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All’Argentina “L’oro di Napoli” ovvero la pazienza remota, ereditaria, intelligente e superiore dei suoi abitanti
13 Maggio 2010
 

Fino al 16 maggio è in scena al Teatro “Argentina” di Roma lo spettacolo ispirato all’omonimo film diretto da Vittorio De Sica e ai racconti di Giuseppe Marotta, questa volta portato in scena nell’adattamento teatrale nostalgico e forse poco emozionante, di Gianfelice Imparato e Armando Pugliese, che ne cura anche la regia, L’oro di Napoli.

Sul palcoscenico Imparato e Luisa Ranieri tessono le vicende umane e affannate peripezie di una Napoli traslata in un palazzo-microcosmo, popolato da personaggi che interloquiscono tra loro nell’androne, tra le scale, nella strada, sui pianerottoli, dando vita alla coralità dolente e magica di una città anche furbesca ed ingannatrice.

Un unico caseggiato dove convivono ancora tutti gli strati sociali della città, abitato da personaggi le cui vite si rivoltano su se stesse, drammatiche o grottesche. E che noi sbirciamo come se fossimo davanti ai pastori di un presepe che affaccia sul mare, ma pieno di grotte ed anfratti, dove il sole difficilmente entra. Da quei balconi e da quelle finestre emana un respiro comune, ferocemente teso alla sopravvivenza, cinico e dolente, ma anche garbatamente ironico.

 

Il libro di Giuseppe Marotta L’Oro di Napoli viene definito una dichiarazione d’amore per la sua città, splendida e miserabile, amorosa e spietata, e per i suoi abitanti capaci di inventarsi la vita giorno per giorno. In questi racconti la Napoli di un tempo rivive senza pietismo o retorica, ma con commossa, asciutta, a volte divertita partecipazione.

Alcuni episodi del libro hanno ispirato il celebre film di Vittorio De Sica in cui di Marotta si accentua la vena umoristica più che quella malinconica. Il tema conduttore de L’Oro di Napoli è la pazienza, una remota, ereditaria, intelligente, superiore pazienza: la possibilità di rialzarsi dopo ogni caduta. Un film in cui viene esaltato il teatralismo del popolo dei bassi napoletani.

È da questo teatralismo che il regista Armando Pugliese intende partire per l’edizione teatrale de L’Oro di Napoli da lui stesso curata con Gianfelice Imparato. Edizione che viene strutturata su una nuova ricomposizione dei racconti di Giuseppe Marotta, di cui alcuni sfruttati anche nel film, altri completamente inediti.

La finalità é quella di comporre un grande affresco in cui si raccolgono storie, dolenti o comiche, tragiche o paradossali di un unico di quei palazzoni di cui pullula il centro storico di Napoli. Un palazzo-microcosmo popolato da personaggi che interloquiscono tra loro nell’androne, tra le scale, nella strada, sui pianerottoli, dando vita a quella coralità dolente e magica di una città anche furbesca ed ingannatrice, ma non imbastardita da un degrado che sembra inarrestabile.

 

Lo spettacolo, coadiuvato dalle musiche di scena di Nicola Piovani, vanta tra i protagonisti Gianfelice Imparato reduce dal personale successo del film “Gomorra”, Luisa Ranieri sanguigna interprete di matrice napoletana e Valerio Santoro esperto attore di teatro.

 

 

L'oro di Napoli

dai racconti di Giuseppe Marotta

adattamento teatrale di Gianfelice Imparato e Armando Pugliese

regia Armando Pugliese

musiche di scena di Nicola Piovani

con Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri

e con Gianni Cannavacciuolo, Antonella Cioli, Giuseppe De Rosa, Loredana Giordano, Renato Giordano, Antonio Milo, Lello Radice, Giovanni Rienzo, Luigi e Davide Santoro, Valerio Santoro

scene Andrea Taddei

costumi Silvia Polidori

luci Valerio Tiberi

 

Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 7 maggio 2010)


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