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Vetrina/ Rosaria Chiariello. In un batter di ciglia la vita sfiorisce...
Claudia Cardinale ne
Claudia Cardinale ne 'La ragazza con la valigia' (1961) 
09 Giugno 2013
 

In un batter di ciglia la vita sfiorisce

appoggiandosi al cuore appassito

che fruga dalla terra in ventre vuoto

senza più memoria, senza più storia

come mamma a sera in una fiaba intenta

piccole briciole d'infanzia, prima del sonno

ricordo primordiale di perduta armonia.

La vita divora ad occhi spenti,

e scorre come fiume, tra capelli bianchi

su sassi fissi testimoni d'anni

con l'illusione di poter costruire

imparare, vivere, amare

ma senza lasciare traccia del nostro dolore.

Scritta la memoria in solitarie riga

s'allontanano le ombre dall'anima

rimaste a sanguinare senza gemmazione

nella notte avara di sogno e passione.

A stento ai margini si trascina la follia

specchio che non mi riconosce, in balia

di ricordi straziati dal senso

stravolti da un paradosso morto

che ancora vivo, io sento.

Pallido andare di gambe incerte

di fili spezzati in anni persi

impiccate le ore allo stare inermi

e il tuo sorriso ora che dormi.

E cercarti sempre inutilmente

il mio vuoto amato, disarmato

mano nella mano in una tomba sogno

un tuo bacio sulla fronte, amore mio.

 

Rosaria Chiariello

 

 

 

Perché la poesia di Rosaria Chiariello deve vivere,
in crisi oltre la crisi

Nota di Enrico Marco Cipollini

 

Difficile, commovente come sempre la poesia di Rosaria Chiariello che non è nuova nel panorama culturale italiano anche se non ama -rara avis- le luci artefatte, artificiose di un palcoscenico spesso ingannevole come quello editoriale e in genere culturale. Eppure ha frecce nella faretra ma l’esse est percipi di oggi non le calza. Scrive, decantando sentimenti che vive nella sua intima tragicità che nel contempo è vita stessa, linfa che le dà il coraggio di vivere, per trovare un senso più che compiuto alla sua solitudine, alla sua “vita” mancata, vissuta come destino, accadimento ineluttabile, tragico. Una “esistenza “periferica che ha in sé la vitalità interna dell'essere stesso il quale, cosciente del suo “destino”, si rafforza e si eleva a forma positiva della vita, una vita che quindi non è andata perduta.

Smarrimento, la ricerca di sé, la sua denuncia tragica o impossibilità del vivere senza azzurrità danno il senso compiuto della vis di Rosaria. Ma c’è anche il richiamo alla madre, al grembo materno, all’innocenza perduta, al ritorno di un dire “primigenio”, a rivivere in modo netto e deciso; ex novo: palingenesi dopo la catarsi. La madre qui rimanda non solo alla persona fisica ma è abbraccio coinvolgente con la “gran Madre”, si chiami Cibele o altro. Come si nota archetipi ritornano e i poeti si ritrovano, mutatis mudandis, in certe tematiche essenziali, si parlano e si declinano a distanza temporale di anni, secoli. De hoc satis e un grazie sincero a Rosaria-Forza!


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