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Maria G. Di Rienzo. Chi deve cambiare
17 Agosto 2013
 

Se volete che le cose vadano meglio, care donne, dovete… cambiare. Sì, perché se un uomo vi aggredisce, in casa o fuori, è colpa vostra. Ad esempio:

lo avete guardato negli occhi (l’uomo prende ciò come una sfida) o non lo avete guardato negli occhi (l’uomo pensa che siate passive ed acquiescenti);

gli avete sorriso (è chiaro, ha pensato che ci stavate) o non gli avete sorriso (chi vi credete di essere? Chiaro che si è offeso!);

lo avete lasciato (ve la siete andata a cercare) o non lo avete lasciato (ve la siete andata a cercare);

lo avete denunciato per persecuzione, molestie, lesioni (facendolo arrabbiare di più) o non lo avete denunciato (e lui ha continuato a perseguitarvi, molestarvi e battervi indisturbato: ma allora, sotto sotto, vi piace, eh?).

E poi, un momento! Dite che siete state aggredite, ma come si può credervi sulla parola, la vostra accusa potrebbe essere falsa. Fate questa prova, dite pubblicamente Tizio Piripacchio mi ha palpeggiata in ufficio e ascoltate le risposte: Stai tentando di rovinare la reputazione di Tizio. Non ho mai visto Tizio molestare qualcuno. Un altro linciaggio mediatico. Ancora la macchina del fango in azione. Stai tentando di spillare un po’ di soldi a Tizio. Conosco Tizio e so che scherzava. Stai tentando di farti pubblicità a spese di Tizio.

Allora, vedete, bisogna cambiare. Dite così – Sono stata molestata sessualmente in ufficio ma preferirei non fare nomi. E ascoltate ancora: Se fosse vero avresti detto chi è stato. Come possiamo giudicare sulla base di queste vaghe asserzioni? Alludere in questo modo è inutile e dannoso. Se non lo denunci con nome e cognome sei responsabile per quando lo farà di nuovo. Vorrei sentire la versione dell’altra parte, ma neppure si sa chi è. Ovviamente, stai solo cercando un po’ di attenzione.

Ah, cambiare, cambiare: state zitte. È quello che vogliono da voi. E ascoltate: Sembrava fosse stata molestata, ma se non dice niente, allora niente è successo. Ma non devono essere diffuse, queste molestie, non è che io ne senta parlare molto… Perché diamine una donna dovrebbe aver paura di denunciare, se sta dicendo la verità? Non dice niente, allora bene, finalmente possiamo tornare a parlare di cose serie.

E a stupirci quando Tizio Piripacchio tira un paio di coltellate o spara in testa alla stronza che continuava a respingere le sue “profferte d’amore”. Povero Piripacchio sconsolato, è un’icona dell’infelicità causata dalle donne e a volte persino si suicida (di solito, dopo aver fatto fuori la donna fonte del suo dolore, e magari un figlio o due, e un parente rompiballe).

Io penso di aver qualcosa da dire ai Piripacchi e ai loro sostenitori. Chi deve cambiare siete voi.

Voi credete che vi apparteniamo. Voi credete di avere dei diritti sui nostri corpi. Voi credete che qualsiasi donna vi debba ciò che volete quando lo volete, e se questo vostro convincimento viene sfidato e contestato lo asserite con ancor maggior violenza negli spazi pubblici e privati, che diventano entrambi vostre proprietà in cui una donna non ha diritti, a meno che non siate voi a definirli e concederli.

Voi credete di essere superiori/migliori/legittimati e che una donna non abbia il diritto di scegliere se, quando, come, dove entrare in relazione con voi. Voi credete, o fingete di credere, di non aver alcun controllo su voi stessi e sul vostro corpo, per cui ogni comportamento da voi diretto nei confronti di una donna sarebbe il risultato della “manipolazione” che quella donna ha fatto di voi. Voi credete che se desidero privacy, controllo della mia vita e del mio corpo me li devo guadagnare in trincea, perché essendo donna devo aspettarmi di essere insultata, interrotta, molestata, picchiata, umiliata, stuprata o uccisa. Ma voi volete anche darmi a bere che tutto questo non ha a che fare con il mio essere una donna, voi amate le donne, voi sicuramente rispettate le donne, è il mondo che è così: no, è così il mondo che voi avete creato, a vostra misura. E poiché il mondo non è il mio spazio, ma il vostro, io non devo aspettarmi ne’ diritti ne’ rispetto una volta che ci sia entrata. E sapete una cosa? Non ho preso io questa fottuta decisione, di avermi messo al mondo sono responsabili due altre persone e una vi somigliava parecchio.

Mi ritenete responsabile di quel che voi fate da quanto sono alta un soldo di cacio. Ai bagni pubblici le bambine e le ragazze e le donne vanno insieme: per scambiarsi pettegolezzi sui di voi? No, perché ci hanno insegnato che è più sicuro per difenderci dai vostri eventuali assalti. Ditemi, voi avete “strategie di parcheggio” (non in posti senza illuminazione stradale, non vicino ad un furgone, ecc.)? Stringete le chiavi in pugno come arma sussidiaria mentre camminate da soli? Frequentate corsi specifici di autodifesa per uomini? Vi preoccupate che i pantaloni siano troppo attillati?

Ripetere ossessivamente alle donne che è loro responsabilità evitare la violenza non ferma la violenza, la perpetua. La rende eterna, naturale, inevitabile: gli uomini sono fatti così… E persino se fosse vero, e non lo è, allora vi dico che siete fatti male e che dovete sforzarvi davvero di essere un po’ migliori. Ripetere ossessivamente alle donne che è loro responsabilità evitare la violenza crea una “paura culturale” che diventa per noi una seconda natura, al punto che spesso rispondiamo ai suoi impulsi senza neppure interrogarci su cosa l’ha creata e cosa l’alimenta.

Naturalmente so a cosa serve. A limitare i nostri movimenti e i nostri spazi. A limitare la nostra presenza pubblica e/o il nostro impegno pubblico. A renderci invisibili e mute. Be’, denunciate, perché non denunciate? C’è ancora libertà di parola in questo paese, no? La libertà di parlare richiede libertà dalla coercizione (svergognamenti, ostracismi, umiliazioni) e libertà dalla minaccia della violenza (abusi, stupri, omicidi): nel mondo creato dai Piripacchi per i Piripacchi noi donne, quasi sempre, non godiamo di questi lussi.

 

Maria G. Di Rienzo

(da Lunanuvola's Blog, 16 agosto 2013)


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