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In scena i “Volti” di Erri De Luca al S.Antonio di Morbegno 
Milvia Marigliano e i Semisuite reinterpretano contemporaneità e memoria
01 Maggio 2007
 

«Questo è uno spettacolo che ha memoria, che vuole guardare al passato per superarlo e andare avanti». Così Milvia Marigliano definisce Volti, spettacolo da lei ideato, interpretato e diretto. Dopo l’incontro “folgorante” con le poesie di Erri De Luca, l’attrice non ha potuto fare a meno di portarle in scena, con l’accompagnamento musicale dei Semisuite, gruppo comasco nato dalla scissione dei SULUTUMANa, composto da Andrea Aloisi (violino), Francesco Andreotti (pianoforte e tastiere), Marco Castiglioni (batteria) Samuel Cereghini (batteria, percussioni) Raffaele Cogliati (chitarre) Angelo Galli (flauto, aggeggi, voce) Gian Battista Galli (voce, fisarmonica) e Nadir Giori (contrabbasso, basso).

Così, dopo un esordio all’insegna della grande musica, il nuovo “Auditorium S.Antonio” di Morbegno offre il proprio palcoscenico al teatro, grazie alla collaborazione di FestTeatro e Quadrato Magico. E sarà la strada a fare da protagonista: non solo grazie alle scenografie “metropolitane” di Marco Teatro, Davide “Atomo” Tinelli, Matteo Fumagalli e Pao, ex writer milanesi diventati ormai artisti affermati, ma anche con le storie dell’autore partenopeo che si intrecciano alla musica del gruppo comasco, con il dialetto brianzolo mischiato a quello napoletano. Cogliendo la realtà nei suoi diversi aspetti, raccontando esperienze lontane tra loro - dalla ragazza incontrata e perduta tra la “meglio gioventù” di una Roma rivoluzionaria, a Filomena che riusciva a ridere di se stessa, a un´intera generazione che decide di scendere in strada – lo spettacolo percorre il filo della memoria individuale e collettiva del nostro secolo. Così, anche la contemporaneità viene a confondersi con i ricordi di guerra, e gesti individuali si trasformano in manifestazioni di piazza. In questa poetica suggestiva si incontrano vite e personaggi che, nella propria realtà individuale, ritraggono un’intera generazione.

...Lo spettacolo Volti – prosegue Quadrato Magico che per l’ultimo appuntamento della sua rassegna di concerti “Live al Frassati” trasloca dall’abituale Teatro di Cosio V. al nuovo Auditorium di Morbegno – non un è semplicemente un testo teatrale accompagnato dalla musica, ma un corpo unico, una fusione tra suoni e parole. Il lavoro nasce dall’intreccio delle parole dello scrittore napoletano Erri De Luca con le note dei Semisuite, gruppo molto apprezzato da QM che lo ha già avuto ospite (come Sulutumana) per ben tre volte in occasione dell’uscita dei loro cd: La danza (2001), Di segni e di sogni (2003) e l’ultimo, Decanter, nel 2005.

«Abbiamo trovato lo stesso respiro teatrale: siamo un tutt’uno», dice l’attrice, che per la prima volta veste anche i panni di regista: «Non è una vera e propria regia», afferma, «sul palco faccio un po’ quello che voglio: recito i testi di De Luca, dialogo con i musicisti, ballo…diciamo che sono io a firmare il progetto, ad aver coinvolto i Semisuite per dare vita a questo spettacolo».

Ma come è nata l’idea di Volti, un’ora e mezza circa di monologo su un palco spoglio, riempito solo dagli strumenti dei musicisti e dalla tua presenza?

«Due anni fa ho ricevuto in regalo Il contrario di uno e mi sono innamorata di questi racconti scritti da Erri De Luca, perché vi ho riconosciuto i luoghi e le persone che mi appartengono (l’attrice, milanese, ha in parte origini napoletane). Ho cominciato a interpretarne alcuni davanti agli amici e loro mi dicevano che quei testi sembravano parole teatrali. Così ho pensato che io potevo recitare le cose che De Luca aveva scritto, che io sentivo mie e al tempo stesso di valore universale».

In seguito l’incontro con i Semisuite. «Oltre a essere bravissimi» dice Marigliano «questi ragazzi hanno una storia alle spalle, un passato, una memoria: le loro canzoni parlano di vicende popolari, di tradizioni, persone e luoghi della loro terra tramandate nei racconti. E questo è uno spettacolo che ha memoria, che vuole guardare al passato per superarlo e andare avanti».

Così, sul palco si intrecciano parole e musica, dialetto napoletano e dialetto brianzolo dialogano tra loro, in un botta e risposta che racconta le storie degli emigranti, la guerra, la contestazione del ’68, fino ai fatti del G8 di Genova, con la morte di Carlo Giuliani.

