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Donato Bosca. Bra (o della felicità) e Roero (terra ritrovata) 
Due riviste sfiziose che sanno celebrare territorio e identità, memoria e tradizione
17 Luglio 2008
 

Bagnare il naso. Si diceva così nelle scuole rurali del ventennio fascista e in quelle dell’immediato secondo dopoguerra. L’espressione era ancora in uso negli anni in cui ho iniziato la carriera scolastica che oggi mi vede “Dirigente” al Comprensivo di Diano d’Alba. Un modo di dire che connotava negativamente gli apprendimenti degli studenti che non riuscivano ad imparare a memoria tabelline, poesie e nomenclature di capitali, monti e fiumi. Farsi bagnare il naso dai compagni era motivo di imbarazzo e di umiliazione e si rischiava l’esilio temporaneo nel banco dell’asino, in fondo all’aula.

Da langhetto di spirito “partigiano” mi succede in queste settimane di sentire umidità al naso, quel sentimento che si prova quando ti accorgi che i compagni di viaggio hanno allungato il passo e ti lasciano nelle retrovie.

Mi riferisco, fuor di metafora, alle due riviste “sfiziose” che il Roero ha saputo produrre per celebrare il suo territorio, l’identità, la memoria, la tradizione.

Sto parlando della rivista storica Bra o della felicità, cui molti guardano da anni come ad un modello “vincente” e della prima uscita di Roero. Terra ritrovata, ulteriore conferma che è ben radicata in terra roerina, come ha scritto Tiziano Gaia, «la curiosità verso le vicende, gli uomini e le imprese, anche minori, che hanno plasmato le comunità».

Di questo doppio guanto di sfida alla presunta supremazia culturale delle Langhe si è parlato lunedì 7 luglio presso la “Casa delle Memorie”, a San Donato di Mango, in occasione dell’incontro di metà percorso del programma annuale Arvangia.

Soci e amici, come sempre numerosi e desiderosi di rimboccarsi le maniche, nell’occasione hanno auspicato per le nostre Langhe una rinnovata stagione di fermenti, collaborazioni, sinergie, indispensabili per far emergere non solo la fisionomia attuale del territorio ma anche, e soprattutto, quel sempre richiamato e disatteso “fare sistema” che più il territorio si disgrega più si invoca.

Carlin Petrini ci ha insegnato cosa bisogna fare per dare vita a libri e riviste che diventino strumento di cultura in mezzo alla gente: presentazioni pubbliche ben orchestrate nel corso delle quali autori e protagonisti si raccontino come in un teatro di strada capace di cambiare ogni volta scenografie e palcoscenico.

È una modalità comunicativa che l’Associazione Arvangia ha sperimentato con successo attraverso la processione laica de “Il libro che cammina”, cui hanno saputo dare voce negli anni personaggi la cui assenza o lontananza oggi tutti rimpiangono, da Ugo Cerrato a Gina Lagorio, da Josè Pellegrini, “mitico” Direttore del Corriere dei Piccoli, allo chansonnier della Langa perduta Angelo Manzone.

Fidelizzando i nostri cinquecento arvangisti, offrendo spazi ai giovani redattori di riviste e giornalini scolastici che sbarcano il Lunario nelle scuole superiori albesi, recuperando gli slanci ideali che hanno colorato di ottimismo le quindici edizioni del premio “Case di Pietra”, credo che la sfida dell’innovativo Roero possa essere raccolta.

Sfida del tutto virtuale perché Milo Julini, Baldassare Molino, Cinzia Ruella, Luciano Bertello, Olga Scarsi, Giorgio Aimassi, Paolo Stacchini, Gian Mario Ricciardi, Fabio Bailo che hanno firmato il primo numero di Roero terra ritrovata sono studiosi appassionati che anche l’Arvangia ha avuto come compagni di viaggio avvolgendoli “nel sinuoso abbraccio fatto di ricordi, volti, attimi” che ogni esperienza culturale realizza.

Ma le Langhe, per le persone, le associazioni, con le quali abbiamo saputo condividere iniziative e momenti non sono da meno. Mi vengono in mente subito personaggi come Aldo Agnelli, Oscar Barile, Franca Benedusi, Antonio Buccolo, Loredana Dova, Danilo, Anna e Malvina Manera, Giancarlo Montaldo, Bruno Murialdo, Bruno Penna, Romano Salvetti, protagonisti di una cultura che sa porsi in dialogo con il mondo.

Credo che l’Arvangia, com’è nel suo destino, abbia voglia di misurarsi con questa bella e promettente vivacità culturale delle terre roerine ritrovate.

Domenica 10 agosto, a San Donato di Mango dove l’Associazione è nata nel lontano 1987, alle ore 15:30 del pomeriggio un primo appuntamento dal titolo “Strade di carta e terre ritrovate” seguito dalla presentazione del video dedicato al visionario Antonio Adriano di Magliano Alfieri. Sarà il primo incontro fra le persone che a vario titolo e nei vari ambienti credono nella possibilità di dare vita ad una rivista d’immagine dedicata alla “Langa, terra magica”. Una rivista che nasce dal basso, dalla buona volontà della gente che ama il territorio in cui vive e che proprio per questo potrà radicarsi e avere, come siamo soliti dire, reis ëncreuse. Per tutti coloro che vogliono far parte di questa cordata di visionari un indirizzo mail di riferimento - arvangia@casamemorie.it - e un numero di cellulare - 338 1761673 - al quale manifestare opinioni, suggerimenti, adesioni.

 

Donato Bosca


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