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Nuove poesie di Félix Luis Viera 
Tradotte in italiano da Gordiano Lupi
07 Marzo 2010
   

Traduco alcuni versi intensi di Felix Luis Viera, poeta e romanziere forbito, una volta onorato anche in patria come uno dei migliori scrittori della sua terra. Viera vive in Messico e riflette nelle sue poesie il dolore di un esiliato, la mestizia e l’accoramento di chi assiste da lontano allo sfacelo della sua patria. La poesia va protetta dai cani cerberi e dai guardiani, da coloro che hanno sempre pronte le celle e le catene. Il poeta non deve avere padroni, perché un poeta libero pesa sul tiranno come una spada di Damocle e può fare molta paura, forse più di un esercito armato. Felix Luis Viera dal suo esilio messicano produce poesia e dolore, versi liberi che perdono sangue come ogni vera opera d’arte. Soffre l’angoscia del domani e del passato, ha perso il buon umore, rifugge il sorriso, mentre i responsabili della sua tristezza si svegliano ridendo. È consapevole che tutti dovranno morire, i poeti eccelsi come i cattivi poeti, ma anche i tiranni che non si sottrarranno al giudizio della storia. La polvere farà giustizia di tutto, ma il poeta non dovrà mai chiedere al tiranno il sangue che gli deve, non dovrà mai mostrare le ferite, le sofferenze quotidiane, il suo dolore. Il vero poeta non dovrà mai chiedere tregua, non dovrà ammainare la bandiera bianca, non dovrà mai smettere di lottare. (Gordiano Lupi)

 

 

ORACIÓN POR UN JOVEN POETA DE PROVINCIA

 

A Arístides Vega Chapú,
Heriberto Hernández Medina,
Joaquín Cabeza de León.

 

Madre poesía, no permitas

que ese humo de estraza lo disloque,

esos hipocuervos miren por sus ojos,

esos festones de terciopelo

hagan sus colores.

No permitas

que esos loros clandestinos

digan sus palabras, ni dejes

que escuchen las suyas.

 

Ampáralo de los cancerberos y guardianes

que tienen la celda y las cadenas listas.

 
Líbralo de los moscardones que esculcan sus papeles.

  
Escóndelo, Madre, debajo del pétalo que Aquellos desconocen.

 

(23 de julio de 1989)

 

 

ORAZIONE PER UN GIOVANE POETA DI PROVINCIA

 

A Arístides Vega Chapú,
Heriberto Hernández Medina,
Joaquín Cabeza de León.

 

Madre poesia, non permettere

che questo fumo di stracci lo distolga,

gli ippogrifi guardino i loro occhi,

i festoni di velluto

risplendano dei loro colori.

 

Non permettere

che certi pappagalli clandestini

dicano le loro parole, non lasciare

che ascoltino le sue.

 

Proteggilo dai cani cerberi e dai guardiani

che hanno sempre pronte celle e catene.


Liberalo dai calabroni che spiano le sue carte.

 

Nascondilo, Madre, sotto quel petalo che Loro non conoscono.

 

(23 luglio 1989)

 

 

PERDIDO, ENTERRADO EN LA FURIA

 

A mi hijo Luis

 

Se me ha perdido el buen humor

se me ha perdido la paz de la mañana, de las tardes.

Mis dientes aborrecen la sonrisa.

Mis noches son amargas, los duendes me asaltan.

Padezco de la angustia de mañana y de pasado.

No quiero ver a nadie, temo verme a mí mismo.

Estoy agrio como un animal entre espejos convexos.

Aborrezco la yerba, la luz, las margaritas.

Me duele mi pasado y todo el pasado como una llaga

que se abre, que se abre.

Se me ha perdido el buen humor,

estoy ácido como la bilis

soy un charco de bilis, me ahogo en bilis.

Me muero como un perro mordiéndose,

me muero y me muero enterrado en la furia.

Y
quien tiene la culpa

amanece riendo.

 

(27 de abril de 1991)

 

 

PERSO, SEPPELLITO IN FRETTA

 

A mio figlio Luis

 

Ho perso il buon umore

ho perso la pace del mattino, delle sere.

I miei denti rifuggono il sorriso.

Le mie notti sono amare, i folletti mi assaltano.

Soffro l’angoscia del domani e del passato.

Non voglio vedere nessuno, temo di vedere me stesso.

Sono acido come un animale tra specchi convessi.

Detesto l’erba, la luce, le margherite.

