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Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni
27 Aprile 2006
 

Quota periscopio,

primavera, fredda, fredda!

Striscia,

le scaglie stridono,

contro le pareti dell’uovo,

sempre più sottile…


Il Belpaese è in mezzo al guado, guado vasto e “profondo”, non è un torrente di montagna, sembra piuttosto uno di quei giganteschi fiumi amazzonici dove da una riva non si riesce a vedere l’altra!

Le elezioni sono state fatte, o no?

Tutto era fermo nell'attesa del responso delle urne ma il risultato ha forse bisogno di aruspici e di auguri per fornire qualche risposta, ma gli aruspici e gli auguri non esistono più da tanto tempo…

Chi ha vinto? Il centrosinistra o il centrodestra?

Chi ha perso? Il centrosinistra o il centrodestra?

Oggi, 18 aprile, ci dicono che non si sa ancora.

Ma il potere vaticano ha certamente vinto da eccellente, millenario, giocatore di roulette!

Giocando su tutto il tavolo vince sempre: gioca sul rosso con i vari Zanutelli e gli svariati pacifisti, gioca sul nero con i padri Tam che definiscono il rosario “la nostra mitragliatrice…”, gioca sul vasto spazio politico intermedio con le Turco, i Rutelli, i Mastella, i Casini, i Ferrara, i Pera e via dicendo…

La paura di essere invisi dal Grande Fratello Vaticano fa quaranta… a destra, al centro, a sinistra, ai cattolici, agli ebrei… agli atei devoti!

E, ora, cauti, si guardano attorno, abbastanza rassicurati dopo il trattamento di lusso concesso loro dal governo sedicente liberale in questi 5 anni, dopo il successo con il referendum sulla procreazione assistita ottenuto assecondando l’oggettiva incapacità di cittadinanza di buona parte delle masse, dopo lo scarso successo ottenuto dalla Rosa nel pugno che li aveva veramente, forse per la prima volta, seriamente preoccupati.

Si guardano attorno e cominciano a distendere le spire…

Quale sarà il primo boccone?

Altro denaro, dopo ottopermille, oboli, esenzione dall’ICI (per loro detto e fatto), cinquepermille?

La scuola? Un bel lavoro è stato già fatto dal precedente centrosinistra, dalla signora Moratti con la sua scuola confessionale, privata, e confessionalizzata, pubblica, una scuola che assume, in proporzione, più insegnanti di religione che di matematica (altri 3.000 e passa stanno per entrare in ruolo).

Il divorzio? C’è già l’efficiente Sacra Rota per chi può, che altro volete?

L’aborto? Ma ritorniamo ai bei tempi quando non c’era e non se ne parlava, chi poteva tanto se ne andava all’estero, chi non poteva arricchiva la cronaca nera dei giornali con interessanti e granguignoleschi casi di perforazione dell’utero con aghi per la calza o salutari beveroni al prezzemolo…

E intanto, mentre il loro Quartier Generale, nel cuore della capitale del Belpaese, progetta la futura strategia, le truppe devote ricominciano a muoversi sfruttando tutti gli spazi possibili, che sono tanti visto l’accondiscendenza di chi ha anche solo un briciolo di potere e l’oggettiva difficoltà ad esprimersi da parte di chi non è d’accordo.

Così assistiamo di nuovo alla televisione (che un tempo fu potente mezzo di alfabetizzazione!), il potentissimo mezzo di diseducazione del Belpaese, prodotta in convento, visto gli abiti talari presenti, le telecronache religiose, i servizi quotidiani sulle esternazioni dei sacri vertici, a volte sinceramente alquanto banali, la continua riproposizione propagandistica di un solo pensiero rivestito a seconda di chi ne parla, le sollecitazioni agli “scontri di civiltà”, la richiesta di reciprocità (le moschee nel Belpaese contro le chiese nei paesi mussulmani)…

Così assistiamo ai giornali che praticamente fanno la stessa cosa perché opporsi in modo chiaro e fermo significa forse rischiare…

Chi riesce, con enormi, gigantesche difficoltà, a dire una parola contro questo stato di cose viene subito isolato, definito laicista (orrore, orrore!), arrogante, irrispettoso e chi più ne ha ne metta.

E loro, tranquilli, parlano ed agiscono come se la loro verità fosse l’unica per tutti e, forse, senza accorgersi della loro reale arroganza pretendono che da tutti debba essere accettata e sempre tranquilli ed arroganti si permettono di dire che esistono due culture: la cultura della vita, la loro, e la cultura della morte, quella degli altri, banalizzando criminalmente il percorso realistico e non ideologico seguito con profonda riflessione e profonda sensibilità da tante persone che hanno altre verità, non per questo meno vere.

E così arriviamo a leggere sul Gazetin di aprile (pag. 11) che tale don Angelo Riva, professore di filosofia morale presso il seminario diocesano di Como, dice, all’interno di una serie di enunciazioni relative alla sua verità, che «la cultura della morte si concretizza nella cultura libertaria…»: più arroganza di così… si muore!


Immergersi!

o emergere?


Nemo


 
 
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