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Cuba. Tre italiani a giudizio per il delitto di Bayamo
Lillian Ramírez Espinosa, la bambina di 12 anni morta a Bayamo nel 2010
Lillian Ramírez Espinosa, la bambina di 12 anni morta a Bayamo nel 2010 
19 Settembre 2011
 

Il tribunale ha fissato la data del 26 settembre

Processo lampo a porte chiuse

 

 

Il processo a carico di un gruppo di cubani e di tre italiani implicato nel caso della morte di una minorenne a Bayamo, Oriente di Cuba, comincerà il prossimo 26 settembre.

Il tribunale ha chiesto pene dai 10 ai 30 anni per 14 persone che sembrerebbero coinvolte nella morte di Lilian Ramírez Espinosa, una bambina di 12 anni. Tra gli accusati ci sono tre italiani, che rischiano pene intorno ai 25 anni a testa. Il giudizio si svolgerà dal 26 al 29 settembre, a porte chiuse. Gli atti dell’accusa sono un fascicolo composto da 19 pagine, depositato il 19 giugno davanti al Tribunale della provincia di Granma. Il documento cita come responsabili diretti per la morte della minorenne tre italiani: Luigi Sartorio, Simone Pini e Angelo Malavasi, oltre ai cittadini cubani: Vicel Ramos Cedeño, Leonel Milán Gamboa, Yoel Rafael Sánchez Ramírez, Iliana Victoria Muñoz Yero, Yaina Cosett Pardo Muñoz e Yanet Casate Pérez, tutti residenti a Bayamo.

Luigi Sartorio rischia meno di tutti, perché deve rispondere solo per corruzione di minori, ma in ogni caso la pena prevista dal codice cubano è consistente. Tramite il consulente Fabrizio Padrin, Sartorio ha riferito che in caso di condanna organizzerà una campagna stampa per mettere in guardia gli italiani sui rischi che si corrono durante una vacanza cubana. L’argomento vede molto sensibile il governo dell’isola, che vede il turismo italiano come una voce importante per dare ossigeno alle asfittiche entrate. Gli altri due italiani coinvolti, Simone Pini e Angelo Malavasi, devono rispondere di omicidio e corruzione di minori. Entrambi assicurano - e possono provarlo - che non si trovavano sull’isola quando si è verificato il delitto. Il giudizio avrà luogo alla presenza soltanto di due persone per ogni accusato. Gli avvocati designati per rappresentare i cittadini italiani si sono trovati davanti molti ostacoli che hanno reso difficile svolgere il loro compito. Non hanno avuto accesso al video che ricostruisce i fatti, ma neppure ai documenti scritti che compongono il fascicolo penale.

Il cadavere della minorenne è stato ritrovato alla periferia di Bayamo il 19 maggio del 2010. I medici legali hanno dichiarato che la morte è avvenuta per asfissia, ma la ragazza soffriva di asma e potrebbe aver avuto complicazioni dovute al consumo di alcol.

Tredici imputati sono reclusi dal giugno 2010, tra la prigione provinciale di Las Mangas e altri centri di reclusione della provincia di Granma. A tutti i cittadini cubani sono state confiscate le proprietà, subito dopo l’arresto. Nelle ultime settimane familiari dei cubani detenuti hanno denunciato atti di violenza in carcere ai danni dei loro cari. Nancy Muñoz, madre dell’imputata Yaina Cosett Pardo, ha detto che la figlia ha subito minacce e torture psicologiche. La donna pare aver subito interrogatori violenti, così come sembra che il detenuto Vicel Ramos Cedeño, detto Nano, sia stato percosso ripetutamente per obbligarlo a firmare una dichiarazione di colpevolezza.

Il tribunale ha citato come testimoni 18 persone, tra questi la madre di Lilian, alcune prostitute minorenni che partecipavano a orge con stranieri, i loro genitori, una maestra delle ragazzine, diversi vicini di casa e conoscenti degli accusati.

I cittadini italiani, che hanno potuto parlare con la stampa internazionale, respingono le accuse, sostengono di essere vittime di torture e violenze da parte delle autorità cubane. Sartorio e Pini sono reclusi nel carcere del Combinado del Este, mentre Malavasi si trova a La Condesa, zona sud Avana, dove solitamente vengono internati gli stranieri. Pini ha scritto un lungo documento in carcere, intitolato “Io accuso e pretendo”, nel quale sostiene di essere vittima di un’ingiustizia e assicura che non si trovava a Cuba quando venne commesso il delitto.

 

Gordiano Lupi

 

 

Fonti: Rivista digitale cubana CaféFuerte e il giornalista indipendente Ernesto Morales


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