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Appunti sul cinema erotico italiano
'Salon Kitty' di Tinto Brass 
21 Giugno 2007
 

Nonostante quello che affermano certi critici con la puzza sotto il naso, il cinema erotico non è un genere di serie B, soprattutto quello italiano che occupa un posto importante nella cinematografia europea. In Italia riscontriamo contaminazioni erotiche a partire dagli anni Sessanta in pellicole horror, gialle e drammatiche, fino al giorno in cui il genere si guadagna una meritata autonomia. La commedia all’italiana inaugura una stagione di peccati in famiglia che produce tre pellicole importanti di Salvatore Samperi (Malizia, Grazie zia e Peccato veniale) che fanno da battistrada per la futura commedia sexy. La protagonista di turno (Lisa Gastoni o Laura Antonelli) si lascia andare a un gioco di seduzione erotica nei confronti del protagonista maschile che coinvolge anche lo spettatore. Il voyeurismo entra nelle sale cinematografiche e diventa un elemento essenziale delle pellicole. Nei primi anni Settanta il cinema italiano presenta un numero indescrivibile di attrici che interpretano la nascente commedia sexy. Gloria Guida, Lilli Carati, Femi Benussi, Anna Maria Rizzoli, Carmen Villani, Nadia Cassini, Edwige Fenech, Orchidea De Sanctis, Barbara Bouchet, Laura Antonelli… l’elenco è interminabile. Mai periodo storico del cinema italiano è stato più affollato di starlettes e di attrici affascinanti. La commedia sexy, o commedia erotica, deriva dalla commedia all’italiana e si afferma con l’esaurimento del sottogenere decamerotico. Nel decamerotico abbiamo un modello colto pasoliniano (Il Decameron, Il fiore delle mille e una notte e I racconti di Canterbury) che viene estremizzato da un punto di vista erotico e farsesco. Le tematiche ricorrenti sono quelle dei mariti cornuti, delle mogli traditrici e dei frati impenitenti che a tutto pensano fuorché a pregare. L’erotismo va a braccetto con la comicità e i registi raccontano storie divertenti ma piuttosto sboccate. Il sottogenere sfrutta ogni possibile variazione sul tema e si esaurisce nel breve volgere di un paio di stagioni.

