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Giovanni Sabbatucci: Sulla breccia di Porta Pia. E rovelli di un docente sui programmi di italiano storia da insegnare
Goya: da Los Disparates
Goya: da Los Disparates 
22 Settembre 2008
 

Nel frenetico riscrivere la storia è intervenuto, con fine ironia, lo storico liberale Giovanni Sabbatucci, autore fra l'altro di un documentato manuale di storia per i tipi della Laterza. Ne trascriviamo una parte, in calce, per eventuale glossa ai manuali in uso nella scuola italiana, e a futura memoria, visto cosa potrebbe accadere fra qualche anno con il caotico Ministero Gelmini, e dinanzi allo strano agitarsi di proposte anche nel mio istituto, l'ITCG-Liceo “Leonardo da Vinci” di Chiavenna (SO), da parte di alcuni docenti, di istituire commissioni per “accogliere” i nuovi docenti e per presentare loro i programmi nelle varie discipline - dunque anche di storia e italiano - che è il caso di insegnare o che la prassi ha confermato come “attuabili”.

Mi chiedo se nei “consigli” che verranno dati ai nuovi docenti, precari-supplenti-in attesa di cattedra-immessi in ruolo, verrà consigliato di glissare sulla Breccia di Porta Pia o di ricordare anche i caduti papalini o se varrà ancora la lettura laica di momento fondante la nascita dell'Italia come stato liberale; se insegnando la Resistenza dovranno, i docenti appena arrivati, anche ricordare il “sacrificio” (sic!) dei militi della Repubblica di Salò o se sia il caso di continuare la prassi indicata dalla Costituzione che è l'antifascismo ad aver fondato l'Italia repubblicana; e poi m'interrogo se Gramsci e Gobetti e Salvemini siano ancora da insegnare, se nel biennio al posto di Manzoni si possa insegnare e far leggere Ippolito Nievo, notoriamente mazziniano, e il suo capolavoro Confessioni di un Italiano. Ai nuovi insegnanti verrà ricordato che l'ultimo anno del triennio, nella classe quinta, quella che va all'esame, a Ragioneria-Liceo-Geometri, è contemplato l'insegnamento di Pavese-Vittorini-Viganò-Calvino-Pasolini-Sciascia-Morante-Moravia notoriamente di sinistra, radicali, laici, non credenti, e alcuni addirittura comunisti?... o sarà loro “consigliato” che è opportuno fermarsi a Pirandello?

Rovelli che assieme all'aria, per me malsana, che arriva dalla celebrazione della Breccia di Porta Pia a rovescio, mi fanno discretamente rabbrividire. Ma forse è un incubo di fine estate e l'autunno sarà mite. Nelle serre del sapere la didattica dell'italiano e della storia si salveranno dalla stagione che s'appressa spinosa e fredda. (Claudio Di Scalzo discalzo@alice.it)

 

 

 

GIOVANNI SABBATUCCI

Ridicolo, come citare gli austriaci il 4 novembre

 

È del tutto fuori luogo. A una commemorazione ufficiale si va per ricordare l'evento in sé. E il 20 settembre si festeggia la fine del potere temporale. Se qualcuno vuole celebrare gli zuavi pontifici è libero di farlo, ma in un'altra sede. (...) L'unica ragione accettabile per cui sono stati elencati i nomi dei soldati papalini caduti, e non quelli dei bersaglieri, è perché leggerne diciannove è più rapido che non pronunciarne quarantanove. (...) Ci sono dei precedenti (riferimento all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, intervenuto a una messa per i papisti caduti alla Breccia di Poirta Pia e ad Ignazio La Russa che ha elogiato i militari della Repubblica di Salò), ma secondo me nell'ufficialità diventa un vezzo ridicolo e che non ha molto senso. Tanto vale, se per loro il 20 settembre è un giorno infausto, rifiutarsi di andare alle commemorazioni. Altrimenti a questo punto, mi aspetto che il 4 novembre vengano ricordati i caduti delle truppe austro-ungariche a Vittorio Veneto nella Prima guerra mondiale. (...)

 

Dal Corriere della Sera del 21 settembre 2008


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