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Sergio Caivano. Antifascismo di popolo 
Presentazione a Morbegno del nuovo libro di Pierluigi Zenoni
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L'autore, Pierluigi Zenoni, con Tiziana Marino, direttrice dell'archivio di Stato 
06 Novembre 2022
 

Antifascismo di popolo in Valtellina e in Valchiavenna. È il titolo del nuovo libro scritto da Pierluigi Zenoni che si trova già nelle edicole e nelle librerie, per l’editore Mimosa Srl, e stampato da Polaris sotto il patrocinio dell’ISSREc e dell’Anpi provinciali. Il lancio ufficiale avverrà giovedì 10 novembre a Morbegno. L’autore mi ha fatto dono, assai gradito, di una copia.

Il testo è frutto di un lavoro protrattosi per ben quattro anni, passati da Zenoni nella ricerca sistematica effettuata presso l’Archivio di Stato di Sondrio e in particolare nel Fondo Questura. Ha per oggetto le persecuzioni eseguite dai fascisti nelle nostre valli contro quanti osteggiavano, in qualsiasi forma, anche la più blanda, il regime; persecuzioni che hanno inizio con l’avvento del fascismo e si protraggono con la Repubblica di Salò. Nella prefazione Fausta Messa, dellISSREC sondriese, spiega: “La ricerca di Zenoni è strutturata in capitoli dedicati ciascuno ad una certa categoria di perseguitati: socialisti/ comunisti/ anarchici; i parroci che avevano aderito al Partito popolare di Don Sturzo; gli antifascisti; le donne; gli ebrei; i testimoni di Geova; gli omosessuali; i licenziati per mancanza di tessera del PNF; i contrabbandieri/passatori; gli antifascisti frequentatori di osterie. La presentazione dell’autore specifica che “Quel che emerge dai piccoli racconti biografici riportati nel libro ed estrapolati da una casistica ben più ampia, conferma l’esistenza, in provincia, di una vasta area di antifascismo che si manifestò durante l’intero ventennio sia pure con diversi livelli di consapevolezza politica e sociale”.

L’indagine ponderosa individua ben 1.387 “sovversivi”, soggetti a diverse forme di repressione, ovviamente graduate secondo la leggi fascistissime in auge. Dai fascicoli giacenti presso il Fondo Questura partono i deferimenti al Tribunale speciale nazionale e al Tribunale speciale straordinario di Sondrio. Vengono emesse 50 ammonizioni; 150 diffide, che comportano regimi di sorveglianza particolare; 150 condanne alla carcerazione; ben 70 condanne al confino. Per ciascuno dei 1.387 perseguitati, Zenoni ha seguito lo sviluppo dei procedimenti, le accuse, le difese, le condanne. E indicato, nome dopo nome, la data di nascita, la residenza, la professione. Oggi non ci sono più. Ma ci sono i figli, i nipoti di questi soggetti, portanti cognomi noti in diversi paesi delle valli. Tutto ciò lo ha portato ad intitolare questo libro “Antifascismo di popolo”. La cosa può spiegarsi anche per la composizione sociale dei valtellinesi e dei valchiavennaschi. Le popolazioni valtellinesi delle varie valli erano composte da piccoli contadini, piccoli commercianti, operai, impiegati. Gente laboriosa, riservata, schiva, dedita al proprio lavoro, per natura non incline agli ordini perentori, alle imposizioni continue, ai toni roboanti, alle smargiassate che fin dalla nascita caratterizzarono il regime fascista. Da qui traggono origine avversioni profonde, critiche, brontolii, scritte sui muri che vengono manifestati da tanti. Ben consapevoli di questo stato di cose, il regime instaurò un controllo sistematico nei confronti dei valtellinesi. Pierluigi Zenoni, da storico scrupoloso, ha voluto ricercare tutti i casi manifesti di avversione accertati dal regime. Questo atteggiamento delle popolazioni ha contribuito a rendere più efficace la lotta dura contro i nazifascisti fino alla Liberazione di tutta la provincia il 3 maggio 1945, quando i partigiani del primo battaglione Stelvio, guidati da Cesare Marelli, costrinsero alla resa l’ultimo presidio nazista posto alla terza cantoniera dello Stelvio.

Si trova piena conferma con quanto scritto da Pierluigi nel DPR 16.3.1987 con cui si attribuisce alla Provincia di Sondrio la medaglia d’argento al valor militare con queste precise parole: “…Le popolazioni, senza la cui solidarietà fattiva e costante non sarebbe stata possibile la lotta partigiana in un tessuto di villaggi e casolari disseminati su tutte le aree di dislocamento delle formazioni, pagarono duramente la colpevole connivenza e partecipazione con repressioni e ritorsioni terroristiche, come testimoniano i casi più drammatici di Buglio in Monte, Sernio, Campo Tartano, Mello, Vervio, Triasso, Uzza, Boirolo, dove la furia vendicativa si manifestò con incendi e fucilazioni”.

 

Sergio Caivano


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