La commedia sexy unisce l’esperienza della commedia all’italiana con l’eredità del decamerotico e si propone di raccontare storie divertenti e piccanti ambientate in età contemporanea. Sono film che narrano storie familiari a base di tradimenti, equivoci a non finire, scambi di stanze e di coppie, travestitismi e situazioni comiche da avanspettacolo. A tutto questo va aggiunto, come ingrediente fondamentale, un pizzico di erotismo, perché la commedia sexy è soprattutto voyeuristica e basata sul gioco malizioso del si vede - non si vede. Non possono mancare le scene con la bella protagonista seminuda sotto la doccia e l’attore guardone che spia dal buco della serratura. Il regista vuole l’immedesimazione tra interprete e pubblico, perché chi è seduto in platea osserva la scena con la soggettiva dell’attore che spia dal buco della chiave. Alla base della commedia sexy c’è sempre una comicità di grana grossa, facile, priva di implicazioni politiche e intellettuali. Le trovate da avanspettacolo di ottimi attori come Banfi, Montagnani, Vitali, Buzzanca, Salce, D’Angelo (e molti altri) sono il leitmotiv che accompagna le grazie più o meno esposte delle belle attrici. La commedia sexy lascia grande spazio all’immaginazione, non esibisce ma fa intuire ed è sempre più comica che erotica. In certi casi realizza uno spaccato veritiero della provincia italiana, soprattutto meridionale, e descrive vizi e turbamenti di un’Italia che cambia. Le piazze accolgono gruppi di femministe che contestano e vestono abiti per niente femminili. Al cinema (per contrasto) incontriamo le donne sensuali, il modello di riferimento che gli uomini cercano. È bene dire, però, che in questi film la donna esce sempre vincitrice mentre l’uomo non fa mai una bella figura. La donna è maliziosa, intrigante, spesso è solo una finta oca, ma in ogni caso è il motore che fa girare il film e riveste un ruolo vincente. La commedia sexy rappresenta una variante della commedia all’italiana condita da situazioni equivoche e piccanti ai limiti del paradossale. Non è esagerato dire che simboleggia la voglia di liberazione sessuale di quel periodo storico e che molti film sono capaci di fotografare bene la realtà e di mettere alla berlina un’Italia moralista e bacchettona. Quei film ingenui e a volte un po’ raffazzonati non sono certo roventi storie di sesso, ma raccontano le emozioni e i turbamenti di tanti ragazzini che scoprono il sesso e sognano di diventare adulti. Non trascuriamo il lavoro dei registi della commedia sexy, perché si tratta di validi artigiani che danno vita a personaggi e macchiette indimenticabili. Citerei su tutti Sergio Martino, Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini, Nando Cicero, e Bruno Corbucci, ma episodicamente incontriamo registi che provengono dal cinema fantastico come Lucio Fulci (La pretora con Edwige Fenech), Umberto Lenzi (Scusi lei è normale? con Annamaria Rizzoli) e Luigi Cozzi (La portiera di notte con Anne Miracle). Da non dimenticare che spesso hanno fatto ricorso a motivi e interpreti della commedia sexy anche registi del cinema alto, della commedia pura, come Ugo Tognazzi, Steno (si veda l’ottimo Fico d’India con Gloria Guida e Renato Pozzetto) e Alberto Sordi. Non dimentichiamo neppure sceneggiatori generosi e prolifici come Francesco Milizia (ferroviere prestato al cinema), Raimondo Vianello e Sandro Continenza. La commedia sexy porta sul grande schermo anche il sottogenere delle professioni con una sfilata di dottoresse, insegnanti, infermiere (la prima è Ursula Andress nell’ottimo L’infermiera di Nello Rossati), soldatesse, tassiste e poliziotte. Nei ruoli professionali primeggia Edwige Fenech, mentre Gloria Guida è perfetta nelle caratterizzazioni da Lolita nabokoviana. Il sottogenere professionale, nella sua variante scolastica, vede la Fenech impegnata in alcune pellicole come insegnante (diretta da Cicero, Laurenti e Tarantini), mentre la Guida impersona una conturbante studentessa ne La liceale di Michele Massimo Tarantini. La liceale è la pellicola che decreta il successo della bella meranese nel campo della commedia sexy, un film icona dell’erotico-scolastico, divertente e malizioso quanto basta. Per capire l’importanza di questa pellicola basta pensare che è stato uno dei primi film liberati dalla censura e proiettati nei cinema iracheni dopo la caduta di Saddam Hussein.

Il cinema erotico italiano è molto vitale e produce un’infinità di sottogeneri. Tra questi va citato l’esotico-erotico che nasce con Bora Bora di Ugo Liberatore ma si afferma con una pellicola cult come Il Dio serpente (esordio italiano di Nadia Cassini) di Piero Vivarelli e con Incontro d’amore a Bali di Liberatore ed Heusch interpretato da Laura Antonelli. Questi film sono ambientati in paradisi tropicali, al tempo visti come mete impossibili per la scarsità dei mezzi di trasporto aerei e le difficoltà economiche di gran parte della popolazione. Zeudi Araya e Laura Gemser sono due attrici feticcio del sottogenere e portano sul grande schermo una bellezza esotica che intriga lo spettatore. Queste pellicole parlano quasi sempre di una fuga dalla civiltà e di un incontro d’amore insolito in una terra lontana e misteriosa. Sono frequenti le contaminazioni fantastiche e horror, soprattutto nella famosa serie Emanuelle Nera realizzata da Joe D’Amato che vede protagonista Laura Gemser.

Altri filoni erotici sono le monache nel peccato, gli storici in costume, le Tarzan in gonnella, i preistorici e qualche pellicola di ambientazione romana. Ricordiamo film come Isabella duchessa dei diavoli di Guido Malatesta, tratto dall’omonimo fumetto erotico, Tarzana sesso selvaggio con Femi Benussi, Quando le donne avevano la coda di Festa Campanile, Caligola e Immagini di un convento di Joe D’Amato. Tutte pellicole dove vengono rappresentati vizi e perversioni di suore, imperatori romani, donne preistoriche e personaggi del passato. I titoli promettono visioni molto più peccaminose di quanto accade nella realtà.

