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Marco Cipollini: Inno a Sodoma calcando Giosuè Carducci (2).
02 Aprile 2009
 

Emozioni che non finiscono! Dopo la prima seduta spiritica, in cui don Lisander dettò, aggiornato, Il cinque maggio, un’altra evocazione degli spiriti magni ha condotto sulla scena un accigliato, e ancor più burbero che in vita, Giosue (accento sulla o, Lui non transige!) Carducci. Ha bofonchiato che ormai il suo Inno a Satana, oggi che tutti sono atei e mangiapreti, ha perduto il suo mordente. Da vecchio maschio maremmano si è sfogato contro “il nuovo potere” (sue testuali parole). Aspettarsi dal vecchio leone moderazione e tolleranza sarebbe stato pretendere troppo. Del suo rifacimento si sconsiglia quindi la lettura alle anime pallide, politicamente corrette. (mc)

 

 

 

INNO A SODOMA

 

O della copula

questione eterna!

Se è meglio prenderlo

nelle fondella,

 

o è meglio il fottere

tradizionale,

si fa dialettica

da lungo tempo,

 

e pure mettici,

dilemma aggiunto,

la moda lesbica

di Saffo e alunne.

 

A vanto dicesi

che già ab antiquo

le storie bibliche

ne sono piene:

 

Davide e Gionata,

fieri amichetti,

si trastullavano

tra le battaglie.

 

Pure tra i classici

la cosa andava,

in più i pedofili

facean furore.

 

Primi i filosofi,

sempre a banchetto,

giocherellavano

dietro e davanti:

 

si veda Socrate,

morale e arguto,

con Alcibiade,

belloccio e vano.

 

Ma già l’Iliade,

che per la troia

chiamata Elena,

scappata a Troia

 

racconta i tragici

combattimenti,

rivela a margine,

ma chiaramente,

 

che Achille e Patroclo,

sanguigni eroi,

si trastullavano

tra le battaglie.

 

E pure Cesare,

console ardito,

pare gradissero

i legionari.

 

Insomma è facile

farne un elenco.

Se il mondo artistico

poi si spalanca,

 

giù ne valangano

come patate.

Fra i geni massimi

ermafroditi

 

c’è Michelangelo

che i maschi ignudi

muscolosissimi

scolpì e dipinse;

 

Leonardo, giuraci,

ci dètte sotto,

tanto che il giudice

lo colse in fallo.

 

Se ne ritrovano

fra i letterati

di tutti i secoli;

men tra i poeti,

 

che più tiravano

dritti alla fica:

nasuto e rapido

trombava Dante,

 

trombava il lirico

cantor di Laura,

sebbene in sèguito

se ne pentisse.

 

Boccaccio, il comico

novellatore,

era, ed è logico,

gran trombatore.

 

Con machiavellici

rigiri il grande

Nicolò vergini

scopò e avvizzite.

 

Ma ormai mediatiche

di noi soltanto

trattan le chiacchiere:

il culo ha vinto!

 

Geni o statistici,

noi bucaioli

siamo in gran numero,

si fa tendenza.

 

Dovunque Sodoma

poco per volta

soppianta i vertici

d’ogni potere.

 

La moda vedasi:

sono le donne

rese ridicole,

tanto che i maschi

 

solerti scappano,

mutano sesso

o si travestono

coi tacchi a spillo.

 

Tutti ci vogliono!

Il nostro voto

chiede in politica

ogni partito,

 

qua e là ci tirano

destra o sinistra,

ma il buco è statico

dietro nel centro.

 

Il mondo domina

un nuovo sesso,

senza più limite

femmina o maschio.

 

Buchi ci dicono,

froci o ricchioni,

finocchi: italici

nomi volgari;

 

ma ghei ci chiamano

in tutto il mondo

quelli che l’anglica

usano lingua.

 

Sì, come un turbine

copriamo il mondo,

più di massonica

congrega forti.

 

E un sesso unico

avremo presto,

senza più nascite

sparisca l’Uomo!

 

Però le femmine,

anche se omo,

a volte figliano

inseminate,

 

così perpetuano

la razza umana.

Sorelle perfide,

vi detestiamo!

 

Quando noi unici

saremo al mondo,

tolto anche l’ultimo

seminatore,

 

l’umano genere

a poco a poco,

spenta la fiaccola,

sarà un ricordo.

 

Quanto alle lesbiche,

rudi fanciulle

che se la tirano

a tutti spiano,

 

che se la vadano

a strofinare

solo in quell’isola

del greco mare.

 

Forza, godiamoci

come ci piace,

finché le tenebre

ci diano pace!

 

Salute, o Sodoma,

per un maggiore

goder si predica

contro natura!

 

La nostra copula

non guarda in viso!

Chi ha le emorroidi

si operi in tempo!

 

 

www.webalice.it/marcocipollini


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