Mi fa male il mio passato e tutto il passato come una piaga

che si apre, che si apre.

Ho perso il buon umore,

sono acido come la bile

sono una pozza di bile, affogo nella bile.

Muoio come un cane che si morde,

muoio e muoio seppellito in fretta.

E

chi ne ha colpa

si sveglia ridendo.

 

(27 aprile 1991)

 

 

MIENTRAS TANTO

 

A Cintio Vitier

 

Habrán de morir los buenos poetas.

Habrán de morir los poetas excelentes.

Aun los grandiosos, aun

los fundadores de durables escuelas, tendencias, ismos

habrán de morir.

 
Habrán de morir también los poetas a secas

y aun los acusados de malos poetas.

 
Mientras tanto, el polvo espera, teje

la última palabra.

 

(11 de julio de 1992)

 

 

 

 

 

NEL FRATTEMPO

 

A Cintio Vitier

 

Dovranno morire i buoni poeti.

Dovranno morire i poeti eccellenti.

Persino i grandiosi, persino

i fondatori di durevoli scuole, tendenze, sistemi

dovranno morire.

 

Dovranno morire anche i poeti improvvisati

e persino chi è accusato di essere un cattivo poeta.

 

Nel frattempo, la polvere aspetta, tesse

l’ultima parola.

 

(11 luglio 1992)

 

 

NO

 

A Alexis Castañeda

 

No le pidas que cure tus heridas.

No le enseñes el pie que llevas cojo

el aire que te falta, el metal que no tienes,

los bosques que perdiste.

No vayas a pedirle “por favor… no puedo más… mira… mira

este costado por el que me desangro”.

No le enseñes tus ojos vacíos y la estela vacía

ni el dolor de cada día y cada año

que gastaste de balde.

No le pidas la sangre que te debe,

clemencia,
tregua,
bandera blanca.

No.

 

(julio de 1992)

 

 

NO

 

A Alexis Castañeda

 

Non chiedergli di curare le tue ferite.

Non mostrare il piede che zoppica

l’aria che ti manca, il denaro che non possiedi,

i boschi che hai perduto.

Non andare a chiedere “per favore… non posso più… guarda guarda

questo fianco da cui mi dissanguo”.

Non mostrare con i tuoi occhi assenti la stele assente

né il dolore di ogni giorno e di ogni anno

in cui ti sei logorato.

Non gli chiedere il sangue che ti deve,

clemenza,

tregua,

bandiera bianca.

No.

 

(luglio 1992)

 

 

Félix Luis Viera (Santa Clara, 1945). Poeta, scrittore di racconti e romanziere. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Una melodía sin ton ni son bajo la lluvia (Premio David de Poesía de la Uneac, 1976, Ediciones Unión, Cuba), Prefiero los que cantan (1988, Ediciones Unión, Cuba), Cada día muero 24 horas (1990, Editorial Letras Cubanas), Y me han dolido los cuchillos (1991, Editorial Capiro, Cuba), Poemas de amor y de olvido (1994, Editorial Capiro, Cuba) e La que se fue (2008, Red de los Poetas salvajes, México). Ha pubblicato le raccolte di racconti: Las llamas en el cielo (1983, Ediciones Unión, Cuba), En el nombre del hijo (Premio della Critica 1983. Editorial Letras Cubanas. Riedizione 1986) e Precio del amor (1990, Editorial Letras Cubanas). Ha pubblicato i romanzi: Con tu vestido blanco (Premio Nazionale per il Romanzo della UNEAC 1987 e Premio della Critica 1988. Ediciones Unión, Cuba), Serás comunista, pero te quiero (1995, Ediciones Unión, Cuba), Un ciervo herido (Editorial Plaza Mayor, Puerto Rico, 2003) e il romanzo breve Inglaterra Hernández (Ediciones Universidad Veracruzana, 1997. Riedizioni 2002, 2006 e 2008 – prossimamente in uscita per le Edizioni Il Foglio Letterario, Italia). Il suo romanzo più recente, Un ciervo herido - che tratta il tema delle UMAP, eufemisticamente chiamate Unità Militari di Aiuto alla Produzione, ma in realtà campi di lavoro forzato realizzati a Cuba nei primi anni Sessanta - è stato tradotto in italiano con il titolo Il lavoro vi farà uomini e pubblicato da L’Ancora del Mediterraneo. Attualmente vive in Messico ed è cittadino messicano.


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