Il cinema erotico produce anche pellicole impostate su coppie perverse sul modello colto di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Il portiere di notte di Liliana Cavani. Il dramma erotico è un altro sottogenere interessante ed è caratterizzato da una trama impostata su eventi melodrammatici e su finali cruenti. Le malizie di Venere di Massimo Dallamano con Laura Antonelli è un esempio. Anna quel particolare piacere di Giuliano Carnimeo con Edwige Fenech rientra nella solita tipologia di pellicola. I film con protagonista Gloria Guida girati da Silvio Amadio (Quella età maliziosa su tutti) e Avere vent’anni di Ferdinando Di Leo sono ancora drammi erotici. L’elenco sarebbe lunghissimo. Merita una segnalazione anche il filone nazi-erotico che nasce e prolifera dopo il grande successo del Salon Kitty di Tinto Brass. Persino Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini può essere definito un nazi-erotico, pure se resta opera di un grande autore e per questo difficilmente inquadrabile in un genere. Mario Caiano, Alfonso Brescia e Rino Di Silvestro producono molti nazi-erotici portando alle estreme conseguenze le torture e gli accoppiamenti contro natura già presenti in Salon Kitty. Bruno Mattei (scomparso di recente tra l’indifferenza generale) lascia l’eredità di un eccessivo KZ9 lager di sterminio, ma anche La bestia in calore di Paolo Solvay non è da meno.

Nel filone erotico possiamo ascrivere anche le pellicole ambientate nei carceri femminili che mettono l’accento sui rapporti lesbici e sulle torture tra aguzzine e condannate. Citiamo Diario segreto di un carcere femminile di Rino Di Silvestro, Violenza in un carcere femminile e Blad Violent di Bruno Mattei. Attrici simbolo di questo sottogenere sono Laura Gemser e Lilli Carati.

L’erotismo all’italiana annovera alcuni lavori definibili come erotico-soft girati da Alberto Lattuada (La cicala con Clio Goldsmith), Marco Ferreri (Storie di ordinaria follia con Ornella Muti), Salvatore Samperi (Casta e pura con Laura Antonelli), Bruno Gaburro (Malombra) e Gabriele Lavia (Scandalosa Gilda e altri film con protagonista la moglie Monica Guerritore). L’elenco di questo sottogenere è interminabile e comprende molte pellicole anni Ottanta interpretate da attrici come Eleonora Brigliadori (La cintura di Giuliana Gamba) e Debora Caprioglio (Spiando Marina di Sergio Martino).

A mio parere ci sono due registi del cinema erotico italiano che meritano una trattazione a parte e una classificazione che va oltre i sottogeneri.

Tinto Brass è il poeta geniale dell’eros giocoso e spensierato, il cantore del posteriore femminile e delle sue grazie cinematografiche, filmato con una fotografia flou e con un sapiente uso di luci e inquadrature. Resta il più originale regista erotico italiano, pur tra gli alti e bassi di una produzione caratterizzata da un erotismo sempre più esibito. Citiamo La chiave con Stefania Sandrelli, Miranda con Serena Grandi, Paprika con Debora Caprioglio e Così fan tutte con Claudia Koll. Le sue ultime produzioni subiscono una brusca virata che le porta al confine del cinema porno. Si veda un’opera non eccelsa come Fallo.

Joe D’Amato è un altro regista che amo particolarmente, ma più per gli horror truculenti e originali che per un cinema erotico patinato girato a imitazione di Tinto Brass. Massaccesi (vero nome di D’Amato) è un grande contaminatore dei generi, uno che si trova a suo agio quando inserisce scene porno in un film horror come Porno Holocaust o Emanuelle e gli ultimi cannibali. Mi piace meno quando gira Il piacere o Voglia di guardare, perché preferisco vedere le opere originali di Tinto Brass che lo hanno ispirato. Altri lavori degni di nota sono Sesso nero, il primo porno italiano (con la trama) che porta la sua firma, ma pure lavori come Eva nera, L’alcova, Top Model, Eleven days eleven nights e Dirty love. Per ciascuno di questi film esiste il corrispettivo modello ad alto costo dal quale Massaccesi ricava una versione girata con poche lire per il mercato delle sale di periferia.

Le pellicole erotiche sono molto importanti nella storia del cinema italiano e sarebbe interessante studiare le contaminazioni tra erotismo, horror e thriller che caratterizzano la sterminata produzione degli anni Settanta e Ottanta.

 

Gordiano Lupi


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