas' creata da Yoani Sánchez e di cui Iván García era fondatore. Ma quando nel gennaio 2010 il blog cominciò a essere amministrato da Carlos Moreira, un bel giorno scoprimmo che “qualcuno” aveva eliminato tutti i post pubblicati nel 2009 e che avevamo messo da parte in una cartella denominata Archivio 2009. Alla fine, senza avvisare, né dare spiegazioni, il blog Desde La Habana fu eliminato da 'Voces Cubanas'».


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