 

Lo spettacolo avrà luogo sabato 5 maggio alle ore 21

presso l’Auditorium S.Antonio di Morbegno

 

Ingresso: 15 Euro

Ridotto under 21: 7,50 Euro

Infoline QM: 347 2540493

 

 

Seguono una biografia artistica di Milvia Marigliano e un’autopresentazione dei SULUTUMANa, gruppo da cui si sono formati i Semisuite.*

 

 

MILVIA MARIGLIANO

Si diploma all'Accademia dei Filodrammatici di Milano nel 1982 (medaglia d'oro come migliore allieva del corso), nello stesso anno vince il Concorso Nazionale “Wanda Capodaglio”. Dagli anni Ottanta ad oggi è stata diretta dai più noti registi italiani tra cui Puggelli, Guicciardini, Piccardi, Fo, Maccarinelli, Avogadro, Shammah, Gallione, Moscato, Navone, Vacis e Pezzoli. Lavora per il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Stabile di Catania, il Teatro Franco Parenti, il Teatro Filodrammatici, il Teatro Stabile di Torino e per varie produzioni private che la portano più volte sui palcoscenici del Teatro Argentina e dell'Eliseo di Roma e dei più importanti Festival teatrali. Lavora in televisione come attrice comica in alcune trasmissioni e sit-com sia per Mediaset che per la Rai tra cui “Trasmissione forzata” di e con Dario Fo e Franca Rame e “Viva le donna” per la regia di G. Nicotra. Ha partecipato ad alcuni spettacoli dello “Zelig” di Milano. Da sottolineare alcune importanti esperienze di spettacoli recitati in “lingua”: per il Piccolo Teatro di Milano La sposa Francesca con Tino Carraro (lombardo del '700); Muse napolitane (napoletano antico e moderno); per il Teatro Franco Parenti Noblesse oblige (milanese); Sior Todero brontolon (veneto) e I rusteghi (veneto). Nel settembre 2001 ha debuttato al Festival di Benevento in Erodiadi di Giovanni Testori diretta da Cristina Pezzoli, lo spettacolo al terzo anno di tournée è stato in scena a Roma, Milano, Bologna, Torino, Genova, Cagliari. Nel 2002 ha interpretato Due di noi (produzione Teatro Franco Parenti/QP Produzioni) di Michael Frayn diretta da Massimo Navone a fianco di Mauro Marino e successivamente per la ripresa dello spettacolo a Milano e a Roma di Antonio Catania. Ha concluso il terzo anno di repliche di Sior Todero brontolon a fianco di Eros Pagni diretta da André Ruth Shammah. Nel gennaio 2004 recita nel Wilhelm Meister per la regia di Gabriele Vacis; dello stesso anno è la partecipazione allo spettacolo Report, diretto da Cristina Pezzoli, verrà ripreso anche nella prossima stagione teatrale. In autunno è la protagonista femminile di Al Moulin Rouge con Toulouse-lautrec, con Carlo Delle Piane, con la regia di Waltre Manfré. Da gennaio 2006 è impegnata sul palco del Piccolo Teatro - Teatro d´Europa in Madre Coraggio, di Bertolt Brecht, diretta da Robert Carsen.

 

 

SULUTUMANa

Asso (CO), estate millenovecentoottantotto, piazzetta del comune, dieci di sera, c'è una chitarra sul tetto di una centoventisei bianca. «Chi suona la chitarra?» «Giamba ti presento Michele, è lui che suona la chitarra». «Piacere...» «Ciao, piacere». La chitarra, la centoventisei, il comunismo, il consumismo, la lotta, la rivoluzione, la rabbia, l'illusione, le certezze in una canzone, l'amicizia, la condivisione, il vino manco a dirlo, il vomito, il ridere da star male, le notti intere trascorse a parlare... Quei due si erano innamorati e decisero in poco tempo di mettere su “cantina”. Era stato Enzo a presentarli, lui e Michele sono amici d'infanzia, da quella sera stavano quasi sempre insieme, loro tre. Enzo era la presenza silenziosa, ascoltava ed osservava senza mai annoiarsi. «Si fa sul serio allora, io suono e tu canti e si va nei locali a fare delle serate, compriamo un impiantino e lo paghiamo a rate». Michele ha sempre fatto maledettamente sul serio. Giamba sentiva un misto di felicità e terrore. «Dobbiamo trovarci un nome». «Già, bisognerà cominciare a pensarci».

Questa, in sintesi, è la preistoria dei SULUTUMANa, roba di un millennio fa, quando, dopo averci pensato “su” una sera intera, Giamba e Michele decisero che il nome sarebbe stato ispirato dall'ottomana sopra la quale se ne stavano comodamente seduti. Il nome tradotto dal dialetto vallassinese significa appunto “sull'ottomana” e per ottomana si intendeva anche il normale divano. Frase tipica del nonno o del papà quando erano stanchi e noi si era bambini: «Vo a fa un sugnèt su l'utumana». Questo nome, scritto tutto attaccato, ci è sembrato subito musicale e, perchè no, universale. Il perchè della “a” minuscola finale è da attribuirsi al fatto che la prima locandina ufficiale del gruppo, risalente al millenovecentonovantuno, riportava il nome scritto in quel modo e a noi è sembrato divertente che il mantenesse la finale minuscola come segno grafico distintivo. Per anni si suonano le canzoni dei cantautori, si rivisitano i brani della tradizione popolare tramandati da nonni e genitori, canti di festa e canti di protesta. Nel corso del tempo il duo originale si allarga fino a diventare un gruppo vero e proprio con amici e musicisti “vecchi” e “nuovi” a costituire le diverse formazioni fino a quella attuale. Angelo è nel gruppo dal novantatre, Francesco dal novantasette, Antonello e Nadir dal novantotto, Andrea dal duemila.

 

FestTeatro e Quadrato Magico

 

* Qui per un'intervista (Bielle, La Brigata Lolli) alla 'nuova' formazione Semisuite


Foto allegate

Milvia Marigliano
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