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Patrizia Garofalo legge La donna senza volto di Massimo Prevideprato
10 Marzo 2016
 

Casca a fagiolo questa lettura di P. Garofalo per Tellusfolio de La donna senza volto, dato che proprio in questi giorni LaboS Editrice sta completando la ristampa del romanzo storico di Massimo Prevideprato. Oltre che sui principali book shop o dal proprio libraio di fiducia, gli interessati che ancora non disponessero del volume, potranno dunque ordinarlo direttamente all'editrice (labos@tellusfolio.it): il prezzo è rimasto quello della prima stampa di dieci anni fa, € 15,00, con recapito tempestivo al domicilio, senza oneri aggiuntivi di spedizione.

 

 

Massimo Prevideprato

La donna senza volto

LaboS, 2006, pp. 280, € 15,00

 

 

chi non rimane in me viene strappato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per essere gettato via e bruciato”

(Vangelo secondo Giovanni, 15, 1-17)

 

La Maddalena penitente di Georges de La Tour è copertina del libro di Massimo Prevideprato ed insieme incipit di forte meditazione.

Le mani della donna poggiano quasi in preghiera sul teschio che tiene alle ginocchia mentre si consuma una candela che lo specchio riflette e doppia. Luce fioca che si smorzerà come il tempo, come la vita nella caducità del memento mori. Abbandonati i gioielli e offerta la pelle nuda e bianca del collo e del volto, sembra che la donna sia altrove, chiusa sullo sfondo scuro in una profonda solitudine.

Un’altra Maddalena sale le scale con passo attento, gli ultimi raggi del sole primaverile le fanno strada.

I suoi cinquantanni le concedono un abbuono di gioventù, snella e dai movimenti rapidi e decisi, attenta a non macchiare di vino il vassoio tirato a specchio, avvisa Don Defendente della cena e riaccosta l’uscio.

Di quella stanza dove solo vicino ad una finestrella sei candele conferivano parvenza di luce, Maddalena aveva provato da sempre terrore e rispetto e sussurrava, invece di parlare, per non ferire il sacro silenzio e offendere la sapienza contenuta in quelle migliaia di pagine rilegate. Don Defendente in quelle ore rimandava ormai a memoria la lettera ricevuta dal Vescovo di Como: per considerabili rispetti commettiamo a lei di prendere diligentissime informazioni della vita, seguito, predizioni, opere ammirabili, estasi e rivelazioni di costei particolarmente da persone ecclesiastiche, e formarne esattissimo processo per scoprire an spiritus a Deo vel a daemone sit… Il colloquio con Maddalena in cucina chiude la giornata ed apre ad una notte insonne e turbatissima.

Che ne sai della donna del Cedrasco?

Sentiva il bisogno di confidarsi, di qualcuno a cui chiedere e aveva così infranto quella distanza che sempre aveva fieramente tenuto con il ceto umile, a maggior ragione se parlava con una donna - quando il senso ha il maneggio degli occhi perde la ragione il dominio degli affetti; se si permette che riflettano i raggi d’una femminile bellezza nel concavo di questi membri fatali, è sbrigato il caso, tu sei perso.

Maddalena che in segreto aveva dato un fazzoletto ad un’amica ché lo portasse a Giulia, la donna di Cedrasco, da benedire da accucciata al suo posto guadagna una sedia vicino al focolare... è in carcere da un mese e la stanno processando per stregoneria…

che diversa gente va da lei come va da alcuni preti, che per alcuni ha le visioni e guarisce sul serio. E poi… altro che ciarlatana e beghina, quella non soltanto tocca e guarisce… non appena si trova davanti qualcuno gli sa dire cos’ha e cosa non ha, da quanto tempo è malato e la cura che gli occorre… no, reverendo, non è di questo mondo e ch’è una santa lo dicono tutti.

E là dove la Valtellina finisce lungo i muraglioni del Reit, nel Contado di Bormio stava per scatenarsi l’ennesima persecuzione a danno d’uomini e donne che operavano malìe e sortilegi contro i loro simili e la natura.

