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Alessandro De Francesco: sul mio 'lo cercano' recensito da Giulio Marzaioli
07 Ottobre 2008
 

Ringrazio Giulio Marzaioli per questa splendida riflessione sul mio recente testo “lo cercano”. Esso fa parte di un lavoro in fieri dal titolo “Ridefinizione”. Ma questo commento non è soltanto per ringraziare: prendo sul serio la domanda finale come una domanda a me rivolta e provo a rispondere.

Credo che ora come ora l'uomo si trovi di fronte, tra le altre, a tre forme di ignoranza che permeano ogni suo gesto, ogni suo approccio sul mondo. Altrove, per dare una sfumatura diversa, ho chiamato tali forme d'ignoranza “ostacoli” (cfr. per esempio il mio dialogo con il poeta tedesco Dieter M. Gräf sul sito www.poetenladen.de). La prima di queste tre forme è un'ignoranza cognitiva e percettiva: ci troviamo spesso di fronte alla sensazione di non conoscere e percepire se non una minima parte del reale e di noi stessi. La poesia che a me piace scrivere e leggere delinea allo stesso tempo degli spazi cognitivi e percettivi suscettibili di ridurre tale ignoranza e di espandere il linguaggio verso i propri limiti di dicibilità. Tuttavia, se facciamo nostra, come io credo che si debba fare, la lezione wittgensteiniana secondo la quale «di ciò di cui non si può dire si deve tacere», una parte di tale ignoranza resta costitutivamente, anzi “ontologicamente” permanente. È, appunto, un'“ignoranza permanente”.

Una seconda forma di ignoranza è invece prettamente politica. Per questo è “voluta da qualcuno” e quindi potenzialmente “non permanente”. Facciamo giornalmente l'esperienza, anche e soprattutto attraverso l'informazione, di una radicale ed enigmatica inconoscibilità di eventi politici e sociali la cui conoscenza completa, benché potenzialmente possibile (perché non “ontologicamente” mancante), è “nascosta” da un meccanismo complesso e inespugnabile di modifica della realtà. Un esempio tanto lampante quanto banale: Guantanamo. A lungo ne abbiamo completamente ignorato gli eventi e tuttora molti aspetti restano sconosciuti e ulteriormente modificati dall'informazione in miriadi di verità possibili o sommersi dal quotidiano bombardamento mediatico, incentrato su aspetti secondari dell'esistenza. Allo stesso tempo, alcuni eventi terribili sono emersi, frammentari, non lineari. Essi bastano a far capire che questa forma d'ignoranza è mossa da una volontà in carne ed ossa, e, potenzialmente, tutto l'accaduto, almeno nelle sue linee principali, sarebbe conoscibile. Ora, le due ignoranze vengono mischiate e messe in dialogo da questo testo.

La terza forma di ignoranza a cui alludevo all'inizio è un'ignoranza di tipo emotivo, di cui però questo testo non parla, e quindi non dirò niente in proposito.

 

Alessandro De Francesco


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