Di alta tensione i dialoghi che affrontano da posizioni opposte le “indagini”, icastici nel loro svolgersi, pieni di tensioni; nel disegnare quasi i luoghi e i volti dei protagonisti, Massimo Prevideprato evidenzia, senza sottacere nulla, i movimenti dei volti che accompagnano le parole: Al citare il nome al frate il volto s’illuminò di una beatitudine che solo un’apparizione dal paradiso avrebbe potuto suscitare in un comune mortale; ...un sorriso appena sbozzato e uno sguardo fulmineo; …fece le spallucce quasi avesse preso uno schiaffo sulla guancia e ambienta i personaggi in spazi ossimorici dove la chiesa tradizionale si veste di certezze e la chiesa evangelica difende dicerie e superstizioni, aiuta e soccorre.

Entrambe vivono in luoghi poco illuminati, chi per riservatezza e superbia del proprio ruolo chi per la povertà e l’umiltà che predica anche su gambe doloranti nella figura del frate cappuccino.

Fuori la natura nella sua bellezza naturale, nell’odore dell’erba tagliata, nel rosseggiare del tramonto, nella luce che tenta di soccorrere al buio delle case e di molte anime, nell’avvertimento di un temporale di maggio.

Ossessiva l’attesa di Don Defendente consapevole della sua improbabile imparzialità… quel diario dove Giulia, la donna di Cedrasco, appuntava la sua vita anche se ritrovato potrebbe non indirizzare ad una verità certa anzi potrebbe proprio rivelarne la colpevolezza Perché strega è non per pregiudizio… ma per sua stessa ammissione. È quasi condanna quella che risuona nella stanza. L’autore sembra sostare più a lungo in questa sequenza del romanzo, quasi a voler aggiungere che stanno parlando di una donna e a quel tempo, e non solo, oggetto di calunnie e maldicenze e spesso accusata d’eresia. Minacce, tratti di corde, demolizione del sonno, timore, tutto aveva concorso a farle dire di lei l’opposto di quanto volesse. Visioni celesti divenute allucinazioni demoniache, l’olio di Santa Teresa stomachevole unguento datole dal re delle tenebre… la frequenza dell’eucarestia mezzuccio triviale per procacciarsi l’ostia consacrata da vilipendere al sabba. La notte di Giulia e quella di Don Defendente si svolgono nello stesso spazio temporale, ma la decisione del prevosto di fare giustizia e salvare la donna non sfiora le mura umide e muschiose della cella di Giulia che vede vacillare la forza della sua fede, che ricorda con obbrobrio le mani di quell’uomo che s’intrufolavano sotto i vestiti a cercare i segni di Satana, che pur ammettendo la sua vanità terrena, il non voler essere conforme alle regole vigenti di una consuetudine normata a priori, niente di male ha fatto. Niente per cui possa essere condannata a morte.

Un evento improvviso rimanderà di una settimana l’investigazione del caso e il fazzoletto attorno al collo di Maddalena svelerà al prevosto il segreto mai confidatogli dalla serva con la quale da tanto tempo viveva e che ora era moribonda nella sua stanza.

Il ritardo che permette agli interrogatori di protrarsi di una settimana cambierà il corso degli eventi. Tutti coloro che sostenevano di essere disposti a fare qualsiasi sacrificio per Giulia la mortificarono per primi nell’indifferenza. La verità e la volontà di far luce sugli accadimenti cede al fondamentalismo di ristabilire l’autorità e il prestigio del potere ecclesiastico. La cifra stilistica dell’autore, armoniosa, attenta, equilibrata concluderà il romanzo con una descrizione dettagliata che rimanda alle tonalità forti e cupe di Caravaggio e il male è lì in quella folla inerte, nell’orrore di chi la spinge e la malmena... Giulia era andata al patibolo ammasso di carne flaccida maleodorante mossa dalle guardie che la strattonavano… l’aspettavano tra un nugolo di folla vociante e curiosa ceppo e boia… tutti impazienti a veder rotolare giù dal tronco quella testa spettinata ed irsuta simile all’orrenda chioma di Medusa… alle autorità un palco per vedere riparati dal sole… l’andatura incerta e quanto dietro la maschera dei capelli s’intravvedeva dello sguardo nulla ormai avevano d’umano e tutto d’oltretomba. Il male vero è in questa impietosa 'crocifissione', nell’oltraggio verso il più debole, nella prevaricazione che rende lecito l’illecito, nell’assenza del volto che ne riverbera mille altri senza difese, succubi sempre da sempre anche oggi di poteri forti.

...aveva poggiato il muso sul costato del Cristo di legno, e ce l’aveva tenuto tanto a lungo che se non la staccavano con malagrazia due guardie chissà quanto ce l’avrebbe tenuta incollata.

E il cielo si fece scuro.

 

Patrizia Garofalo


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